Cinisi, “No alla violenza, si alla giustizia”: raccolta fondi in nome di Paolo La Rosa

La famiglia di Paolo La Rosa, il 21enne di Cinisi barbaramente ucciso 5 mesi fa a Terrasini, intende dare vita ad iniziative ed eventi di beneficenza, ma soprattutto all’installazione permanente di un’opera d’arte a Terrasini, in piazza Titi’ Consiglio, con l’unico scopo di sensibilizzare i giovani affinché ciò che è accaduto a Paolo, non ripeta mai più. “No alla violenza, si alla giustizia” è il leit motiv della raccolta fondi lanciata per raggiungere questi obiettivi.  L’idea  è corredata da un vero e proprio sfogo che Francesco La Rosa, zio di Paolo, ha lanciato sui social per cercare di far comprendere il vuoto che la morte del figlio ha lasciato nella sua famiglia.   

“Quanto  vale una vita? – scrive lo zio di Paolo – Vale tutta la speranza e l’attesa per sorreggerla dandogli il meglio che possiamo e abbiamo.Vale la nostra crescita per imparare ad accudirla, per affiancarla ogni istante, ogni giorno, anche con il solo pensiero. Quanto vale quella vita se è la vita di nostro figlio ?– prosegue Francesco La Rosa – Se lo abbiamo alimentato con il nostro fiato, marcato stretto con gli occhi in ogni spostamento, tenendo sempre il cuore in attesa che ritorni da noi..Eppure Paolo non torna più. Il tempo per chi lo ama si è congelato. E’ freddo e immobile come il suo corpo. Un corpo che avrebbe dovuto vedere il sole che sorge per molti altri anni, che avrebbe dovuto abbracciare, parlare,ridere, lavorare e generare altre vite. Un figlio nato sano che non è stato falciato da un incidente. Un figlio con un odore unico, come tutti i figli, che i suoi genitori non possono più sentire perché i capelli non glieli possono baciare più. Non possono più sentirlo ridere nell’altra stanza in una mutilazione continua. Paolo è morto. E’ morto a causa della ferocia barbara di chi non sa quanto vale una vita, di chi ha preteso di decidere della sua vita e della sua morte. Di chi alla vita non ci ha mai creduto e mentre il mondo continua a girare, coloro che lo hanno perso, non potranno mai più vivere come prima. Nè dormire, nè mangiare, nè gioire, nè litigare, nè festeggiare o condividere con lui il loro percorso su questa terra. E’ la morte di un ragazzo, due comunità in lutto, ma come si può rimanere indifferenti? Tutto questo DEVE avere una risonanza sociale – prosegue Francesco La Rosa –  Non si può pensare solo “povero ragazzo”. Una frase come: “è sempre successo..” è un FALLIMENTO sociale. Questa famiglia si da forza per lui, cerca di guadagnarsi il pane onestamente, di sopportare perfino le angherie di chi dice che stanno esagerando, perché lui, Paolo, i suoi, persi, non avrebbe voluto vederli mai. Ecco perchè vanno avanti.Ora noi siamo tutti responsabili della percezione del valore della vita che hanno i nostri figli. Sopire la storia di Paolo, dimenticarla, anche solo un istante, nel rapporto con loro, o non assicurargli la giustizia, nel limite lecito delle possibilità di ognuno, significa rimbalzare questa responsabilità, esserne in minima parte complici. La folla che gridava davanti alla caserma dov’è? – si chiede ancora lo zio di Paolo La Rosa.  Rimane solo il silenzio di una mancanza insostituibile. La giustizia per Paolo non solo deve essere un fatto legale, ma deve tradursi in un cambiamento di prospettiva nell’educare i figli al rispetto della vita. Paolo poteva essere il figlio di chiunque e DEVE ESSERE il figlio di tutti. Ciò che è capitato a lui, lo dovremmo sentire indelebile sulla pelle come un tatuaggio per ricordare che LA VIOLENZA NON È ACCETTABILE IN NESSUNA SOCIETA’ CIVILE, che va repressa in maniera esemplare per il bene di tutti quanti. NON DIMENTICATE Mai. NON DIMENTICATE PAOLO E IL DOLORE – conclude Francesco La Rosa – CHE UN GESTO È RIUSCITO A CAUSARE PER SEMPRE”.

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