Montelepre, decreto nomina commissione straordinaria

Testo integrale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel comune di Montelepre (Palermo) gli organi
elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del
6 e 7 giugno 2009;
Visto il decreto, in data 12 luglio 2013, con il quale il
presidente della Regione siciliana, ai sensi delle vigenti
disposizioni regionali, ha nominato un commissario straordinario per
la gestione dell’ente, in sostituzione e con le funzioni del
consiglio comunale, del sindaco e della giunta municipale;
Considerato che dall’esito di approfonditi accertamenti sono emerse
forme di ingerenza della criminalita’ organizzata, che hanno esposto
l’amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon
andamento e l’imparzialita’ dell’attivita’ comunale;
Rilevato, altresi’, che la permeabilita’ dell’ente ai
condizionamenti esterni della criminalita’ organizzata ha arrecato
grave pregiudizio per gli interessi della collettivita’ e ha
determinato la perdita di credibilita’ dell’istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave
inquinamento e deterioramento dell’amministrazione comunale, si rende
necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e
disporre il conseguente commissariamento dell’ente locale, per
rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l’interesse
pubblico e per assicurare il risanamento dell’ente locale;
Visto l’art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Ritenuto, inoltre, di dare adeguata informazione al presidente
della Regione siciliana;
Vista la proposta del Ministro dell’interno, la cui relazione e’
allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella
riunione del 12 marzo 2014, alla quale e’ stato debitamente invitato
il presidente della regione siciliana;

Decreta:

Art. 1

La gestione del comune di Montelepre (Palermo) e’ affidata, per la
durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott. Ignazio Portelli, prefetto;
dott.ssa Concetta Caruso, viceprefetto;
dott. Vito Maurizio La Rocca, funzionario economico finanziario.
 
Art. 2

La commissione straordinaria per la gestione dell’ente esercita,
fino all’insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le
attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al
sindaco, nonche’ ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime
cariche.
Dato a Roma, addi’ 13 marzo 2014

