SAN GIUSEPPE JATO. COMMEMORATO IL PICCOLO GIUSEPPE DI MATTEO

Quattordici anni fa la mafia uccideva, sciogliendo il suo corpo nell’acido, Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, ex boss di Altofonte. Il piccolo fu infatti vittima di una vendetta trasversale nel tentativo di far tacere il padre. Giuseppe fu assassinato a San Giuseppe Jato dopo 779 giorni di prigionia, all’età di 15 anni. A denunciare la scomparsa di Giuseppe Di Matteo, fu la madre Francesca Castellese, il 14 dicembre 1993. Il piccolo era stato rapito il 23 novembre dello stesso anno, quando aveva 13 anni al maneggio di Altofonte da un gruppo di mafiosi che agivano su ordine di Giovanni Brusca, allora latitante e boss di San Giuseppe Jato. Nel paese che fu la sua prigione ed anche la sua tomba, questa mattina la Provincia Regionale di Palermo ha organizzato una manifestazione per non dimenticare. Presente alla cerimonia la madre del piccolo Di Matteo, Francesca Castellese, che ha definito il carnefice di suo figlio, l’ex capomafia Giovanni Brusca un cafone e un ignorante. Secondo la donna, poi, Cosa Nostra deve marcire. Presenti alla commemorazione anche le scolaresche di San Giuseppe Jato e del capoluogo siciliano, destinatarie del messaggio di legalità che con questa iniziativa le Istituzioni hanno voluto lanciare. « Ho ucciso Giovanni Falcone. Ma non era la prima volta: avevo già adoperato l’auto bomba per uccidere il giudice Rocco Chinnici e gli uomini della sua scorta. Sono responsabile del sequestro e della morte del piccolo Giuseppe Di Matteo, che aveva tredici anni quando fu rapito e quindici quando fu ammazzato. Ho commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti. Ancora oggi non riesco a ricordare tutti, uno per uno, i nomi di quelli che ho ucciso. Molti più di cento, di sicuro meno di duecento. » Queste sono le parole di Giovanni Brusca, uomo del disonore. I PARTICOLARI NEL TG

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