Operazione Cemento del Golfo, trovato “pizzino” nella cella dell’alcamese Vincenzo Artale

Un pizzino dimostrerebbe che il bosso mafioso di Castellammare del Golfo, Mariano Saracino, anche se finito in cella, abbia continuato a detenere il potere di Cosa Nostra.
Si tratta di un fazzoletto di carta usato, intercettato dalla polizia penitenziaria nella cella dell’imprenditore Vincenzo Artale, in cui Saracino avrebbe scritto delle indicazioni all’ex esponente dell’associazione antiracket alcamese, su come comportarsi all’interrogatorio.
L’episodio risale a quasi un anno fa, ma è emerso solo adesso, nel corso del processo in corso a Trapani, contro gli imputati finiti in manette nell’operazione Cemento del Golfo condotta dai carabinieri nel marzo 2016.
Ieri avrebbe dovuto avere luogo l’udienza, ma è saltata a causa dello sciopero degli avvocati. Pertanto è stata rinviata al prossimo 4 maggio.
Il presidente del Tribunale di Trapani, nel rigettare la richiesta degli avvocati del boss Mariano Saracino, i quali avevano avanzato richiesta di revoca del divieto d’incontro ordinato tra il loro assistito e altri due imputati nello stesso procedimento giudiziario, Vito e Martino Badalucco, ha pure fatto riferimento al parere negativo espresso dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo che, ha verbalizzato il caso del “pizzino” scoperto dalla Polizia Penitenziaria nella cella di Artale.
Sul caso vi sono ancora indagini in corso anche per scoprire chi potrebbe aver fatto da postino, all’interno della casa circondariale.
La vicenda, sembra dimostrare il forte legame che avrebbe unito il boss Mariano Saracino e l’imprenditore Vincenzo Artale, ex socio dell’associazione antiracket di Alcamo che, avrebbe operato con il supporto degli ambienti mafiosi locali.
Sebbene nel 2006, Artale, denunciò per estorsione alcuni mafiosi, facendoli arrestare, dall’inchiesta Cemento del Golfo è emerso che, lo stesso imprenditore, nel frattempo, sarebbe entrato in affari con Cosa Nostra. A favorire la sua azienda nelle forniture di cemento alle ditte impegnate in opere pubbliche e private nel territorio di Castellammare del Golfo, sarebbe stato il clan guidato dal boss Saracino, di cui Vincenzo Artale sarebbe diventato uomo di riferimento.

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