NAPOLITANO

Renzi, Presidente del Consiglio dei ministri

Alfano, Ministro dell’interno

Registrato alla Corte dei conti il 20 marzo 2014
Difesa, foglio n. 563
(Allegato )
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Il comune di Montelepre (Palermo), i cui organi elettivi sono
stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 giugno
2009, presenta forme d’ingerenza da parte della criminalita’
organizzata, che compromettono la libera determinazione e
l’imparzialita’ dell’amministrazione, nonche’ il buon andamento ed il
funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato
dell’ordine e della sicurezza pubblica.
In esito ad un attento monitoraggio svolto nei confronti
dell’ente e ad una complessa attivita’ d’indagine, che ha portato,
nell’aprile 2013, all’esecuzione di trentasette ordinanze di custodia
cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone indagate, a
vario titolo, per associazione di stampo mafioso ed altro, sono
emersi elementi su possibili infiltrazioni della criminalita’
organizzata nell’amministrazione comunale, che hanno indotto il
prefetto di Palermo, con decreto del 20 agosto 2013, a disporre
l’accesso presso il comune, ai sensi dell’art. 1, comma 4, del
decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12
ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito.
Successivamente, la maggioranza dei consiglieri comunali ed il
primo cittadino hanno rassegnato le proprie dimissioni e con decreto
del presidente della Regione siciliana, in data 12 luglio 2013, e’
stato nominato un commissario straordinario per la gestione
dell’ente, in sostituzione e con le funzioni del consiglio comunale,
del sindaco e della giunta municipale, fino alla data di
effettuazione del previsto rinnovo, con le elezioni congiunte del
sindaco e del consiglio comunale, da tenersi nel primo turno
elettorale utile.
Al termine delle indagini effettuate, la commissione incaricata
dell’accesso ha depositato le proprie conclusioni, alla luce delle
quali il prefetto, sentito il comitato provinciale per l’ordine e la
sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del
rappresentante della Procura della Repubblica – D.D.A. presso il
tribunale di Palermo, ha redatto l’allegata relazione in data 13
dicembre 2013, che costituisce parte integrante della presente
proposta, in cui si da’ atto della sussistenza di concreti, univoci e
rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli
amministratori locali con la criminalita’ organizzata e su forme di
condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti
per lo scioglimento del consiglio comunale, ai sensi dell’art. 143
del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
L’inchiesta giudiziaria ha messo in luce il progetto riguardante
un vasto piano di riorganizzazione territoriale di «Cosa Nostra»
relativamente ai mandamenti di San Giuseppe Jato e Partinico, nel cui
ambito rientra la consorteria radicata a Montelepre.
Tra i destinatari delle misure cautelaci vi era anche l’allora
sindaco dell’ente, ritenuto responsabile dei reati di concussione e
di estorsione aggravata e continuata, quest’ultima in concorso con un
elemento di spicco del clan locale. Successivamente, il giudice per
le indagini preliminari presso il tribunale di Palermo ha escluso la
sussistenza del reato di estorsione ed ha mantenuto quello di
concussione, evidenziando, tuttavia, nel suo provvedimento come, in
ogni modo, si sia realizzato un contatto tra l’allora sindaco di
Montelepre ed il citato capo cosca, al fine di interferire
nell’ulteriore pagamento di denaro da parte dell’imprenditore vittima
dell’estorsione medesima, che aveva gia’ elargito una somma di denaro
per l’esecuzione di alcuni lavori affidati dall’ente.
Il successivo corso delle indagini ha portato all’arresto di
sette indagati, ritenuti organici o contigui alla malavita
organizzata, tra i quali un dipendente comunale, accusato di avere
concorso nei reati di estorsione e concussione in parola, parente del
predetto soggetto controindicato.
La commissione d’indagine sottolinea la posizione di preminenza
assunta dal sodalizio di Montelepre in seno a «Cosa Nostra». E’,
inoltre, evidenziata la peculiare ubicazione geografica del comune,
sito in una zona collinare da tempo luogo di elezione per i
latitanti, nonche’ al confine tra le province di Palermo e di
Trapani, che costituiscono centri nevralgici per i traffici della
criminalita’ organizzata di stampo mafioso.
Viene, altresi’, rimarcata la sostanziale continuita’ degli
organi eletti nel 2009 con la precedente amministrazione. L’ex
sindaco era al secondo mandato consecutivo e ben dieci consiglieri,
nonche’ il vice sindaco e quattro assessori avevano rivestito cariche
consiliari o assessorili all’interno della compagine eletta il 12 e
13 giugno 2004.
Gli accertamenti espletati hanno messo in luce i rapporti di
parentela e di affinita’, nonche’ le frequentazioni di alcuni
amministratori e dipendenti con i componenti dell’organizzazione
localmente egemone o con soggetti ad essa collegati.
Tra l’altro, un assessore e’ affine di un importante esponente
della consorteria mafiosa radicata nel territorio di un comune
confinante con Montelepre. Parimenti, un consigliere comunale e’
affine di un collaboratore di giustizia, che annovera precedenti di
polizia anche per mafia. Un esponente di spicco della locale
criminalita’ organizzata e’ padrino di battesimo del figlio di un
altro consigliere comunale, il quale anch’egli ha rapporti di
affinita’ con persone controindicate.
Per quanto riguarda le frequentazioni ed i pregiudizievoli
contatti, assume valore emblematico un’occasione conviviale, svoltasi
presso un ristorante della zona, alla quale hanno partecipato
esponenti della precedente compagine di governo dell’ente, poi
rieletti o confermati, dipendenti comunali, imprenditori,
professionisti ed elementi contigui ad ambienti malavitosi.
Al riguardo, merita, altresi’, evidenziare che ad un consigliere
comunale e’ stato negato il porto d’armi per uso sportivo, a causa
della frequentazione di soggetti controindicati anche per fatti di
mafia e, per lo stesso motivo, gli e’ stato imposto il divieto di
detenzione di armi e munizioni.
Anche nei confronti di alcuni esponenti dell’apparato burocratico
dell’ente e’ stata rilevata una fitta rete di parentele, affinita’ e
frequentazioni con elementi delle locali consorterie. In tal senso,
particolarmente significativa e’ la posizione del gia’ menzionato
dipendente comunale, arrestato nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria
sopra citata, parente ed affine di due importanti membri della
«famiglia» mafiosa di Montelepre, entrambi coinvolti nell’inchiesta
suindicata. Con provvedimento del commissario straordinario regionale
il dipendente in parola e’ stato sospeso d’ufficio dal servizio, con
decorrenza immediata.
Da un punto di vista generale, la conduzione dell’ente e’ stata
connotata dall’assenza di controlli da parte degli amministratori, da
diffuse irregolarita’ e dalla mancanza di qualsivoglia attivita’ di
programmazione e pianificazione, condizioni queste idonee a veicolare
l’infiltrazione malavitosa.
Nello specifico, l’attivita’ d’indagine ha preso in esame la
documentazione emanata dall’ente, relativa ai settori piu’ delicati
dell’amministrazione, evidenziando le principali criticita’ ed
illegittimita’.
Per quanto concerne il settore dei lavori pubblici,
tradizionalmente oggetto degli appetiti delle associazioni criminali
per i sottesi interessi economici, sono state riscontrate
irregolarita’ nella composizione delle commissioni di gara. Sul piano
delle cautele antimafia, il comune non ha aderito al protocollo di
legalita’ «Carlo Alberto Dalla Chiesa», stipulato il 12 luglio 2005 e
finalizzato a prevenire i tentativi di condizionamento mafioso negli
appalti. Inoltre, gli organi di governo dell’ente non hanno mai
emanato alcun atto di indirizzo ai dirigenti, al fine di assicurare
l’esatto adempimento della circolare 31 gennaio 2006, n. 593, con la
quale il competente assessorato regionale ha reso obbligatorio per i
comuni l’uso delle clausole previste nel richiamato protocollo.
Invero, anche se l’ufficio tecnico ha generalmente provveduto ad
inserire le clausole del protocollo nei bandi e nei disciplinari di
gara, tale inserimento si e’ rivelato puramente formale, in quanto
non ha impedito che taluni lavori e servizi fossero affidati ad
imprese controindicate, spesso per il tramite di subaffidamenti, sui
quali l’ente non ha esercitato i dovuti controlli.
In tal senso, una vicenda sintomatica di indebite cointeressenze
e’ quella inerente ad alcuni lavori di urbanizzazione e
riqualificazione urbana, aggiudicati ad una societa’, i cui titolari
presentavano precedenti penali e nei confronti della quale la
prefettura di Palermo aveva emesso un provvedimento di diniego al
rilascio della certificazione antimafia, ai sensi dell’art. 10 del
decreto del Presidente della Repubblica 3 giugno 1998, n. 252, in
ragione dei rapporti di frequentazione, collaborazione e
cointeressenza dei titolari medesimi con la criminalita’ organizzata.
La societa’ aggiudicataria ha poi ceduto il ramo d’azienda avente
ad oggetto l’attivita’ di edilizia pubblica e privata, ivi compresi i
lavori in questione, ad un’altra impresa, il cui rappresentante
legale e’ il coniuge di uno dei soci della stessa societa’
aggiudicataria ed alle cui dipendenze hanno lavorato soggetti
controindicati.
Diverse irregolarita’ sono state riscontrate anche con
riferimento all’affidamento dell’incarico di progettazione dei lavori
di realizzazione di un impianto fotovoltaico integrato a servizio di
alcuni uffici comunali. In adesione ad un bando di finanziamento
emesso dal competente assessorato regionale, il comune ha avviato la
procedura selettiva, invitando a partecipare cinque professionisti,
scelti senza alcun riferimento ai criteri di cui all’art. 57, comma
6, del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, che impone il
rispetto dei principi di trasparenza, concorrenza e rotazione.
Successivamente, la giunta, ritenendo non conveniente la proposta
avanzata dal professionista prescelto, ha annullato la procedura
selettiva ed il sindaco ha stabilito di nominare un altro soggetto,
omettendo di indire una nuova procedura ad evidenza pubblica.
Inoltre, il disciplinare per il conferimento dell’incarico di
progettazione definitiva e di direzione dei lavori e’ stato firmato
dal sindaco, anziche’ dal dirigente del settore lavori pubblici.
In esito agli accertamenti svolti, la commissione d’indagine ha
rilevato che nel corso del 2011 diversi lavori sono stati affidati,
in maniera sistematica e quasi paritetica, a due imprese, che in piu’
