Omicidio Concetta, lettera di minacce per il marito accusato del delitto

di Leandro Salvia

“Se non dici la verità, ci saranno conseguenze per la tua famiglia”. E’ il contenuto della lettera anonima inviata nei giorni scorsi a Salvatore Maniscalco, il trentanovenne di San Giuseppe Jato, accusato di aver ucciso la moglie, Concetta Conigliaro.

“Il mio assistito – racconta il legale Salvatore Ferrante – ha sporto una denuncia contro ignoti. L’ho trovato turbato e da cinque giorni non tocca cibo. Maniscalco, che non sa leggere, ha appreso il contenuto della missiva da un compagno di cella”. Della lettera anonima aveva dato notizia il Giornale di Sicilia venerdì scorso. L’invito anonimo a raccontare la verità sembrerebbe connesso con le recenti dichiarazioni rese da Maniscalco davanti al Pm. Il presunto uxoricida ha ammesso, infatti, di aver ucciso la moglie, ma per un incidente.

La donna ventisettenne sarebbe morta lo scorso 9 aprile in seguito ad una caduta causata da una spinta. I litigi fra i due coniugi separati erano frequenti, così come testimoniano le numerose denunce cha raccontano reciproche violenze fisiche.

Maniscalco racconta di aver telefonato al cugino Antonino Caltagirone.

Nella ricostruzione fornita dal presunto uxoricida, sarebbe stato quest’ultimo a distruggere il cadavere. Caltagirone, di professione raccoglitore di ferro, sarebbe stato notato da quattro testimoni mentre eseguiva uno sgombero di materiali edili insieme a Maniscalco. E dall’abitazione di via Crispi avrebbero portato via anche un grosso fusto metallico, simile quello dentro cui sono state ritrovate, il 7 giungo, le ossa della ventisettenne. Le dichiarazioni del trentanovenne scagionerebbero invece il settantunenne Vincenzo Caltagirone, attualmente ai domiciliari.

Dopo la scomparsa del 9 aprile, in tanti pensarono che Concetta si fosse allontanata volontariamente. La giovane aveva, infatti, intrapreso nuove relazioni sentimentali. Il 13 aprile al telefonino di una della sorelle, arriva anche un messaggio inviato dalla sua scheda Sim. Dice di “non cercarla”. Le indagini dei carabinieri hanno però svelato che ad inviare l’sms era stato il telefonino di Maniscalco, su cui era stata installata la scheda della moglie. Sei giorni dopo, per inscenare una partenza, viene fatta ritrovare la borsa di Concetta alla stazione centrale di Palermo. E poi c’è il macabro ritrovamento fatto il 31 maggio in via Mazzini, dinanzi l’abitazione di Giovanna Lo Biondo, mamma di Concetta: un giubbotto rosso con dentro piccole ossa bruciacchiate. Ma non è ancora chiaro chi lo abbia lasciato.

 

 

 

 

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