Nuovo Mandamento, in appello stralciata la posizione dell’ex sindaco di Montelepre Giacomo Tinervia

L’assoluzione dell’ex sindaco di Montelepre, Giacomo Tinervia, rimasto coinvolto nel blitz antimafia Nuovo Mandamento che nell’aprile del 2013 portò in carcere 61 persone, non è divenuta definitiva nel processo di appello, celebrato martedì scorso contro i 40 imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato, ma è solo stata stralciata.

Tinervia era accusato di concorso in estorsione e concussione, ma in primo grado non ha retto, al vaglio del gup Gioacchino Scaduto, l’ipotesi che avesse chiesto soldi ad un imprenditore, nel frattempo deceduto, che stava ristrutturando la palestra del paese. Tant’è che venne assolto. Ma i Pm Sergio De Montis e Francesco Del Bene impugnarono il verdetto e presentarono ricorso. Nel processo di appello, i pg Domenico Gozzo e Giuseppe Fici, hanno chiesto per Tinervia una condanna a 10 anni, ma i giudici di secondo grado, prima di decidere la nuova sentenza, avrebbero ritenuto necessario ascoltare i testimoni di uno dei due episodi contestati all’imputato. Le audizioni sono state disposte per l’ex autista di Giacomo Tinervia, un ex assessore della sua Giunta e Giuseppe Lombardo, nipote dell’ex autista e, a sua volta, imputato nel primo grado del processo in corso con il rito ordinario relativo allo stessa operazione antimafia. Giacomo Tinervia, nel 2013 venne arrestato e dopo un breve periodo di detenzione trascorsa prima in carcere, poi ai domiciliari, tornò a piede libero in attesa di giudizio. In primo grado è stato assolto. Adesso si attende la sentenza della Corte d’Appello che con l’audizione dei testimoni impiegherà altro tempo.

Intanto, il boss Antonino Sciortino, allevatore di 54 anni di Camporeale, è stato arrestato a casa, subito dopo che la Corte d’appello lo ha condannato a 18 anni di carcere, ribaltando l’assoluzione di primo grado. Stessa sorte per Sergio Damiani, 46 anni di Monreale, a cui sono stati inflitti undici anni. Per loro la Corte di appello ha stabilito l’arresto immediato per scongiurare il pericolo di fuga.
La Procura generale era stata pronta a chiedere la misura cautelare e il collegio presieduto da Biagio Insacco, a Latere Antonella Pappalardo ha ripristinato i provvedimenti restrittivi a quasi due anni dalla sentenza con cui il gup Gioacchino Scaduto, il 19 dicembre del 2014, aveva assolto entrambi gli imputati.
40 persone alla sbarra, 30 condannati con oltre 250 anni anni di carcere complessivamente inflitti, 9 assolti e una posizione stralciata, sono i numeri del Processo d’appello con il rito abbreviato che si è appena concluso sulla mafia di Partinico, San Giuseppe Jato, Camporeale, Montelepre, Altofonte, Borgetto e Giardinello.

Nell’elenco degli imputati c’è anche il nome di Salvatore Lombardo, classe 1969, latitante. Avrebbe fatto parte della famiglia mafiosa di Montelepre con un compito delicato: tenere i rapporti fra i boss americani e quelli siciliani. In Italia risulta fuggitivo, ma essendo dotato di passaporto americano, negli States è un uomo libero.

Sciortino era il personaggio chiave delle indagini, poiché considerato l’artefice di un progetto di unificazione del mandamento.
I nuovi assolti rispetto al primo grado di giudizio sono Vincenzo Mulè e Demetrio Schirò. Confermate inoltre le assoluzioni di Santo Abbate, Francesco Abbate, Vincenzo Cucchiara, Giacomo Maniaci, Antonio Badagliacca, Davide Buffa e Francesco Sorrentino.

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