occasioni sono state le uniche a presentare un’offerta. I lavori in
parola sono stati affidati alle imprese citate, pur in presenza di
irregolarita’ nella documentazione o nelle dichiarazioni dalle stesse
presentate.
Per entrambe le predette aziende sono emerse controindicazioni.
In particolare, i titolari di una delle due imprese sono legati da
vincoli di parentela con un impiegato comunale, da poco andato in
pensione, congiunto di un esponente di primo piano della cosca
locale, coinvolto in uno dei procedimenti penali di cui si e’
riferito sopra. Anche il titolare della seconda impresa e’ risultato
vicino ad ambienti controindicati, in quanto e’ legato da vincoli di
affinita’ ad un importante elemento della consorteria di Montelepre,
a sua volta coinvolto nell’inchiesta giudiziaria di che trattasi.
Per quanto riguarda le anomalie riscontrate, la commissione
d’indagine ha, tra l’altro, accertato che, in alcune ipotesi, il
comune ha omesso di acquisire il certificato di iscrizione
dell’impresa alla camera di commercio ovvero la gara e’ stata
rinviata ad una data successiva rispetto a quella indicata nel bando,
senza verbalizzarne le motivazioni e senza dare conto delle modalita’
di conservazione dei plichi contenenti l’offerta e la documentazione
presentate dalle ditte concorrenti. In un caso, non e’ stata
rinvenuta agli atti la documentazione relativa ad uno dei soci e
necessaria al fine di espletare i controlli sul possesso dei
prescritti requisiti, ex art. 11, comma 8, del decreto legislativo 12
aprile 2006, n. 163. In base alle verifiche effettuate presso il
protocollo informatico dell’ente, e’ risultato che, a volte, i plichi
sono stati presi in carico in orari diversi rispetto a quelli
indicati manualmente sugli stessi e, in un’occasione, addirittura
oltre il limite temporale massimo previsto dal bando per la
presentazione delle offerte. Relativamente agli affidamenti presi in
esame dalla commissione d’indagine, il titolare di una delle due
imprese in questione non ha allegato alla dichiarazione sostitutiva,
resa ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre
2000, n. 445, copia fotostatica di un documento di riconoscimento in
corso di validita’, per cui l’impresa avrebbe dovuto essere esclusa
dalla procedura. In alcuni casi, e’ stato, altresi’, rilevato che, al
momento della celebrazione della gara e dell’aggiudicazione
provvisoria, la stessa impresa risultava iscritta alla camera di
commercio con un oggetto diverso rispetto a quello richiesto dal
bando.
Anche i lavori concernenti la realizzazione di una gradinata e la
riqualificazione e messa in sicurezza di un parco urbano, nonche’
alcuni lavori di somma urgenza risultano essere stati aggiudicati ad
imprese controindicate, per i legami di parentela, i precedenti
penali ovvero le frequentazioni e le cointeressenze dei titolari
delle stesse.
Nella relazione della commissione d’indagine si fa, inoltre,
riferimento a due procedure di affidamento, che hanno interessato
prevalentemente la precedente amministrazione, ma che appaiono
comunque significative, considerata la gia’ rilevata continuita’ tra
le compagini elette rispettivamente nel 2004 e nel 2009.
Al riguardo, vengono in rilievo i lavori di chiusura e
sistemazione esterna della palestra comunale, aggiudicati ad una
societa’ vicina ad ambienti controindicati per i rapporti di
affinita’ dell’amministratore e del preposto alla gestione tecnica.
Dagli accertamenti posti in essere e’ emerso che la predetta societa’
ha comunicato all’ente che la fornitura del calcestruzzo sarebbe
stata effettuata da un’altra impresa, senza indicare, in violazione
di quanto previsto nel disciplinare di gara, l’importo, le modalita’
di scelta del contraente, il numero e le qualifiche dei dipendenti da
occupare e senza trasmettere copia autentica del contratto. Il comune
non ha esercitato alcun controllo sul subappalto, che risulta essere
stato affidato ad un’impresa, destinataria di un provvedimento di
diniego al rilascio della certificazione antimafia ed il cui capitale
sociale e’ stato sottoposto a sequestro dal tribunale di Palermo –
Sezione misure di prevenzione. Successivamente, la societa’
aggiudicataria ha chiesto al comune di poter affidare il nolo, il
montaggio e lo smontaggio del ponteggio ad un’altra ditta, omettendo
nuovamente di fornire le comunicazioni prescritte dal disciplinare di
gara. Anche in questo caso, l’amministrazione comunale non ha
esercitato alcun controllo ed ha poi approvato una perizia di
variante e suppletiva, in assenza di circostanze imprevedibili e
sopravvenute, in contrasto con la normativa di settore.
Da ultimo, viene fatta menzione di un contratto avente ad oggetto
la fornitura e la somministrazione di pasti per gli anni 2008 e 2009,
stipulato con una societa’ controindicata per le parentele, le
affinita’ e le cointeressenze di alcuni soci.
Anomalie sono emerse, altresi’, nel settore degli incarichi
esterni, talvolta affidati a soggetti vicini ad ambienti malavitosi
in ragione delle frequentazioni, dei pregiudizi penali ovvero dei
vincoli di parentela o di affinita’, nonche’ nel settore urbanistico
ed edilizio, relativamente al quale l’attivita’ degli organi di
governo e dell’apparato burocratico e’ risultata irregolare sotto
molteplici profili e particolarmente carente sul piano della
vigilanza.
In tal senso, la commissione d’indagine sottolinea come gli
uffici comunali non abbiano proceduto a controlli, se non a seguito
di esposti o segnalazioni. Inoltre, anche laddove gli abusi edilizi
sono stati accertati, le conseguenti ordinanze-ingiunzioni di
demolizione non sono state portate ad esecuzione. Con riguardo alle
istanze di regolarizzazione degli abusi edilizi, non e’ stato
rinvenuto, nella relativa documentazione, alcun riferimento
all’oblazione ed alla conformita’ a legge degli immobili abusivi, a
cui e’ subordinata l’eventuale sanatoria, ai sensi dell’art. 36 del
decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380. Di
queste omissioni ed irregolarita’ si sono avvantaggiati anche
soggetti contigui ad ambienti criminali.
In ordine al settore edilizio, la commissione d’indagine si
sofferma su due vicende significative. In un caso, il beneficiario di
una concessione presenta vincoli di affinita’ con un esponente di
primo piano del sodalizio locale, coinvolto nell’inchiesta
giudiziaria piu’ volte citata. Al riguardo, non risulta agli atti
l’acquisizione del prescritto nulla osta del genio civile. Inoltre,
la convenzione per il vincolo a parcheggio, stipulata tra
l’interessato ed il comune, non e’ stata trascritta nel registro
delle conservatorie immobiliari e non e’ stata rinvenuta la
certificazione circa il possesso delle opere di urbanizzazione
primaria da parte dell’immobile in parola, in violazione dell’art. 29
del regolamento edilizio comunale.
La seconda vicenda riguarda una lottizzazione, richiesta, tra gli
altri, da un soggetto pure legato da un rapporto di affinita’ ad una
persona contigua alla criminalita’ organizzata. Nella relativa
convenzione non risulta quantificato il contributo di costruzione e,
relativamente alle opere di urbanizzazione primaria, gli interessati
non hanno proceduto ad identificare e cedere a titolo gratuito
all’ente le aree da destinare alla realizzazione delle strade, dei
marciapiedi, nonche’ degli impianti ed allacci fognari, in contrasto
con quanto previsto dall’art. 8, lettera a), delle norme tecniche di
attuazione del piano regolatore generale.
In sede di accesso, e’ stata, infine, analizzata la situazione
patrimoniale e finanziaria del comune, in relazione alla quale sono
state riscontrate molteplici criticita’, in parte gia’ segnalate
dalla sezione regionale di controllo della Corte dei conti in
relazione al rendiconto del 2011, e che hanno compromesso
l’equilibrio di parte corrente, nonche’ la tempestivita’ e
regolarita’ dei pagamenti. La commissione d’indagine ha, inoltre,
accertato una situazione di grave disavanzo, per cui l’ente ha fatto
ricorso a fondi vincolati, per poter fare fronte a spese correnti ed
ha chiesto alla Cassa depositi e prestiti S.p.A. un’anticipazione di
cassa, allo scopo di pagare crediti certi, liquidi ed esigibili al 31
dicembre 2012, ai sensi dell’art. 1, comma 13, del decreto-legge 8
aprile 2013, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 6
giugno 2013, n. 64.
Le criticita’ rilevate sul piano finanziario sono state in gran
parte determinate dall’elevatissima evasione tributaria e dalla
scarsa incisivita’ nel recupero coatto delle somme non versate dai
contribuenti, ivi comprese quelle dovute da soggetti ritenuti
organici o comunque vicini alla locale consorteria.
L’insieme dei suesposti elementi attesta la sussistenza di forme
di condizionamento che hanno inciso nel procedimento di formazione
della volonta’ degli organi comunali, compromettendo il buon
andamento e l’imparzialita’ di quell’amministrazione comunale ed una
conseguente deviazione nella conduzione di settori cruciali nella
gestione dell’ente.
Sebbene il processo di ripristino della legalita’ nell’attivita’
del comune sia gia’ iniziato da alcuni mesi attraverso la gestione
provvisoria dell’ente affidata al commissario straordinario, in
considerazione dei fatti suesposti e per garantire il completo
affrancamento dalle influenze della criminalita’, si ritiene,
comunque, necessaria la nomina della commissione straordinaria di cui
all’art. 144 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, anche
per scongiurare il pericolo che la capacita’ pervasiva delle
organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle
prossime consultazioni amministrative.
L’arco temporale piu’ lungo previsto dalla vigente normativa per
la gestione straordinaria consente anche l’avvio di iniziative e di
interventi programmatori, che piu’ incisivamente favoriscono il
risanamento dell’ente.
Rilevato che, per le caratteristiche che lo configurano, il
provvedimento dissolutorio previsto dall’art. 143 del citato decreto
legislativo puo’ intervenire finanche quando sia stato gia’ disposto
provvedimento per altra causa, differenziandosene per funzioni ed
effetti, si propone l’adozione della misura di rigore nei confronti
del comune di Montelepre (Palermo), con conseguente affidamento della
gestione dell’ente locale ad una commissione straordinaria, cui, in
virtu’ dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche
competenze e metodologie di intervento, finalizzate a garantire, nel
tempo, la rispondenza dell’azione amministrativa alle esigenze della
collettivita’.
In relazione alla presenza ed all’estensione dell’influenza
criminale, si rende necessario che la durata della gestione
commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 11 marzo 2014

