Il pentito di Carini Nino Pipitone svela i retroscena dei delitti Spatola, Failla e Mazzamuto

Rappresentava un ostacolo alla scalata al potere di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, poiché considerato troppo vicino al capomafia di Pagliarelli Nino Rotolo che, in quegli anni, voleva eliminare i boss di Tommaso Natale.

Ragion per cui, padre e figlio, avrebbero pianificato la morte di Lino Spatola. E’ quanto avrebbe rivelato il pentito di Carini Nino Pipitone, confermando la ricostruzione già fornita a suo tempo, ai magistrati, da un altro collaboratore di giustizia, il suo compaesano Gaspare Pulizzi.

Spatola, 72 anni, era un boss legato ai vecchi padrini di Cosa nostra. L’11 gennaio del 2006 uscì da casa convinto che lo avessero convocato per un summit di mafia. Non voleva presentarsi a mani vuote. Coniglio e whisky gli erano sembrati il giusto presente per i capimafia che avevano richiesto di vederlo. A strangolarlo sarebbe stato Sandro Lo Piccolo.

Prima di lui un innocente perse la vita. Giuseppe D’Angelo fu crivellato di colpi mentre era seduto davanti a un negozio di Frutta e Verdura a Sferracavallo. Lo avevano scambiato per l’anziano capomafia.

Gaspare Pulizzi avrebbe invece ricevuto l’incarico di seppellire il cadavere di Lino Spatola nel fondo Pottino, a Villagrazia di Carini.

Le ricerche dei carabinieri del Reparto Operativo, disposte dal procuratore aggiunto Vittorio Teresi, dei sostituti Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia, Amelia Luise e Annamaria Picozzi, sono iniziate già da qualche giorno, in gran segreto.

Gli investigatori stanno scavando nella zona di Carini pure per individuare i resti di altri mafiosi, ed in particolare quelli di Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto, sotterrati a bordo di una fiat Uno.

Con quell’auto, Failla e Mazzamuto erano andati al loro ultimo appuntamento, 17 anni fa. Era un tranello. I Lo Piccolo li sospettavano di alto tradimento, li ritenevano colpevoli della scomparsa di un loro parente, Luigi Mannino, ucciso nell’aprile 1999. Bastò un sospetto per decidere la condanna a morte. E fu eseguita con celerità, appena una settimana dopo il delitto Mannino. Non ci fu neanche tempo di organizzarsi. E quando si pose il problema di cosa fare con l’auto delle vittime, per sviare le indagini, si decise di sotterrare anche la vettura.

Il pentito Nino Pipitone dice che Failla e Mazzamuto sono nel portabagagli di quella Fiat Uno sotterrata con l’aiuto di una pala meccanica; i boss di Carini ne avevano diverse a disposizione grazie ai soliti imprenditori complici. Dopo un sommario interrogatorio, i due uomini furono giustiziati. Failla con un colpo di pistola alla testa, mentre Mazzamuto fu strangolato.

Pipitone parla di sei omicidi commessi dal gruppo dei Lo Piccolo. Le sue dichiarazioni stanno facendo tremare coloro che parteciparono ai delitti. Le rivelazioni di un solo pentito, ad oggi, non sono state sufficienti per fare scattare le condanne.

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