REGIONE. CRISI AGRICOLA, ISTITUITO TAVOLO TECNICO

L’assore regionale all’agricoltura Michele Cimino ha l’istituito un tavolo permanente per fronteggiare la grave crisi che sta colpendo l’agrocoltura siciliana. La decisione è stata prese ieri mattina, dopo l’incontro dell’assessore Cimino con le associazioni sindacali di categoria.
Il tavolo tecnico si riunirà settimanalmente per stabilire le linee guida da adottare. “Le imprese sono al tracollo – ha detto l’assessore -, non hanno ormai neppure la forza economica di iniziare la nuova campagna agricola. Se non si aiutano agevolando l’accesso al credito avranno difficoltà anche a partecipare ai progetti del nuovo Piano di sviluppo rurale”. Cimino ha sottolineato che “bisogna, innanzitutto, rivedere il rapporto con le banche: l’Unicredit ha in mano circa l’80 per cento del credito agrario, che è vitale per la nostra agricoltura, a cui si riconducono tanti altri sistemi produttivi. Sarebbe opportuno anche un incontro con le parti sociali e i rappresentanti dei maggiori istituti di credito siciliani perché vengano in aiuto al settore”.
“La crisi dell’agricoltura è una questione meridionale che ha un conto aperto da sempre – continua Cimino – sul piano nazionale ed europeo, sedi in cui va affrontata e risolta una volta per sempre. La Regione farà la sua parte, cercando di mettere a sistema tutto ciò che non produce, a cominciare dei consorzi di ricerca, che sono davvero tanti e, in alcuni casi, inutili o doppioni”.
Riguardo la crisi di mercato, secondo il presidente della Cia, Gurrieri, “la situazione dell’agricoltura siciliana è talmente grave da richiedere interventi di portata eccezionale. Oltre alla dichiarazione dello stato di crisi di mercato e di calamità naturale è necessario un segnale forte di attenzione verso le produzioni locali mortificate dalla speculazione e dalla crisi”. Gurrieri ha chiesto al governo “di sospendere immediatamente le licenze per la commercializzazione dell’ortofrutta alla Gdo che vende quasi esclusivamente prodotti non siciliani e di erogare i fondi del Psr solo ai trasformatori che sottoscrivono accordi di filiera con i produttori dell’Isola, e di attivare confronti sui prezzi con chi trasforma, in particolare del latte e del grano”.
Alfredo Mulè della Coldiretti ha posto l’accento, anche, sulle difficoltà di accesso al credito: “Bisogna individuare, per ciascun comparto, strumenti, tempi e modi per superare la crisi, intervenendo immediatamente per fronteggiare la riduzione dei prezzi alla produzione. Bisogna anticipare il pagamento dei premi comunitari e attuare con celerità quanto stabilito dall’ultima finanziaria in tema di aiuti perché la situazione è allarmante”.
“Per rispondere ai segnali della crisi che sta coinvolgendo tutti i principali comparti produttivi dell’isola, è necessaria – secondo Gerardo Diana di Confcooperativa – una deliberazione regionale che impegni il governo nazionale a sospendere tutti pagamenti di ordine fiscale e tributario. Occorre, inoltre, una iniezione di liquidità che potrebbe essere attivata attraverso l’anticipazione dei premi comunitari e di tutte le altre richieste di ordine regionale”.
Anche la promozione, quella non produce una reale economia, per Cimino “è un segmento da mettere a sistema coinvolgendo anche gli altri rami dell’amministrazione che mettono in campo progetti di comune interesse”. “Mi riferisco, ovviamente – ha detto ancora l’assessore – alla promozione dell’agroalimentare da internazionalizzare, invece, potenziando i distretti produttivi ai quali saranno declinati a breve finanziamenti per circa 121milioni euro. Questo non significa escludere le microaziende ma fare in modo che si aggreghino con quelle più grandi, da cui trarre conoscenza e, di conseguenza, forza competitiva”. “Una competizione che comincia con la salvaguardia dei nostri prodotti. Pretendiamo anche – ha concluso l’assessore – dalla Guardia costiera e dalla Guardia di Finanza maggiori controlli per non far entrare alimenti contraffatti, in concorrenza in termini di prezzo con le nostre produzioni, che si spacciano per prodotti di qualità e che nulla hanno a che vedere con le nostre tipicità”.
Secondo la Cia che ha attivato lo stato di agitazione “le imprese agricole siciliane ogni giorno di più perdono competività sui mercati mentre i produttori vedono sempre ridurre i propri redditi.”

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