Il Ministro dell’interno: Alfano
 
(Allegato )
Allegato

Prefettura di Palermo

– Area Ordine e Sicurezza Pubblica – 1^ bis –

Prot. n. 2631/R/13 Area Sic. 1 Bis

13 dicembre 2013

Al Ministro dell’interno
ROMA
Oggetto: comune di Montelepre (Palermo) – Attivita’ preliminare
ex art. 143, commi 1 e 13, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.
267 (T.U.E.L.) e successive modificazioni ed integrazioni.
Premessa.
Il comune di Montelepre, posto a circa 26 km dal capoluogo,
conta, al 1° gennaio 2013, una popolazione di 6.341 abitanti e si
estende su una superficie di 9,89 kmq, con una densita’ di 649,30
abitanti per kmq. L’eta’ media della popolazione e’ di 39,7 anni, con
un reddito medio annuo di € 18.870 e il tasso di disoccupazione tra
gli abitanti del comune e’ pari al 29,00%.
Sorge in una zona collinare, ad un’altitudine di 375 metri sul
livello del mare. La sua economia e’ basata principalmente sulla
produzione agricola di uva, olive, cereali, frumento, ortaggi, e
prodotti caseari. Fiorente e’ la presenza di agrumeti, e si pratica
anche l’allevamento di bovini, suini, ovini e caprini. Mentre una
parte dell’economia stessa e’ legata all’impiego nel terziario della
pubblica amministrazione e nel settore bancario e assicurativo.
Confina con i comuni di Monreale, Borgetto, Partinico, Carini e
Giardinello (da cui dista soltanto 2 km) per la cui amministrazione
comunale, come noto, e’ gia’ stata prospettata dallo scrivente la
sussistenza di quei concreti, univoci e rilevanti elementi di cui
all’art. 143, comma 1, del decreto legislativo n. 267/2000, che
comprovano la presenza di forme di condizionamento da parte della
criminalita’ organizzata.
Il comune di Montelepre – attualmente retto da un commissario
straordinario regionale, insediatosi il 15 luglio 2013 a seguito
della decadenza del consiglio comunale e della cessazione dalla
carica del sindaco e della giunta municipale, conseguenti alle
vicende giudiziarie che hanno interessato il sindaco «omissis» – e’
stato oggetto di accesso ispettivo che ha tratto origine dalle
risultanze di un’attenta azione di monitoraggio, svolta dal comando
provinciale Carabinieri di Palermo, in relazione all’emergere di
taluni significativi elementi riguardanti il possibile
condizionamento mafioso all’interno di quell’ente locale, le cui
risultanze sono state trasfuse nel rapporto del medesimo comando
provinciale, del 10 giugno scorso.
Infatti, l’8 aprile 2013, a conclusione di una complessa
attivita’ d’indagine, denominata «Nuovo mandamento», condotta dal
Nucleo investigativo dei Carabinieri di Monreale (Palermo), sono
state eseguite n. 37 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei
confronti di altrettante persone ritenute responsabili, a vario
titolo, di associazione di tipo mafioso ed altro, nonche’ del
progetto riguardante un vasto piano di riorganizzazione territoriale
di Cosa Nostra sui «mandamenti» di San Giuseppe Jato e Partinico, nel
cui ambito rientra la famiglia mafiosa di Montelepre.
Tra i destinatari della misura cautelare vi era anche l’allora
sindaco del comune di Montelepre «omissis», accusato dei reati di
concussione e di estorsione, in concorso con il capo mafia locale
«omissis», in danno della ditta «omissis».
Gli ulteriori sviluppi della suddetta attivita’ investigativa
hanno condotto ad una successiva operazione denominata «Nuovo
mandamento 3», che ha comportato, il 15 ottobre 2013, l’arresto di 7
indagati ritenuti organici o contigui all’organizzazione mafiosa Cosa
Nostra, tra cui un impiegato del comune di Montelepre, «omissis»,
ritenuto responsabile del reato di estorsione in concorso con il
citato capo mafia «omissis», e «omissis», in danno della ditta
«omissis» (il «omissis», allo stato, e’ indagato per il solo reato di
concussione, essendo decaduto, per le valutazioni successive del
G.I.P. del tribunale di Palermo, il capo di imputazione di cui
all’art. 629 del codice penale), consentendo cosi’ di avvalorare
quanto gia’ precedentemente riscontrato, nell’ambito dell’operazione
«Nuovo mandamento», circa i tentativi di infiltrazione mafiosa nel
comune di Montelepre.
Tali elementi investigativi hanno trovato riscontro nella
relazione che la commissione d’indagine, a conclusione dell’accesso
ispettivo, ha rassegnato allo scrivente, nella giornata del 20
novembre scorso.
Piu’ precisamente, le risultanze della predetta attivita’
ispettiva, hanno fatto emergere l’esistenza di collegamenti diretti
ed indiretti tra la criminalita’ organizzata e gli organi elettivi
che hanno amministrato il comune di Montelepre.
Il contesto mafioso.
La «famiglia mafiosa» di Montelepre, storicamente inserita nel
«mandamento» di Partinico fino al passaggio, nel 2011, sotto la
«giurisdizione» di San Giuseppe Jato, e’ saldamente legata alle
vicende dei «omissis».
Le recenti attivita’ d’indagine hanno fatto emergere importanti
elementi circa il pregresso e breve periodo di reggenza del
«mandamento» da parte di «omissis» (dal 9 marzo 2010 al 30 novembre
2010), il quale aveva ridisegnato gli assetti di alcune famiglie
mafiose del comprensorio, stravolgendo in parte quanto definito in
precedenza dal fratello minore, designando «omissis», alla reggenza
della famiglia mafiosa di Borgetto, «omissis» a Giardinello e
confermando i «omissis» a Montelepre.
In particolare, a questi ultimi si consentiva di permanere in
posizione di vertice, con a capo l’anziano boss «omissis» e come
reggente il nipote «omissis», che aveva sostituito il fratello
«omissis», defilatosi dopo l’arresto nell’ambito dell’operazione
«Perseo» e la successiva scarcerazione per assoluzione.
A proposito di «omissis», si precisa che dalle attivita’
investigative confluite nell’operazione «Chartago» (2005-2007) era
emersa la vicinanza dello stesso al potente boss palermitano
«omissis», contiguita’ che rafforzava il ruolo preminente dei
«omissis», in seno al sodalizio di Montelepre.
I riscontri investigativi, basati su numerose intercettazioni
ambientali e sulla puntuale convergenza di altri elementi di prova di
diversa natura, hanno consentito di dimostrare come il suddetto
«omissis», abbia mantenuto, attraverso ripetuti contatti ed incontri,
un costante collegamento con altri esponenti della criminalita’
organizzata a cui dava indicazioni in ordine alla trasmissione di
richieste estorsive.
Lo spessore criminale dello stesso, di cui si dara’ piu’ ampia
prova nel prosieguo della trattazione, emerge anche dalla circostanza
che il predetto e’ stato raggiunto dalla citata ordinanza di custodia
cautelare dell’aprile 2013, anche per il reato di omicidio e
occultamento di cadavere.
Le elezioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009.
Il 6 e 7 giugno 2009 si sono tenute nel comune di Montelepre le
consultazioni elettorali amministrative per l’elezione del sindaco e
del consiglio comunale. Alle predette consultazioni hanno
partecipato, per l’elezione a sindaco, tre candidati: «omissis»,
(eletto), «omissis», e «omissis», con le rispettive liste civiche
collegate: «omissis»; «omissis»; «omissis».
«omissis», di cui si dira’ piu’ avanti, e’ stato eletto con la
maggioranza dei voti (n. 2360, 55,65%) con la lista civica «omissis»
(orientamento politico centro destra). Lo stesso aveva ricoperto la
medesima carica di sindaco del comune di Montelepre dal 2004 al 2009,
data di scadenza del primo mandato (eletto con la lista civica
«omissis»).
La giunta insediatasi a seguito delle elezioni era cosi’
composta:
«omissis», vice sindaco e assessore con deleghe a politiche
sociali, famiglia e lavoro, turismo e spettacolo, rapporti con il
consiglio comunale e con le associazioni, emigrati, promozione del
territorio e valorizzazione delle risorse;
«omissis», di cui si dira’ piu’ avanti, con deleghe a ville e
giardini, cimitero, ato rifiuti e idrico, Polizia municipale,
traffico e viabilita’, attivita’ produttive e manutenzioni;
«omissis», gia’ vice sindaco nella precedente amministrazione e
di cui si dira’ piu’ avanti, con deleghe a lavori pubblici,
urbanistica, Protezione civile, contenzioso, decentramento, legalita’
e sicurezza;
«omissis», con deleghe ai beni culturali, cultura, pubblica
istruzione, pari opportunita’ e politiche giovanili.
Il consiglio comunale era cosi’ composto:
consiglieri di maggioranza appartenenti alla lista civica
«omissis», (orientamento politico centro destra):
«omissis» – presidente del consiglio comunale;
«omissis», vice presidente del consiglio;
«omissis» di cui si dira’ piu’ avanti;
«omissis»;
«omissis» di cui si dira’ piu’ avanti;
«omissis»;
«omissis»;
«omissis» di cui si dira’ piu’ avanti;
«omissis»;
consiglieri di minoranza appartenenti alla lista civica
«omissis» (orientamento politico centro sinistra):
«omissis»;
«omissis»;
«omissis», di cui si dira’ piu’ avanti;
«omissis»;
«omissis» di cui si dira’ piu’ avanti;
«omissis».
1) L’influenza della famiglia mafiosa di Montelepre
nell’amministrazione comunale formatasi a seguito delle
consultazioni del 6 e 7giugno 2009.
L’attivita’ investigativa sviluppata dal nucleo investigativo
Carabinieri di Monreale, ha consentito di mettere in luce talune
connivenze tra il sindaco di Montelepre, «omissis», e «omissis»,
figura di rilievo della locale consorteria mafiosa, nonche’
responsabile, della famiglia mafiosa di Montelepre.
Il predetto amministratore, l’8 aprile 2013, veniva tratto in
arresto in quanto ritenuto responsabile:
«del delitto previsto e punito dall’art. 317 del codice penale,
perche’, nella sua qualita’ di sindaco pro tempore del comune di
Montelepre, abusando della sua qualita’, costringeva «omissis»,
legale rappresentante della societa’ «omissis», aggiudicataria
dell’appalto, bandito dal comune di Montelepre, per l’adeguamento e
la sistemazione esterna della palestra comunale, sita in contrada
Presti di Montelepre, a farsi indebitamente promettere il versamento
della somma di 7.000 euro»;
in concorso con «omissis», «del delitto di estorsione aggravata e
continuata (articoli 81 cpv, 110 e 629 comma secondo in rel. al n. 3
comma 3 dell’art. 628 del codice penale e art. 7, decreto-legge 13
maggio 1991, n. 152, convertito nella legge 12 luglio 1991, n. 203),
perche’, in concorso tra loro, al fine di procurarsi un ingiusto
profitto, con piu’ azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso,
anche in tempi diversi, mediante minaccia, consistita nell’imporre
agli operai presenti nel cantiere sito in contrada Presti di
Montelepre di allontanarsi dallo stesso, costringevano «omissis»,
legale rappresentante della societa’ «omissis», aggiudicataria
dell’appalto per l’adeguamento e la sistemazione esterna della
palestra comunale di Montelepre, sita in contrada Presti di
