IL PROFILO DEL BOSS GIANNI NICCHI

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Amava le belle donne, la vita mondana, le auto di lusso. Ma, soprattutto, amava le armi, Giovanni Nicchi, detto ‘Tiramisu”, 28 anni il prossimo 16 febbraio, nel ritratto completo dell’agenzia ADN KRONOS. Un giovane rampante, ‘figlioccio’ del boss mafioso Antonino Rotolo, acerrimo nemico dei capimafia Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Il giovane boss, astro nascente di Cosa nostra finito adesso in carcere grazie agli uomini della sezione Catturandi della Squadra mobile di Palermo, era latitante dal 20 giugno del 2006, dopo essersi sottratto all’arresto nella maxi operazione ‘Gotha’ che aveva decapitato la Commissione di Cosa nostra. Proprio di recente e’ stato condannato a quindici anni al termine del processo ‘Gotha’, in cui era accusato di associazione mafiosa. Nicchi avrebbe trascorso molti mesi della sua dorata latitanza negli Stati Uniti. Spesso in compagnia di donne, con alcune delle quali si era anche fatto fotografare. E quelle foto erano finite sui giornali. L’astro nascente della Cupola mafiosa viaggiava tra l´Italia e gli Usa, in particolare New York, per incontrare i superstiti delle famiglie mafiose ‘perdenti’ scappate oltreoceano, gli eredi cioe’ degli Inzerillo, dei Badalamenti e dei Di Maggio. Come accertato dagli investigatori, che erano sulle sue tracce da mesi, Giovanni Nicchi era la vittima designata della cosca avversaria. In particolare, era stato designato Luigi Bonanno ad uccidere Nicchi, ‘colpevole’ di non avere accettato l’apertura dei Lo Piccolo, ancora latitanti, verso gli ‘americani’. ” Trova e spegni Tiramisu”” aveva ordinato Lo Piccoloonino Rotolo, come scoperto dai magistrati che coordinarono l’operazione ‘Gotha’ lo incarico’, prima di essere arrestato due anni e mezzo fa, di uccidere Salvatore e Sandro Lo Piccolo, padre e figlio. Gli stessi magistrati erano riusciti, in passato, ad ascoltare le voci di Rotolo e Nicchi mentre il piu’ anziano impartiva lezioni di armi al piu’ giovane ‘figlioccio’ che ascoltava con attenzione. ”Spara sempre due-tre colpi”, diceva Rotolo al giovane Nicchi, che all’epoca aveva poco piu’ di vent’anni. Rotolo era fermo nel ricordare a Nicchi: ”Non ti avvicinare assai… Non c’e’ bisogno di fare troppo scrusciu (rumore ndr)”. Poi, spiegava ancora come uccidere un uomo, quanti colpi sparare per ucciderlo. E Nicchi ascoltava in silenzio fino a replicare fiero: ”Uno – diceva – per buttarlo a terra”. ”Ne abbiamo gia’ parlato di queste cose”, diceva ancora con un po’ di supponenza per fare capire al suo padrino di avere tutto chiaro. Ma il vecchio padrino non ci stava a farsi scalzare dal giovanissimo boss in ascesa: ”Quando cade a terra – spiegava ancora con attenzione senza sapere di essere registrato dalle cimici della Polizia – in testa e basta. Vedi che in testa poi ti puoi sbrizziari (macchiare ndr), quindi subito”. Insomma, il vecchio capomafia avvertiva il giovanissimo Nicchi di stare attento e di non sporcarsi con lo stesso sangue della vittima predestinata. Sempre nella stessa baracca di lamiera, dove Antonino Rotolo scontava gli arresti domiciliarii per una presunta grave malattia, il vecchio padrino parlava agli altri ‘picciotti’ di Cosa nostra del giovane boss Giovanni Nicchi.

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