Terrasini, assegnati al Comune 15 immobili confiscati alla mafia

Quindici immobili per un valore di quasi 900 mila euro. A tanto ammonta il patrimonio confiscato al boss Salvatore D’Anna. L’Agenzia nazionale per i beni confiscati si appresta al passaggio di consegne dopo la conferenza dei servizi con il Comune di Terrasini. Si tratta di case e terreni provenienti dal patrimonio dell’uomo indicato come il capomafia della cittadina marinara. Classe 1960, è attualmente detenuto. La magistratura gli ha sottratto beni per i quali non è riuscito a dimostrare la provenienza lecita. Sono perlopiù terreni, ma, fra gli immobili figura anche la villa costruita sulla scogliera di San Cataldo, al confine tra il territorio di Terrasini e Trappeto. Per questa struttura, l’Agenzia ha fatto una stima di 300 mila euro. In questa zona, che vede tutto il Golfo di Castellammare, il comune intende realizzare un parco costiero extraurbano per la protezione della roccia e della macchia mediterranea. La confisca, infatti, riguarda non solo la casa, ma anche alcuni terreni vicini. Tra le proprietà di maggiore valore c’è anche un vasto appezzamento, un fabbricato rurale e un ippodromo valutati circa 430 mila euro. In questo caso, in contrada Paterna, l’amministrazione terrasinese realizzerà un parco agricolo e metterà a frutto l’impianto sportivo. Sempre in questa porzione di territorio, poi, lo Stato ha preso possesso di terreni per circa 23 mila euro che dovrebbero servire da vivaio comunale. Vicino al centro urbano, lungo la statale 113, in contrada Piano, invece, c’è un terreno agricolo che si pensa di destinare al cosiddetto “housing sociale”. Poco distante sono gli 84 mila euro di terreni che dovrebbero accogliere il centro comunale di rifiuti. E, in questa direzione, è andato anche il consiglio comunale che all’unanimità ha votato una mozione per il trasferimento della sede attuale del centro rifiuti. Dunque, è questo l’elenco dei beni per i quali il Comune ha dichiarato la manifestazione d’interesse all’Agenzia e, soprattutto, ha specificato cosa intende farne. La delibera non riporta particolari motivazioni in un atto che diventa la meccanica risposta alla richiesta dell’Agenzia che aveva messo a disposizione il patrimonio. Il capitale confiscato era appartenuto al figlio di Girolamo D’Anna, l’anziano boss, imparentato con i Badalamenti, che come raccontano le cronache, nella seconda guerra di mafia riuscì ad evitare il piombo dei Corleonesi, staccandosi dalla famiglia di Cinisi. Salvatore D’Anna incappò nell’operazione “Addio pizzo 5” nel 2010. L’anno corso è stato condannato a 12 anni di reclusione.

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