Montelepre, a consegnare, quale «messa a posto», la somma di 20.000
euro in tre tranche da 8.000, 2.000 e 10.000 euro ciascuna,
materialmente consegnata a «omissis». Agendo il «omissis» quale
intermediario tra «omissis» e «omissis», con l’aggravante per
«omissis» di aver commesso il fatto quale partecipe dell’associazione
mafiosa denominata Cosa Nostra, con l’aggravante di aver commesso il
fatto avvalendosi delle condizioni previste dall’art. 416-bis del
codice penale e per agevolare l’attivita’ dell’associazione mafiosa
denominata «Cosa Nostra».
L’indagine «Nuovo mandamento» del nucleo investigativo di
Monreale ha consentito di mettere in luce, al di la’ dei legami
familiari e di frequentazione di cui si dira’ piu’ avanti, la
contiguita’ tra il sindaco e alcune figure di rilievo della locale
consorteria mafiosa, tra cui «omissis», responsabile della famiglia
mafiosa di Montelepre.
Per chiarezza espositiva si riporta uno stralcio della misura
cautelare:
«In data 26 ottobre 2011 (…) nel corso di una intercettazione
fra presenti all’interno dell’autovettura (…) in uso a «omissis»,
questi e «omissis», discutevano, fra le altre cose, di una estorsione
perpetrata in danno della «omissis» di Misilmeri (Palermo) (1) , nel
periodo compreso fra novembre 2007 e maggio 2008 (…) in quel
periodo amministratore unico di detta societa’ era «omissis».
Nel corso del colloquio vennero forniti elementi relativi alle
connivenze tra il sodalizio mafioso e gli amministratori del comune
di Montelepre.
(…) «omissis» affermava che il provento della somma di denaro
che il pubblico ufficiale avrebbe ricevuto dal «omissis» si sarebbe
dovuta spartire tra tre persone: il reggente della famiglia mafiosa,
il sindaco di Montelepre «omissis» e l’assessore ai lavori pubblici.
(…) stante la precisione dei riferimenti forniti da «omissis»,
deve ritenersi provata la concussione posta in essere dall’ex sindaco
di Montelepre «omissis». «omissis» riferisce di aver appreso dal
sindaco che «omissis» gli avrebbe promesso, se non addirittura
consegnato, la somma di 7.000 euro, importo che il «omissis» avrebbe
voluto dividere con il «omissis» e l’assessore ai lavori pubblici.
Emerge dalla conversazione la grande familiarita’ tra il
«omissis» e il «omissis» e la perfetta conoscenza da parte del primo
che il «omissis» fosse un appartenente alla famiglia mafiosa di
Montelepre, in considerazione del fatto che il «omissis» ha messo in
contatto l’imprenditore «omissis» con «omissis» affinche’ il primo
corrispondesse il prezzo per la «messa a posto», somma addirittura
esplicitata nell’entita’ dal «omissis» al «omissis».
(…) Dal racconto del «omissis» e considerato il contesto
complessivo (nel quale parte della somma gia’ ingiustamente sottratta
all’imprenditore sotto la costrizione di non ottenere l’appalto dal
sindaco e dall’assessore del comune di Montelepre poteva essere
oggetto di divisione con il «omissis»), non sembra proprio che
l’intervento del «omissis» si possa inquadrare nella figura del terzo
mediatore per conto della vittima.
Successivamente il G.I.P., con ordinanza del 15 aprile 2013,
escludeva la sussistenza del reato di estorsione aggravata
(mantenendo quello di concussione) e, per l’effetto, sostituiva la
misura della custodia cautelare in carcere con quella degli arresti
domiciliari, evidenziando, tuttavia, nel suo provvedimento come in
ogni modo si era realizzato un contatto fra l’allora sindaco di
Montelepre e il reggente della locale famiglia mafiosa, al fine di
interferire nell’ulteriore pagamento di denaro da parte
dell’imprenditore (che gia’ aveva elargito una somma di denaro per
l’esecuzione dei lavori).
Il 17 aprile 2013 la prefettura di Palermo, con provvedimento n.
0031224, ne dichiarava la sospensione ope legis dalla carica elettiva
di sindaco, ai sensi dell’art. 11 del decreto legislativo n.
325/2012.
Il 4 giugno 2013 il tribunale di Palermo – Sezione per il riesame
dei provvedimenti cautelari e reali, in parziale accoglimento
dell’appello proposto nell’interesse del «omissis», con provvedimento
n. 707/2013 Lib., sostituiva la misura cautelare degli arresti
domiciliari con quella dell’obbligo di presentazione alla Polizia
giudiziaria, obbligo successivamente revocato in data 24 luglio 2013
dal tribunale di Palermo; pertanto, allo stato, il «omissis», non e’
sottoposto ad alcuna misura.
La prosecuzione delle indagini e’ successivamente sfociata nella
gia’ citata operazione di polizia giudiziaria denominata «Nuovo
mandamento 3», che ha portato all’emissione di una nuova ordinanza di
custodia cautelare, in data 10 ottobre 2013, con la quale, tra
l’altro, e’ stato tratto in arresto il citato impiegato comunale
«omissis».
In particolare, nel capitolo denominato «La valutazione dei gravi
indizi di colpevolezza» l’ufficio del pubblico ministero precisava,
inoltre, quanto segue:
«Dall’esame congiunto dell’intercettazione ambientale e dalle
dichiarazioni rese da “omissis”, emerge in modo evidente che il
“omissis” ha fatto da tramite tra l’imprenditore “omissis” e il
nipote “omissis”.
Alla luce delle dichiarazioni rese da “omissis” si ha prova che
il “omissis” ha ricevuto la somma di 12.000 euro a fronte di una
richiesta iniziale, rivoltagli dal “omissis”, di 18.000 euro, somma
di denaro che il percettore avrebbe distribuito tra la famiglia
mafiosa di Montelepre e il “Municipio” di quella stessa cittadina.
Dalle dichiarazioni rese dall’imprenditore emerge come il
“omissis” fosse perfettamente introdotto nel meccanismo estorsivo e
concessivo tanto che l’impiegato comunale era perfettamente a
conoscenza: 1) del valore dell’appalto; 2) della percentuale di
ribasso grazie alla quale l’imprenditore si era aggiudicato
l’appalto; 3) la percentuale, pari al 3%, praticata
dall’organizzazione mafiosa “in questi casi”.
Nessun dubbio puo’ residuare in ordine alla responsabilita’ del
“omissis” che, a seguito delle minacce del nipote, ha richiesto il
prezzo dell’estorsione all’imprenditore, somma che egli ha poi
ripartito tra il sindaco del comune di Montelepre e la famiglia
mafiosa di Montelepre.».
Dal canto suo il G.I.P. affermava «Piuttosto va rilevato come
egli (il «omissis») abbia concorso anche nella concussione commessa
dal «omissis». Dunque, nessun dubbio puo’ sussistere sulla
colpevolezza dell’odierno indagato per il reato che gli viene
provvisoriamente ascritto.».
Pertanto, non si possono non condividere le seguenti
considerazioni conclusive svolte dal medesimo G.I.P. a proposito del
«omissis»:
«Non si puo’ sottacere che la sua condotta, ancorche’ non
esplicitamente violenta, si rivela ancor piu’ pericolosa, poiche’
egli incarna la rappresentazione plastica dello snodo fra mafia e
politica nella gestione clientelare e corruttiva del denaro. Questa
funzione di “camera stagna” e’ indispensabile ai due ambienti per
poter continuare a vivere assieme senza apparentemente contaminarsi,
ma e’ indicativa di una capacita’ dell’indagato di continuare a
svolgere tale ruolo anche in caso di arresti domiciliari».
Comunque sia, i contatti dell’allora sindaco «omissis» con il
capo mafia locale «omissis», avvenuti per il tramite dell’impiegato
comunale «omissis», per il loro contenuto quanto meno equivoco e per
l’acclarata caratura mafiosa del «omissis», gettano dense ombre sul
modo di operare dell’ex amministratore comunale, a prescindere dalla
sussistenza di precise responsabilita’ penali.
Inoltre, al fine di lumeggiare ulteriormente il contesto
criminale e le sue contiguita’ con la sfera amministrativa locale, e’
sufficiente richiamare la posizione di «omissis», anch’egli oggetto
di una richiesta di misura cautelare avanzata dalla Procura della
Repubblica presso il tribunale di Palermo il 18 gennaio 2013, a
conclusione della citata attivita’ d’indagine, denominata «Nuovo
mandamento», «per aver fatto parte della famiglia mafiosa di
Montelepre, assumendone la qualita’ di responsabile dal luglio 2011
al novembre 2011; per aver mantenuto, attraverso il continuo scambio
di contatti e attraverso riunioni ed incontri, un costante
collegamento con «omissis», reggente del mandamento di San Giuseppe
Jato e gli altri associati; per aver ricevuto e comunicato
informazioni su attivita’ investigative relative al sodalizio di
Montelepre svolte presso l’ufficio anagrafe di quel comune di
Montelepre; per essere stato coinvolto nella risoluzione di
controversie private».
In particolare, dall’informativa dei Carabinieri del 3 dicembre
2012, e’ emerso che nel corso di una conversazione ambientale
intercettata il 13 marzo 2012 a bordo dell’autovettura in uso a
«omissis», tra questi e l’omonimo cugino, il primo esternava la
propria volonta’ di troncare ogni rapporto con gli altri esponenti
del sodalizio, al fine anche di stare in guardia dopo aver attinto la
confidenza da un impiegato comunale dell’Ufficio anagrafe del comune
di Montelepre («Una cosa delicata perche’ a te la posso dire, perche’
… non perche’ ci sei tu. Tu lo sai che si sono andati a prendere i
documenti nostri in comune? I miei ed i tuoi!»), in ordine alla
ricerca, da parte degli organi di polizia, del grado di parentela tra
i suddetti interlocutori e «omissis», responsabile, come gia’ detto,
della famiglia mafiosa di Montelepre («… per vedere quale filo di
parentela c’e’ con questo.»).
Il predetto «omissis», a seguito di un’ulteriore richiesta di
applicazione della misura della custodia cautelare in carcere,
avanzata nei suoi confronti dalla Procura della Repubblica di Palermo
il 9 settembre 2013 «… per aver ricevuto e comunicato informazioni
su attivita’ investigative relative al sodalizio di Montelepre anche
avvalendosi di impiegati del comune di Montelepre …» e’ stato poi
raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa
nell’ottobre del 2013 nell’ambito della citata operazione «Nuovo
mandamento 3», di cui si trascrive appresso un breve stralcio della
parte che lo riguarda.
«In considerazione di quanto esposto devono ritenersi sussistenti
gravi indizi di colpevolezza dai quali desumere che, effettivamente,
“omissis”, ha rivestito il ruolo di reggente dalla famiglia mafiosa
di Montelepre, per qualche mese, … nel luglio 2011.».
L’attivita’ investigativa non ha, purtroppo, consentito di
individuare il responsabile della «soffiata» proveniente dagli uffici
comunali di Montelepre.
2) Controllo delle attivita’ amministrative da parte della famiglia
mafiosa di Montelepre.
a) La gestione degli appalti.
La commissione di accesso ha innanzitutto rilevato, con
riferimento alla gestione degli appalti, la mancata adesione, da
parte del comune di Montelepre, al protocollo di legalita’ del 12
luglio 2005, denominato «Carlo Alberto Dalla Chiesa», volto a
