Università di Palermo. “Esami falsi”: otto condanne, un’assoluzione, 15 rinvii a giudizio

Otto condanne, sei delle quali col patteggiamento, quindici rinvii a giudizio e una sola assoluzione. Sono i numeri dell’udienza preliminare sullo scandalo degli esami “comprati” all’Università di Palermo.
Paola Cardella, impiegata dell’Ateneo oggi in pensione, è stata condannata a cinque anni. Per lo studente Alessio Mattina è caduta l’accusa che riguardava due esami, ma non quello di “Ragioneria generale applicata” ed è arrivata la condanna a un anno. Assolta, invece, Claudia Vitello.
Sono stati invece rinviati a giudizio con il rito ordinario: Rosalba Volpicelli, Ignazio Giulietto, (entrambi ex dipendenti dell’Ateneo) e gli studenti Giuseppe Gennuso, Giuseppe Ciciliato, Andrea Tomasello, Caterina Guddo, Riccardo Della Vecchia, Alexandra Nonopolou, Carlo Gaglio, Giuseppe Capodici, Francesca Pizzo, Ilenia Messina, Walter Graziani, Paolo Coviello e Nunzio Fiorello. Il processo inizierà il prossimo 6 ottobre.
L’Università, parte offesa, si è costituita parte civile tramite il rettore Roberto Lagalla. Hanno patteggiato pene comprese fra sette mesi e due anni Francesco Giaconia, Marilena Tusa, Francesco Pirrone, Davide Di Salvo, Giuseppe Lo Buono, Gioacchino Maria Di Franco.
Secondo l’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore Amelia Luise, bastava pagare e nel piano di studi spuntavano esami mai sostenuti. Non c’era bisogno di presentarsi davanti ai professori della facoltà di Economia e Commercio, Architettura e Ingegneria. Fino a quando gli agenti della sezione Reati contro la pubblica amministrazione della Squadra mobile non hanno messo il naso nei segreti dell’Ateneo. Un avviso di garanzia era stato notificato anche ad Alessandro Alfano, fratello di Angelino, leader del Nuovo centro destra ma i suoi suoi esami sono risultati regolari come quelli di Alberto Curzi, Riccardo Lo Giudice, Felice Ferraro, Alessio Signorelli, Simona Viola, Sabrina Tonolini, Serena Lo Cicero e Alessandra Gattina. Per loro c’è una richiesta di archiviazione.
L’inchiesta prese le mosse dalla denuncia di un impiegata licenziata a seguito dell’indagine, che raccontò ai poliziotti di essere stata avvicinata e minacciata da alcuni universitari. Davanti ai pubblici ministeri Sergio Demontis e Amelia Luise, coordinati dall’aggiunto Leonardo Agueci, poi arrivarono le ammissioni di alcuni studenti. Sulla vicenda interviene il rettore Roberto La Galla che dichiara: “L’indagine arriva al termine dell’inchiesta che l’Università di Palermo ha innescato, segnalando alla Procura le irregolarità riscontrate in alcune carriere degli studenti.”

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