Mega frode ai danni dell’Enel, due arresti ad Isola delle Femmine

Ci sono anche due persone residenti ad Isola delle Femmine, fra gli arresti eseguiti dalla Guardia di Finanza che ha scoperto una mega frode nei confronti dell’Enel. Si tratta di Anna Giammarinaro e Carmela Regina, originarie del trapanese ma che di fatto vivevano nella cittadina alle porte di Palermo. In manette è finita pure Veronica Rosa nativa di Abbiategrasso ma da qualche tempo stabilmente a Tenerife insieme al marito e capo della banda. Nei giorni scorsi erano stati arrestati Nicolò Regina e Alessandro Ingarra, il primo originario di Castelvetrano e il secondo di Vigevano, sarebbero le menti della banda che agiva tra la Sicilia e la Lombardia, organizzando truffe nel settore delle forniture di energia elettrica. Ci sono cascati in 150 e il valore complessivo del raggiro si attesta sui 2 milioni di euro.
Le tre donne, invece erano parte attiva dell’organizzazione e si occupavano, sotto la direzione di Nicolò Regina, della gestione degli affari illeciti dell’organizzazione. Dall’isola delle Canarie, infatti, venivano impartite le disposizioni agli altri membri del clan: la Giammarinaro, in particolare, era deputata alla gestione dei conti correnti e delle transazioni bancarie, mentre Carmela Regina teneva i contatti con i clienti, occupandosi di riscuotere i pagamenti (spesso in contanti), e di interagire con l’Enel per volturare i contatori morosi prima del distacco dell’energia. Veronica Rosa, aveva il compito di gestire da Tenerife la fatturazione delle finte bollette, che compilava e trasmetteva agli altri sodali deputati ad interloquire con i clienti della banda.

L’operazione delle “Fiamme Gialle” di Palermo, che ha portato finora all’arresto di cinque persone, è partita da una denuncia presentata agli investigatori, lo scorso anno, da Enel Servizio Elettrico.

Si presentavano come rappresentanti siciliani di una società tedesca e riuscivano a convincere i clienti sull’imbattibilità delle loro tariffe. A molti titolari di bar, ristoranti, negozi, officine artigiane veniva garantito un risparmio fino al 30% sulla bolletta. Risparmi fantasma così come la società.

Il meccanismo truffaldino, basato su un articolato sistema di volture, ha consentito al sodalizio criminale di mantenere in funzione i contatori che continuavano ad erogare energia, nonostante l’Enel non ricevesse nemmeno un euro.

 

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