CASO GIULIANO. INGROIA: “L’IPOTESI DI SOSTITUZIONE DI CADAVERE RESTA APERTA”

Il Segreto di Stato che incombe sul caso Salvatore Giuliano non sta condizionando l’inchiesta riaperta dal Procuratore Aggiunto di Palermo Antonio Ingroia che per fugare i dubbi sollevati da studiosi, il 28 ottobre scorso, ha riesumato il cadavere del Re di Montelepre sepolto nella cappella di famiglia, nella necropoli cittadina. E’ stato lo stesso Magistrato ad affermarlo alla nostra redazione, dopo l’ennesima bufala sulle indagini in corso, diffusa dalla stampa, e cioè che il dna estratto dal cadavere per anni ritenuto di Giuliano sarebbe identico a quello del nipote Giuseppe Sciortino, figlio della sorella Mariannina, con cui il profilo genetico è stato comparato dagli esperti nominati dalla Procura: il biologo Renato Biondo e il direttore del dipartimento di Medicina Legale dell’Università di Genova Francesco De Stefano. Notizia assolutamente smentita da Antonio Ingroia, che coordina le indagini per accertare se il cadavere sepolto nel cimitero di Montelepre sia effettivamente quello di Salvatore Giuliano o di un suo sosia. ”Ad oggi – ha aggiunto Ingroia – l’ipotesi di una sostituzione di cadavere resta aperta. Attendiamo l’esito delle analisi scientifiche ancora in corso. I tempi impiegati in tal senso – aggiunge – sono normalissimi. Bisogna considerare che il dna è stato estratto da resti di un uomo morto 60 anni fa”. Ingroia, infine, smentisce pure la possibilità che la comparazione tra i reperti e il profilo del congiunto vivente di Giuliano, non siano sufficienti per una attribuzione certa. Il mistero continua, dunque, sul fatto che il fuorilegge di Montelepre non sia stato ucciso il 5 luglio del 1950, ma fatto fuggire negli Usa dalla Cia. Un’ipotesi avvalorata dalle dichiarazioni di un’agente dei servizi segreti, ascoltato già dai Magistrati, che avrebbe accompagnato dagli Stati Uniti Salvatore Giuliano ai funerali della madre Maria Lombardo, avvenuti a Montelepre nel 1971 quando il fuggiasco avrebbe avuto 48 anni. Il supertestimone sarebbe un settantenne vicino in passato ai servizi segreti. Dice di essere stato in stretto contatto con Giulio Andreotti e di essersi occupato personalmente dell’operazione Giuliano. Un’ipotesi che se è confermata, potrebbe avere dei risvolti importanti nelle indagini. Tanto che lo storico partinicese Giuseppe Casarubbea che insieme al suo collaboratore Mario Cereghino presentarono l’esposto in procura per fare chiarezza sulla morte di Giuliano, ritiene opportuno l’intervento dell’FBI, l’ufficio federale di investigazione americana.

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