Castellammare. L’ex assessore Motisi: “la mia famiglia non meritava questo tormento”

“La mia famiglia non meritava di essere protagonista di questo tormento. Spiegare ai miei figli il motivo per cui, il mio nome compariva accanto a quello di mio zio, non è
stato semplice. Ancor più lacerante, vedere lo smarrimento nei loro occhi, nel riferirmi come i loro amichetti chiedessero il motivo per il quale la mia foto campeggiava sulle pagine dei giornali.”

Affida le sue considerazioni ad una lettera aperta, Giuseppe Motisi, funzionario del genio civile e per pochi giorni assessore comunale a Castellammare del Golfo in quota “Articolo 4”, che ha lasciato l’incarico non appena erano circolate le notizie sulla sua parentela con il boss Gioacchino Calabrò.
«La mia “colpa”è avere uno zio detenuto all’ergastolo. Non è importato a nessuno, sapere che quando mio zio venne arrestato per la prima volta nel 1985, io avessi solo diciotto anni, e stavo per ultimare il mio percorso scolastico. Di solito, gli esami per il diploma si ricordano per la spensieratezza della giovine età. Io ricordo, quei momenti, con grande sofferenza e sgomento. Sono un tecnico, non sono un politico attaccato ad una poltrona. Non avevo alcuna necessità di garantirmi una posizione con la “conquista” di un assessorato. Pensavo che le mie capacità tecniche potessero essere sfruttate per il bene della Comunità a cui appartengo. Non ho motivi di astio nei confronti di chi ha ritenuto che non fosse opportuno affidare l’incarico “al nipote di un boss mafioso”. Arrivo financo a comprenderne il senso. Ciò che mi permetto di discutere, però- prosegue Motisi – è la “cultura del sospetto” che ha alimentato gli interventi di stampa in questi giorni. Resto convinto sulla buona fede di coloro che hanno scritto rappresentando i propri convincimenti in ordine al fatto che non potessi essere un buon Assessore, solo perché parente di. Di certo, però, in questo modo, inevitabilmente, mi si è impedito di poter dimostrare con i fatti, la mia lontananza a certe logiche, appartenenze ed implicazioni. Mi si è giudicato, senza mettermi alla prova. Ne esco dispiaciuto, poiché ritengo di essere parte di quella Società civile che deve essere valutata per le azioni che compie, piuttosto che per i legami parentali che ha.” Motisi infine si dice deluso dal fatto che il Sindaco Coppola non ha difeso la sua scelta politica con l’impegno e la forza che il caso meritava.

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