prevenire i tentativi di infiltrazione mafiosa nel delicato settore
dei pubblici appalti. Inoltre, gli organi di governo dell’ente locale
non hanno mai emanato alcun atto di indirizzo, al fine di assicurare
l’esatto adempimento della circolare del 31 gennaio 2006, n. 593, con
la quale l’assessorato regionale dei lavori pubblici ha reso
obbligatorio per i comuni l’uso delle clausole di autotutela previste
nel citato protocollo.
L’unica attivita’ posta in essere dall’ufficio tecnico comunale
(lavori pubblici) e’ consistita nell’inserimento di tali clausole nei
bandi e nei disciplinari di gara per i pubblici appalti, che
all’esito dell’esame operato dalla predetta commissione sono apparse
fini a se stesse.
Infatti, in tutte le procedure concorsuali esaminate e’ stato
verificato che l’amministrazione comunale non ha mai attivato, nella
successiva fase dell’esecuzione dei lavori, i conseguenti necessari
controlli al fine di verificare la corretta applicazione degli
impegni assunti dagli aggiudicatari. Da cio’, consegue che non
risultano richieste ed acquisite informazioni antimafia per i
contratti di subappalto; non risultano rilasciate autorizzazioni per
i subcontratti ne’ di questi ultimi sono state rinvenute le relative
copie.
Di conseguenza, non e’ stato possibile verificare l’inserimento,
in tali subcontratti, di quelle clausole di autotutela che, pure, in
sede di partecipazione alla gara, gli appaltatori si erano impegnati
ad inserire e a fare osservare.
lavori per la chiusura e sistemazione esterna della palestra
comunale.
A titolo esemplificativo, si richiamano alcuni passaggi della
procedura concorsuale relativa ai lavori per la chiusura e
sistemazione esterna della palestra comunale. Intanto, quello
concernente il subappalto per la fornitura di calcestruzzo in
relazione al quale il comune ha mostrato il piu’ assoluto
disinteresse ad esercitare una qualsivoglia forma di controllo.
Infatti, la ditta «omissis» (aggiudicataria dell’appalto) comunicava
al comune di Montelepre che la fornitura del calcestruzzo sarebbe
stata effettuata dalla ditta «omissis» senza indicare, tuttavia,
l’importo, le modalita’ di scelta del contraente ne’ il numero e le
qualifiche dei lavoratori da occupare, ne’ tantomeno produrre la
copia autentica del relativo contratto, cosi’ come previsto dalla
clausola di autotutela n. 4 della suddetta circolare dell’assessorato
regionale dei LL.PP. Si precisa, peraltro che con decreto del 5
gennaio 2008, il tribunale di Palermo ha disposto il sequestro del
capitale sociale della «omissis» e, successivamente nel 2011,
l’amministratore giudiziario e’ stato deferito all’autorita’
giudiziaria per turbata liberta’ degli incanti in concorso.
Il capitale sociale oggetto del suddetto provvedimento ablatorio
era suddiviso tra «omissis» «omissis» e «omissis», figli di
«omissis», gia’ condannato per associazione di tipo mafioso.
«omissis» e’, a sua volta, figlio di «omissis», deceduto nel 1994
ed in vita ritenuto un esponente della consorteria mafiosa di Cinisi,
nonche’ fratello di «omissis», ucciso a Palermo il 22 settembre 1981
ed in vita ritenuto organico a Cosa Nostra ed in particolare alla
famiglia mafiosa «omissis» di Cinisi e di «omissis», condannata per
concorso esterno in associazione mafiosa, coniugata con «omissis»,
anch’esso condannato per fatti di mafia e ritenuto persona di fiducia
dei noti boss mafiosi «omissis»,»omissis» e «omissis».
La ditta «omissis», chiedeva inoltre al comune di Montelepre
«l’autorizzazione a poter sub affidare il montaggio, il nolo e lo
smontaggio del ponteggio di servizio per l’esecuzione dei lavori in
questione». Tuttavia, anche in questo caso, per il lavoro in
argomento, rientrante nella fattispecie dei sub appalti, la ditta non
indicava l’importo, le modalita’ di scelta del contraente ne’ il
numero e le qualifiche dei lavoratori da occupare ne’ tantomeno
allegava la copia autentica del contratto. Dal canto suo
l’amministrazione comunale non riscontrava tale richiesta,
dimostrando quindi assoluta inerzia.
In conclusione, si puo’ affermare che il suddetto appalto e’
emblematico del modus operandi del comune di Montelepre nel settore
dei lavori pubblici che non ha esercitato alcuna forma di controllo,
sostanzialmente disapplicando le clausole di autotutela del
protocollo di legalita’, richiamate nella gia’ citata circolare
assessoriale.
Peraltro, l’esame delle offerte dell’appalto principale ha
suscitato il fondato sospetto che tra le ditte partecipanti vi fosse
un accordo preventivo, atteso che, tra le 32 ditte ammesse, e’ stata
accertata la presenza di n. 24 offerte con un unico ribasso del
7,316%, n. 2 offerte con il ribasso del 7,315 e n. 6 offerte con il
ribasso del 7,317. Si tratta, in definitiva di un appalto dalle
singolari modalita’ di aggiudicazione.
Conclusivo, a tal proposito, il pensiero espresso dal G.I.P.
nella suddetta ordinanza del 15 aprile 2013, nella parte relativa
all’estorsione e alla concussione nei confronti della «omissis»: «La
circostanza che l’imprenditore abbia negato di aver pagato per
ottenere l’appalto non sembra in alcun modo scalfire l’affermazione
di segno contrario che emerge dalla conversazione intercettata.».
lavori di urbanizzazione e riqualificazione urbana connessi alla
strada di collegamento tra la via Palermo e piazza Vittoria nel
comune di Montelepre.
Stesso modus operandi dell’amministrazione comunale e’ stato
rilevato in relazione ai «lavori di urbanizzazione e riqualificazione
urbana connessi alla strada di collegamento tra la via Palermo e
piazza Vittoria nel comune di Montelepre». In data 17 giugno 2012 la
ditta «omissis» (a cui la ditta aggiudicataria «omissis» aveva ceduto
il ramo d’azienda e il medesimo appalto, ed il cui rappresentante
legale e’ la moglie di «omissis» a sua volta rappresentante legale
della succitata omonima ditta) depositava presso il comune di
Montelepre un contratto di «nolo a freddo di mezzi d’opera» con la
ditta «omissis» di «omissis», per il noleggio di due escavatori.
Successivamente, con lettera del 26 luglio 2012, la medesima ditta
«omissis» chiedeva al comune di Montelepre di «potere usufruire del
nolo a caldo di un autocarro per trasportare il materiale di risulta
in discarica», allegando il relativo contratto con la succitata ditta
«omissis». A tale istanza il comune non dava risposta, contravvenendo
a quanto previsto dal punto i) del disciplinare di gara, che
prevedeva: «Qualsiasi subcontratto, nolo o fornitura, dovra’ essere
preventivamente autorizzato dal R.U.P. La stazione appaltante si
riserva di acquisire preventivamente all’autorizzazione per qualsiasi
importo, le informazioni del prefetto, ai sensi dell’art. 10 del
decreto del Presidente della Repubblica n. 252/1998».
Si tratta, anche in questo caso, di un appalto nei cui confronti,
gli organi di controllo comunali, nulla hanno chiesto ne’ fatto per
garantire il rispetto della legalita’.
Infatti, sul conto della ditta «omissis» la prefettura di Palermo
nel 2008 aveva emesso un provvedimento di diniego al rilascio della
certificazione antimafia ex art. 10 del decreto del Presidente della
Repubblica n. 252/1998 in ragione dei rapporti di frequentazione e di
collaborazione nonche’ delle cointeressenze dei «omissis» con
esponenti della criminalita’ organizzata mafiosa. Peraltro, la stessa
ditta si era avvalsa della collaborazione (in qualita’ di consulente
del lavoro) di «omissis», presidente del collegio sindacale della
ditta «omissis» di Giardinello, nei confronti della quale, nel 2008,
e’ stato emesso un provvedimento ostativo al rilascio della
certificazione antimafia ex art. 10 del decreto del Presidente della
Repubblica n. 252/1998 in quanto il presidente del consiglio di
amministrazione e socio, «omissis», e’ stato tratto in arresto, nel
dicembre 2007, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in
carcere (2) per il reato di associazione per delinquere di stampo
mafioso. In particolare, le indagini che hanno condotto all’emissione
del provvedimento cautelare hanno «(…) posto in luce il rapporto
intercorrente con il latitante mafioso “omissis”, del quale, il
“omissis”, in ragione della sua complessa attivita’ imprenditoriale,
viene considerato il piu’ importante prestanome (…)».
le ditte «omissis», e «omissis».
Per quanto concerne gli appalti per le forniture di beni e
servizi, la commissione di accesso ha rilevato una scientifica
spartizione di parte degli stessi tra le ditte «omissis», e
«omissis», di cui e’ emersa la contiguita’ con gli ambienti mafiosi.
Nello specifico, dall’esame delle gare d’appalto vinte dalle
stesse nell’anno 2011, sono state rilevate una serie di anomalie sia
con riferimento alle varie fasi di svolgimento delle gare che alla
condotta tenuta dalla rispettiva commissione che, anche in presenza
di macro irregolarita’ nella documentazione e/o di dichiarazioni
presentate dai partecipanti, ha proceduto ugualmente, in maniera
sistematica e paritetica, ad assegnare alle stesse i succitati
appalti.
Risulta inoltre che le gare siano state espletate in giorni
diversi da quelli previsti dal bando senza alcuna valida ragione, non
indicando nei relativi verbali i motivi che avevano causato il
posticipo delle operazioni, e che in diverse occasioni le succitate
ditte fossero le uniche partecipanti.
In particolare, e’ apparsa evidente la spartizione dei seguenti
lavori:
la fornitura del materiale, il trasporto e il nolo per i lavori
di rifacimento dei marciapiedi di via Vittorio Veneto, divisi in due
tranche dello stesso valore, sono stati effettuati, in egual misura,
dalla ditta «omissis» e dalla «omissis»;
la fornitura del materiale, il trasporto e il nolo per i lavori
di sistemazione della strada provinciale intercomunale n. 7, divisi
in due tranche dello stesso valore, sono stati effettuata, in egual
misura, dalla ditta «omissis» e dalla «omissis».
La societa’ «omissis», con sede legale in Montelepre, e’
amministrata dai fratelli «omissis», «omissis», e «omissis» (cessato
dalla carica nel 2006).
Sul conto di quest’ultimo, e’ emerso che si accompagnava a
soggetti pregiudicati mafiosi, quali «omissis», e «omissis».
Inoltre, i suddetti fratelli «omissis» sono cugini di primo grado
dell’ex impiegata comunale «omissis», a sua volta cugina dello
storico capo cosca «omissis».
Con riferimento alla ditta individuale «omissis», con sede in
Montelepre, si evidenzia che il titolare e’ cognato del gia’ citato
«omissis», arrestato per associazione per delinquere di tipo mafioso
nell’ambito dell’operazione «Nuovo mandamento 3» dello scorso mese di
ottobre.
b) Incarichi affidati a professionisti esterni.
