VIDEO La Dia sequestra 450 milioni di beni all’imprenditore palermitano Calcedonio Di Giovanni

Beni per 450 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Trapani all’imprenditore palermitano Calcedonio Di Giovanni, di 75 anni. Sotto sigillo 547 appartamenti del villaggio turistico Kartibubbo di Campobello di Mazara, 20 società operanti nel settore immobiliare ed i relativi compendi aziendali; 12 veicoli e vari conti correnti depositi bancari. La misura di prevenzione proposta dal direttore della Dia, Arturo De Felice, è stata applicata dal Tribunale di Trapani perché secondo l’accusa, Di Giovanni sarebbe legato in affari con le famiglie mafiose del mandamento di Mazara del Vallo. Per gli inquirenti “gli stretti legami con i vertici di cosa nostra ed il collegamento con noti esponenti dediti al riciclaggio internazionale, hanno permesso all’imprenditore di realizzare il suo ingente patrimonio immobiliare, oggi sequestrato”. Tra i beni vi sono anche un centinaio di case nel villaggio vacanze Kartibubbo a Campobello di Mazara. Ed è a Kartibubbo che, secondo l’accusa, sarebbe emerso “il collegamento di Di Giovanni con uno dei principali artefici del riciclaggio internazionale: il terrasinese Vito Roberto Palazzolo”. La figura di Calcedonio Di Giovanni, infatti, viene a galla da acquisizioni processuali dalle quali si rileva che, pur non essendo un affiliato a cosa nostra, non abbia mai disdegnato di entrare in rapporti di affari con le imprese mafiose, di assicurare alle cosche l’ottenimento di lauti guadagni e di fungere da anello di collegamento con il mondo economico per l’investimento dei profitti e per l’intestazione dei beni. Si può definire un imprenditore spregiudicato la cui parabola imprenditoriale, esplosa negli anni settanta, si è indissolubilmente intrecciata con i destini delle “famiglie” mafiose del “mandamento” di Mazara del Vallo, uno dei più attivi dell’intera organizzazione criminale, bisognosa di reinvestire in attività lecite i proventi derivanti da quelle illecite. Una attenta ricostruzione della storia meno recente della mafia mazarese, dei suoi legami con i vertici di cosa nostra e della camorra napoletana, viene fuori che Calcedonio Di Giovanni, originario di Monreale, giovane ed insospettabile parente di Calcedonio Bruno, spietato killer a servizio del capo mafia mazarese Mariano Agate, rilevava da Vito Roberto Palazzolo, con un notevole esborso finanziario, un enorme complesso edilizio, a destinazione turistica, in fase di realizzazione sul litorale di Campobello di Mazara, nel quale erano stati investiti notevoli capitali provento del traffico di droga e contrabbando di sigarette gestiti da “cosa nostra” trapanese e palermitana. Più collaboratori di giustizia hanno dichiarato che Calcedonio Di Giovanni era portatore degli interessi delle cosche mafiose siciliane, evidenziando anche i suoi collegamenti con il noto commercialista Giuseppe Mandalari e la massoneria non ortodossa .L’immenso ed incontrollabile patrimonio immobiliare realizzato dallo stesso, con risorse di ignota provenienza, avrebbe inoltre ospitato, in diverse occasioni, pregiudicati mafiosi latitanti. Negli anni più recenti, attraverso artificiosi meccanismi fraudolenti, l’imprenditore palermitano avrebbe avuto accesso a rilevantissimi finanziamenti pubblici, coinvolgendo nei propri progetti anche interessi della mafia di Castelvetrano , ed in particolare quelli di Filippo Guttadauro, fratello del capo mafia palermitano Giuseppe Guttadauro e cognato del boss latitante Matteo Messina Denaro.

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