Mafia. Una nuova talpa al tribunale di Palermo?

Potrebbe esserci una nuova talpa negli ambienti giudiziari palermitani. Una talpa in grado di legge le mail interne della procura e che, in qualche modo, farebbe giungere le notizie che i magistrati si scambiano via internet fino ai detenuti.
La preoccupazione nasce dalla valutazione di un intercettazione. E’ il capo della Sacra Corona Unita Alberto Lorusso in particolare ad essere “molto informato” e ad informare a sua volta Totò Riina con il quale solidarizza.
Risale al 14 novembre e, rivolgendosi proprio a Riina, dice qualcosa che non è mai stato pubblicato o reso noto: “Hanno detto – racconta Lorusso – che alla prossima udienza ci saranno in aula tutti i pubblici ministeri”.
In realtà questa ipotesi circolava in procura. Erano stati i magistrati del pool antimafia a scriversi fra loro alcune email per valutare di presenziare tutti per portare la propria solidarietà a Di Matteo ed agli altri colleghi impegnati nel processo Stato-mafia.
Sulla vicenda gli inquirenti stanno facendo approfondimenti per comprendere come la notizia possa essere giunta, in particolare  a Lorusso. Prima di aprire una inchiesta formale su una presunta talpa gli accertamenti serviranno a comprendere se delle email possa essere stato informato un avvocato che, magari inconsapevolmente, possa aver fatto trapelare la notizie o se si sia trattato di una vera e propria fuga di notizie “organizzata”.
Il clima fra il magistrati è molto teso. Il boss Riina che si trova nel carcere Opera di Milano, durante l’ora d’aria sfoga la sua rabbia con Lorusso sopratutto contro il pm Di Matteo verso il quale rivolge pesanti minacce. “E allora organizziamola questa cosa. Facciamola grossa e dico non ne parliamo più. Di Matteo gli hanno rafforzato la scorta non se ne va più… una esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo… io ve l’ho detto ieri, deve succedere un manicomio deve succedere per forza…”
Totò Riina ne ha per tutti. Persino per Matteo Messina Denaro. Contro il latitante di Castelvetrano usa parole dure. Gli rimprovera di pensare solo agli affari e di infischiarsene dei problemi del suo capo. Si aspettava, forse, un atteggiamento diverso dal padrino latitante che fedele finora lo era sempre stato. “A me dispiace dirlo questo – dice Riina – questo signor Messina questo che fa il latitante che fa questi pali eolici, i pali della luce, si sente di comandare, si sente di fare luce dovunque, fa luce, fa pali per prendere soldi ma non si interessa…”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Hide picture