per la verifica dei requisiti antisismici del plesso scolastico, a
«omissis».
«omissis», gia’ componente nel 2009 della commissione edilizia
comunale, ha ricoperto l’incarico di assessore del comune di
Montelepre dal 2006 al 2008. Lo stesso risulta sottoposto a indagini
per truffa aggravata e minacce unitamente alla cognata «omissis».
«omissis» e’ genero di «omissis», ritenuto collegato alla
famiglia mafiosa di San Giuseppe Jato (Palermo), cognato del
consigliere di minoranza del comune di Montelepre «omissis» e di
«omissis», quest’ultima nipote di «omissis», favoreggiatore dei noti
capi mafia «omissis».
Il «omissis», e’ responsabile tecnico della «omissis», societa’
nella quale figurano la predetta «omissis», e il nipote «omissis», in
qualita’, rispettivamente, di amministratore unico e socio.
Nei confronti della succitata ditta, affidataria di lavori di
somma urgenza, nel 2011, da parte del comune di Montelepre, sono
state peraltro evidenziate cointeressenze con la «omissis», societa’
nell’ambito della quale si sono alternati, a vario titolo, «omissis»,
«omissis», e i membri della famiglia «omissis», tra cui il noto
«omissis», condannato per associazione di tipo mafioso, di cui si e’
gia’ riferito.
direzione dei lavori per ampliamento campo sportivo, a «omissis».
«omissis», risulta essere preposto alla gestione tecnica
dell’impresa individuale «omissis», con sede a Giardinello (Palermo),
gia’ affidataria, nel 2012, dei lavori di riqualificazione e
sicurezza del parco urbano di Montelepre.
Il padre di «omissis», «omissis», e’ stato notato in compagnia di
«omissis», nel periodo in cui, sia nella qualita’ di titolare
dell’omonima ditta individuale che di procuratore speciale
dell’impresa associata «omissis», stava realizzando il parco urbano
di Giardinello.
«omissis» figura tra i partecipanti, nel 2008, alla cena politica
presso la trattoria «omissis» di Montelepre di cui si dira’ piu’
avanti.
Lo stesso e’ stato rinviato a giudizio per il reato di subappalto
non autorizzato in concorso.
pratiche condono edilizio a «omissis».
«omissis», gia’ condannato nel 2010 per violazioni edilizie, e’
stato responsabile tecnico della societa’ «omissis», di cui si e’
gia’ riferito.
c) L’urbanistica e le concessioni edilizie.
Con riferimento al settore dell’edilizia privata, la commissione
di indagine ha riscontrato che non esiste, agli atti del comune, un
quadro certo ed incontrovertibile che indichi l’avvio dei lavori a
seguito del rilascio dei titoli abilitativi. Da cio’ consegue, in
particolare, l’assenza di qualsiasi certezza in ordine al rispetto
dei termini legali entro cui e’ lecito esercitare l’attivita’
edificatoria. Infatti, non tutti coloro ai quali e’ stato rilasciato
un qualunque titolo edificatorio (concessioni in primis) hanno
denunciato formalmente l’inizio dei lavori, ne’ tantomeno esiste
alcuna forma di accertamento sistematico, da parte degli uffici
comunali, sul regolare andamento degli stessi. Difatti, la
commissione di accesso ha accertato che dopo il rilascio del citato
titolo, il servizio urbanistico non ha avviato controlli se non sulla
scorta di iniziative della Polizia municipale, a sua volta attivatasi
a seguito di esposti di cittadini o di interventi della locale
stazione dei Carabinieri.
Comunque sia, anche nei casi in cui gli abusi edilizi sono stati
accertati in maniera incontrovertibile ed evidente, nessuna delle
conseguenti ordinanze-ingiunzione di demolizione e’ stata portata ad
esecuzione.
Emblematici i casi appresso indicati:
A seguito di verbale di accertamento effettuato dal comando
Polizia municipale, in data 22 dicembre 2010, avente ad oggetto la
realizzazione di opere edili in difformita’ alla concessione
edilizia, il dirigente del settore territorio e ambiente emetteva
l’ordinanza dirigenziale n. 2 del 9 maggio 2011, con la quale si
ingiungeva ai fratelli «omissis» e «omissis», la demolizione, a
propria cura e spese, delle opere abusive individuate e il ripristino
dello stato dei luoghi entro novanta giorni, avvertendo che, in caso
contrario, il bene immobile sarebbe stato acquisito al patrimonio del
comune per la conseguente demolizione a cura del medesimo ente.
In relazione a tale ordinanza, in data 1° agosto 2011,
pervenivano al comune di Montelepre due istanze degli interessati,
con le quali si chiedeva il rilascio della concessione edilizia in
sanatoria, verosimilmente, ai sensi dell’art. 36 del decreto del
Presidente della Repubblica n. 380/2001. Nessuna ulteriore
documentazione la commissione d’accesso rinveniva nel fascicolo, a
proposito di quanto previsto nell’ordinanza demolizione che e’
rimasta ineseguita.
E’ interessante notare che i fratelli «omissis», oltre ad essere
cugini dell’impiegata comunale «omissis», hanno rapporti di parentela
con «omissis», indiziato di appartenenza alla mafia, in quanto nipoti
della sorella del predetto. Per quest’ultimo si riporta, di seguito
uno stralcio della richiesta di applicazione di misure cautelari
formulata in data 9 settembre 2013 dalla Procura della Repubblica
presso il tribunale di Palermo, nei confronti del medesimo ritenuto
responsabile di: «aver fatto parte della famiglia mafiosa di
Montelepre, assumendone la qualita’ di vice-capo dall’estate 2011 al
novembre 2011; aver mantenuto, attraverso il continuo scambio di
contatti e attraverso riunioni e incontri, un costante collegamento
con gli altri associati in liberta’ e con il rappresentante del
mandamento di Camporeale».
La conseguente ordinanza di custodia cautelare del G.I.P. in data
10 ottobre 2013, ha confermato la sussistenza di «gravi indizi di
colpevolezza da cui desumere che “omissis” abbia fatto parte della
famiglia mafiosa di Montelepre con il ruolo di vice-capo».
Un’ulteriore ordinanza-ingiunzione del settore territorio e
ambiente, emessa in data 7 aprile 2008 nei confronti dei coniugi
«omissis» e «omissis», prevedeva la demolizione delle opere abusive
individuate nel verbale di accertamento effettuato (a seguito di un
esposto) dal comando della Polizia municipale; anche in questo caso
la suddetta ordinanza non e’ stata eseguita, pur in assenza di
istanza di sanatoria.
Appare opportuno segnalare che la predetta «omissis» e’ nipote di
«omissis», tratto in arresto l’8 novembre 2007 e sottoposto alla
misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per la
durata di anni 2 (fino al 7 febbraio 2013), per aver favorito la
latitanza dei noti mafiosi «omissis» e «omissis».
Inoltre, l’analisi delle singole concessioni edilizie, condotta
su soggetti direttamente o indirettamente legati ad esponenti della
cosca locale ha rivelato in modo chiaro la capacita’ della famiglia
mafiosa di Montelepre di infiltrarsi in un ganglio essenziale della
vita dell’ente locale, cioe’ quello del governo del territorio e
dell’esercizio dell’attivita’ edificatoria, piegando a proprio favore
le procedure dettate in questa materia dal legislatore. Infatti, le
concessioni edilizie venivano rilasciate, nella maggior parte dei
casi, senza alcun controllo sulla documentazione prodotta, ne’ veniva
poi richiesto il pagamento in misura corretta degli oneri di
urbanizzazione e del costo di costruzione.
Illuminanti, a tal proposito, sono le concessioni edilizie
rilasciate a:
«omissis», genero del gia’ citato impiegato comunale «omissis»
(arrestato lo scorso ottobre nell’operazione Nuovo mandamento 3);
«omissis» che – secondo quanto emerge dalla piu’ volte citata
ordinanza del G.I.P. nell’ambito dell’operazione «Nuovo mandamento» –
ha assunto le mansioni di reggente della famiglia mafiosa di
Montelepre durante il periodo compreso dall’anno 2006 all’anno 2009;
«omissis», moglie del mafioso «omissis», condannato per il
delitto di cui all’art. 416-bis del codice penale, e raggiunto nel
dicembre 2009 da ordinanza di custodia cautelare del G.I.P. n.
11998/08, «… per avere costituito un punto di riferimento nel
territorio di Montelepre, ponendosi alle dirette dipendenze di
“omissis”, e “omissis”, per avere mantenuto, attraverso lo scambio di
messaggi e attraverso riunioni ed incontri, un costante collegamento
con gli altri associati in liberta’ e quelli latitanti.»;
«omissis» (titolare dell’omonima ditta individuale), cognato del
gia’ citato «omissis» anch’egli arrestato nell’ambito della predetta
operazione Nuovo mandamento 3.
In tutti questi casi, l’attivita’ ispettiva ha messo in luce la
sistematica approvazione in tempi brevissimi da parte della
commissione edilizia delle richieste di concessione, non tenendo,
peraltro, in alcuna considerazione, nella verifica della
documentazione prodotta, il rispetto del piano regolatore, oltre a
violazioni di carattere formale (quale, a titolo esemplificativo, la
mancata nomina del direttore dei lavori).
d) L’attivita’ di riscossione dei tributi.
La commissione d’accesso ha preliminarmente evidenziato una grave
situazione finanziaria dell’ente, esplicitata soprattutto da un
cronico deficit di cassa causato, principalmente, da una carente
capacita’ di riscossione delle entrate proprie (in particolare per le
tasse locali l’indice di capacita’ di riscossione si attesta ad un
magro 0.33%).
Alla luce di quanto sopra, ha effettuato un analitico esame delle
singole posizioni contributive con riferimento a due campioni di
soggetti:
personaggi riconducibili alla locale consorteria mafiosa;
sindaco, assessori e consiglieri comunali.
In sintesi, dal predetto controllo operato dalla commissione sono
emerse le seguenti anomalie:
incapacita’ strutturale, da parte del comune, di monitorare,
accertare e riscuotere il quantum relativo alla contribuzione locale;
scarsa incisivita’ nel recupero coatto delle somme non versate
dai contribuenti;
altissime percentuali di mancata riscossione/evasione riscontrata
in capo ai soggetti sottoposti a verifica (affini al locale sodalizio
mafioso 85%, e ai politici locali 25%);
gravi carenze strutturali, organizzative e gestionali
dell’ufficio tributi (locali adibiti agli uffici inadeguati, mezzi
tecnico/informatici obsoleti, personale esiguo e non adeguatamente
qualificato).
Alla luce delle considerazioni suesposte, appare chiaro che vi
sia, da un lato una totale inadeguatezza dell’apparato pubblico, con
riferimento alla capacita’ di gestione e riscossione dei tributi e,
dall’altro, una fortissima sudditanza dell’ente comunale nei
confronti dei soggetti facenti parte della locale cosca mafiosa, ai
quali, con riferimento alle entrate gestite direttamente dal comune
ed in molti casi, non risulta che l’ente abbia mai richiesto alcun
pagamento.
3) Atto intimidatorio del 19 settembre 2013.
A conferma della pervicace presenza della criminalita’
organizzata nel territorio di Montelepre, si ritiene importante
