Processo Nuovo mandamento, in 56 scelgono il rito abbreviato. Ammesse le parti civili

PALERMO – Una raffica di arresti azzerò i clan mafiosi, svelando i piani di Cosa nostra in una grossa fetta della provincia di Palermo. Tra aprile e ottobre del 2013 finirono in carcere 61 persone. La stragrande maggioranza degli imputati – sono 56 – ha scelto di essere processate con il rito abbreviato. Per quattro di loro, invece, che hanno scelto il rito ordinario, il rinvio a giudizio si deciderà nei prossimi giorni. Si tratta di Giuseppe Lucido Libranti, Giuseppe Lombardo e Giuseppe Antonio Vassallo. A loro viene contestato il reato di omicidio. Processo ordinario anche per il rumeno Valica Buzila, accusato di favoreggiamento. Salvatore De Simone, dipendente del Comune di Montelepere, ha chiesto di patteggiare. Risponde di estorsione e concussione assieme all’ex sindaco di Montelepre, Giacomo Tinervia. Avrebbero chiesto soldi ad un imprenditore che stava ristrutturando la palestra del paese.

Tutti gli altri saranno giudicati con il rito alternativo che, in caso di condanna, prevede lo sconto di un terzo della pena. Ecco tutti i nomi dei coinvolti nell’inchiesta coordinata dai pubblici ministeri Francesco Del Bene, Sergio Demontis e Daniele Paci: Antonino Sciortino, Salvatore Mulè, Giuseppe Speciale, Francesco Lo Cascio (anche lui è imputato di omicidio), Giuseppe Lo Voi, Giuseppe Marfia, Francesco Matranga, Giuseppe Micalizzi (è diventato collaboratore di giustizia ndr), Francesco Vassallo, Salvatore Tocco, Vincenzo Madonia, Christian Madonia, Antonio Badagliacca, Davide Buffa, Francesco Sorrentino, Salvatore Romano, Santo Porpora, Domenico Billeci, Carmelo La Ciura, Onofrio Buzzetta, Vincenzo La Corte, Ignazio Grimaudo, Giovanni Rusticano, Salvatore Lombardo, Giacomo Maniaci, Giuseppe Abbate, Antonino Giambrone, Angelo Cangialosi, Giacomo Tinervia, Sergio Damiani, Calogero Caruso, Antonino Lombardo, Santo Abbate, Francesco Abbate, Vincenzo Giuseppe Cucchiara, Vito Donato, Salvatore Prestigiacomo, Raimondo Liotta, Rosario Parrino, Giovanni Longo, Sebastiano Bussa, Francesco Gallo, Giovanni Gerardo Ramacca, Giovanni Battaglia, Vincenzo Battaglia, Giovanni Cannella, Baldassarre Di Maggio, Pietro Ficarrotta, Gaspare Lo Cascio, Salvatore Voi, Giuseppe Mulè, Vincenzo Mulè, Antonino Parrino, Demetrio Schirò, Sebastiano Spica.

Dalle indagini dei carabinieri del gruppo di Monreale venne fuori che i clan mafiosi avevano creato un organismo gerarchicamente superiore con l’obiettivo di coordinare le attività dei due mandamenti. Il ruolo chiave di supervisore sarebbe stato affidato ad Antonino Sciortino, originario di Camporeale. Ufficialmente faceva l’allevatore. Scarcerato nel 2011, dopo avere scontato una condanna a dodici anni, avrebbe preso il bastone del comando. Sarebbe stato lui a raccogliere le istanze che arrivavano dal territorio. E in particolare da Giuseppe Speciale e Salvatore Mulè che, secondo gli investigatori, reggevano le sorti rispettivamente dei mandamenti di San Giuseppe Jato e Partinico.

Riscontri alle indagini sono arrivate da Micalizzi, 41 anni. Faceva parte della manovalanza della cosca mafiosa di Monreale, ma ha deciso di pentirsi. Si è trovato coinvolto in un omicidio, ha capito di essere stato usato dal clan e soprattutto che rischiava l’ergastolo. La vittima è Giuseppe Billitteri. Un caso di lupara bianca, il suo, nell’ambito della lotta per il potere.

Nell’elenco degli imputati c’è anche il nome di Salvatore Lombardo, classe 1969, latitante. Avrebbe fatto parte della famiglia mafiosa di Montelepre con un compito delicato: tenere i rapporti fra i boss americani e quelli siciliani. Negli Stati Uniti non basta la “generica” accusa di associazione mafiosa per arrestare una persona. E’ necessaria la contestazione dei cosiddetti “reati fine” cioè di reati specifici che vengono commessi in nome e per conto di Cosa nostra. E Lombardo, dotato di passaporto americano, negli States è un uomo libero.

Nella seduta odierna il Gip Gioacchino Scaduto si è pronunciato circa l’ammissibilità della costituzione di parte civile, escludendo diversi enti che ne avevano fatto richiesta. Tra questi, il Comune di Palermo, a proposito del quale, secondo il magistrato, non sarebbe rilevante il collegamento con i fatti in questione.

Nella seduta odierna il Gip Gioacchino Scaduto si è pronunciato circa l’ammissibilità della costituzione di parte civile, escludendo diversi enti che ne avevano fatto richiesta. Tra questi, il Comune di Palermo, a proposito del quale, secondo il magistrato, non sarebbe rilevante il collegamento con i fatti in questione.
Amessi, pure, Toti e Ninni Gullo, in qualità di danneggiati dagli episodi oggetti del processo.

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