segnalare un episodio inquietante avvenuto il 19 settembre scorso. Si
tratta del rinvenimento di due teste di capretto e di un foglio
manoscritto recante frasi intimidatorie, all’interno di un escavatore
parcheggiato nel cantiere edile ubicato nel centro abitato del
medesimo comune, ove erano in corso lavori di urbanizzazione e
riqualificazione urbana, aggiudicati dal comune di Montelepre alla
gia’ menzionata ditta «omissis» impresa, come si e’ detto
riconducibile ai fratelli «omissis» e «omissis». La gravita’ e la
tipologia del gesto ne fanno ipotizzare la matrice mafiosa.
Al riguardo, e’ appena il caso di evidenziare che nell’ambito dei
suddetti lavori la medesima ditta aveva gia’ subito un tentativo di
estorsione mafiosa, e le conseguenti indagini avevano portato alla
cattura di alcuni esponenti della locale cosca, tra cui «omissis» e
«omissis», coinvolti nella gia’ citata operazione di polizia
giudiziaria Nuovo mandamento; in tale contesto «omissis» aveva reso
dichiarazioni collaborative all’autorita’ giudiziaria.
Pertanto, e’ importante sottolineare come, a distanza di pochi
mesi dalla suddetta operazione che, tra l’altro, aveva azzerato la
capacita’ operativa della famiglia mafiosa di Montelepre, traendone
in arresto capi e gregari, sia riemersa, in tutta la sua arroganza ed
estrema dinamicita’ criminale, l’organizzazione mafiosa locale che,
con ogni mezzo, ha continuato nel tentativo di inserirsi nelle
attivita’ imprenditoriali e nella gestione degli appalti pubblici del
comune di Montelepre, attraverso la reiterazione di un’attivita’ di
natura estorsiva, posta in essere con una metodologia odiosa e dal
valore fortemente intimidatorio.
A rendere ancora piu’ preoccupante il gesto criminoso e’ la
considerazione che la cosca mafiosa locale ha perpetrato tale gesto
intimidatorio incurante del fatto che il comune di Montelepre,
attualmente retto da un commissario straordinario regionale, in quei
giorni era oggetto dell’accesso ispettivo della commissione
d’indagine che quotidianamente vi si recava allo scopo di accertare
l’eventuale presenza di fenomeni di infiltrazione e di
condizionamento di tipo mafioso.
La risposta dello Stato non ha tardato a farsi sentire. Difatti,
come gia’ detto, in data 10 ottobre 2013, il G.I.P. presso il
tribunale di Palermo ha emesso una ulteriore ordinanza di custodia
cautelare in carcere nei confronti di n. 7 soggetti indagati per il
delitto di partecipazione all’associazione mafiosa denominata «Cosa
Nostra» ed affiliati alla cosca di Montelepre. Nell’ambito del
suddetto provvedimento cautelare e’ stata definita, tra l’altro, la
posizione di «omissis» (padre del piu’ volte citato «omissis»),
coinvolto nella vicenda inerente l’attivita’ estorsiva nei confronti
della ditta «omissis».
Dal complesso degli elementi e delle circostanze riferite
emergono, in maniera assolutamente inequivocabile, concreti, univoci
e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti tra i
responsabili della famiglia mafiosa di Montelepre sopra menzionati e
rappresentanti dell’amministrazione comunale. Ancor piu’ grave appare
la vicinanza del primo cittadino «omissis» a «omissis»,
rappresentante di Cosa Nostra nel territorio di Montelepre.
4) Per completezza si riferisce in merito ai rapporti di parentela e
frequentazione dei rappresentanti dell’amministrazione comunale con
esponenti della criminalita’ organizzata.
Sindaco
«omissis».
L’ordinanza cautelare del 4 aprile 2013 ha ampiamente evidenziato
lo stretto legame del primo cittadino con il responsabile della
famiglia di Montelepre. Peraltro, l’ex sindaco «omissis» e’ altresi’
stato notato piu’ volte – in particolare nel periodo appena
precedente le consultazioni elettorali che portarono alla sua prima
elezione a sindaco – in compagnia del mafioso «omissis», di cui si e’
gia’ detto sopra, il quale e’ figlio del noto «omissis», «uomo
d’onore» della famiglia mafiosa di Montelepre, inserito ai vertici
della struttura criminale avendo rivestito il ruolo di capo decina.
Inoltre, il «omissis», risulta legato da vincoli di parentela,
seppure lontani, con «omissis» (3) , che a sua volta risulta essere:
affiliato alla famiglia mafiosa di Montelepre;
cugino di primo grado di «omissis», arrestato nell’ottobre 2013
nell’ambito delle operazioni «Nuovo mandamento»;
cognato (4) del mafioso «omissis», e dell’impiegato comunale
«omissis» (gia’ autista del sindaco «omissis»), entrambi tratti in
arresto il 15 ottobre scorso.
Assessore
«omissis».
E’ cognato del capo della famiglia mafiosa di Giardinello,
«omissis» (tratto in arresto nell’ambito dell’operazione «Nuovo
mandamento») in quanto il fratello «omissis» e’ coniugato con la
sorella di quest’ultimo, «omissis».
Assessore
«omissis».
E’ indicato tra i partecipanti, nel 2008 (all’epoca ricopriva la
carica di vice sindaco del comune di Montelepre) alla cena politica
presso la trattoria «omissis» di Montelepre, a cui parteciparono
politici («omissis», «omissis», attualmente sindaco di Giardinello),
imprenditori («omissis», titolare della ditta «omissis» poi risultata
affidataria di lavori al comune di Montelepre), impiegati comunali
(il gia’ citato «omissis») e mafiosi («omissis», favoreggiatore
dell’organizzazione mafiosa Cosa Nostra e legato ai «omissis», la
famiglia mafiosa dei noti capi mafia «omissis» di Partinico).
Presidente del consiglio comunale
«omissis».
E’ indicato tra i partecipanti, nel 2008, alla sopra citata cena
politica presso la trattoria «omissis».
Consigliere di maggioranza
«omissis».
E’ fratello di «omissis», a sua volta, e’ cognato di «omissis»,
figlia di «omissis», noto mafioso:
la madre, «omissis» e’ sorella di «omissis», quest’ultimo cognato
del predetto «omissis»;
il noto mafioso «omissis» e’ padrino di battesimo di uno dei suoi
figli.
Il predetto consigliere, in data 15 ottobre 2004, e’ stato notato
a Montelepre in compagnia di «omissis», genero e cognato dei mafiosi
«omissis» e «omissis».
Consigliere di maggioranza
«omissis».
In data 11 novembre 1998 veniva notato in Montelepre in compagnia
di «omissis», tratto in arresto il 15 ottobre 2013 nell’ambito
dell’operazione di polizia giudiziaria Nuovo mandamento 3 «… per
aver fatto parte della famiglia mafiosa di Montelepre assumendone la
qualita’ di capo decina dall’estate 2011 al novembre 2011 e di
co-reggente dal febbraio 2012 sino ad oggi.
Consigliere di maggioranza
«omissis».
E’ indicato tra i partecipanti, nel 2008, alla predetta cena
politica presso la trattoria «omissis».
Consigliere di maggioranza
«omissis».
E’ cognato di «omissis», collaboratore di giustizia, il quale
annovera precedenti di polizia per associazione a delinquere di tipo
mafioso, danneggiamento, omicidio doloso, porto abusivo e detenzione
di armi, delitti contro l’incolumita’ pubblica, furto ed evasione.
Consigliere di minoranza
«omissis».
E’ stato notato da militari dell’Arma, in numerose occasioni, a
Montelepre e Partinico, in compagnia di soggetti pregiudicati anche
per fatti di mafia. Nello specifico:
in data 9 settembre 1997, 31 agosto 1998 e 2 marzo 2001 di
«omissis», pluripregiudicato, vicino ad ambienti mafiosi;
in data 23 maggio 1999, di «omissis» e del mafioso «omissis»;
in data 20 giugno 2000, di «omissis» e «omissis», con precedenti
di polizia;
in data 16 marzo 2001, di «omissis, il quale e’ stato tratto in
arresto l’8 novembre 2007 e sottoposto alla misura della sorveglianza
speciale con obbligo di soggiorno per la durata di anni 2, per aver
favorito la latitanza dei noti mafiosi «omissis» e «omissis».
Consigliere di minoranza
«omissis».
E’ stato visto dalle Forze dell’ordine, in compagnia di soggetti
pregiudicati anche per fatti di mafia. Nello specifico:
in data 26 gennaio 2003, veniva controllato con «omissis» il
quale annovera vari precedenti di polizia;
in data 16 gennaio 2007, veniva notato in compagnia del noto
«omissis», di cui si e’ detto sopra e di «omissis», sopra citato
consigliere di minoranza del comune di Montelepre;
in data 15 settembre 2008, il commissariato di P.S. di Partinico,
gli rigettava l’istanza di rilascio porto di fucile per uso sportivo
a causa della frequentazione di soggetti controindicati anche per
fatti di mafia. Per lo stesso motivo veniva emesso nei suoi confronti
un divieto della prefettura di Palermo, di detenzione di armi e
munizioni.
Considerazioni conclusive.
La pervasiva influenza dell’organizzazione mafiosa, emersa
chiaramente dagli accertamenti esperiti dalle Forze di Polizia e
dalla commissione di accesso, evidenzia un quadro di palese
alterazione della libera attivita’ amministrativa degli organi
elettivi del comune di Montelepre, con conseguente compromissione del
buon andamento della cosa pubblica, del regolare funzionamento dei
servizi e del libero esercizio dei diritti civili, che ha intaccato
il sereno svolgimento dell’attivita’ dell’intero apparato
amministrativo e determinando pregiudizio per l’ordine e la sicurezza
pubblica.
Lo scenario investigativo e l’attivita’ ispettiva della
commissione di accesso, hanno evidenziato come la «famiglia» mafiosa
di Montelepre si fosse infiltrata all’interno dell’amministrazione
del predetto comune, mettendo, altresi’, in luce chiari elementi
sintomatici del condizionamento mafioso. Tali valutazioni sono state
condivise nella riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza
pubblica, integrata con la partecipazione del rappresentante della
Procura della Repubblica – DDA, presso il tribunale di Palermo,
tenutasi in data 12 dicembre 2013.
Conclusivamente, ritiene la scrivente che, alla luce di quanto
rilevato e rassegnato, sussistano quei concreti, univoci e rilevanti
elementi di cui all’art. 143, commi 1 e 13, del decreto legislativo
n. 267/2000, che comprovano la presenza di forme di condizionamento
da parte della criminalita’ organizzata, che hanno determinato
un’alterazione del procedimento di formazione della volonta’ degli
organi elettivi e compromesso il buon andamento e l’imparzialita’
dell’amministrazione comunale di Montelepre ed anche il regolare
funzionamento dei servizi ad essa affidati.
Il dirigente: Mongiovi’

Il prefetto: Cannizzo

(1) Impresa che ha effettuato lavori pubblici finalizzati al recupero
e all’adeguamento e sistemazione esterna della palestra comunale
di Montelepre sita in c.da Presti Snc.

(2) Emessa dal G.I.P. del tribunale di Palermo nei confronti, tra gli
altri, anche del latitante «omissis».

(3) Poiche’ la bisava materna del sindaco «omissis», «omissis», era
sorella del bisavo paterno di «omissis».

(4) In quanto le mogli di «omissis» e «omissis» sono sorelle del
«omissis».
 

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