CARINI. GLI IMPRENDITORI ALTADONNA E BORRUSO IN MANETTE PER MAFIA

Agenti della Polizia di Stato della sezione “Catturandi” della Squadra Mobile di Palermo hanno arrestato Lorenzo Altadonna, 46anni, imprenditore di Carini. L’uomo è finito in manette a seguiro di una Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere, emessa l’8 luglio scorso, dalla terza Sezione Penale del Tribunale di Palermo. L’emissione del provvedimento è scaturita dalla condanna a 12 anni di carcere, inflittagli in primo grado dall’Autorità Giudiziaria, per concorso esterno in associazione mafiosa, nel contesto del processo sull’operazione denominata “Occidente”. Arrestato il 25 gennaio del 2007, quando la Polizia di Stato inferse un duro colpo agli interessi economici del clan Lo Piccolo, dando un nome ed un volto ai capi ed ai vertici operativi delle famiglie mafiose Carini, comprese nel mandamento di San Lorenzo – Tommaso Natale e guidato dall’allora superlatitante Salvatore Lo Piccolo. L’inchiesta servì a ricostruire l’ organigramma e la struttura interna dei sodalizi criminosi e a fare luce su numerose estorsioni nell’area di influenza dell’organizzazione criminale i cui proventi venivano destinati all’arricchimento degli esponenti di cosa nostra ed al sostentamento delle famiglie dei mafiosi detenuti. Attraverso la documentazione di riunioni di mafia, furono acquisiti importanti elementi investigativi sui rapporti d’affari dei mafiosi con imprenditori compiacenti o complici, accertando gli interessi delle famiglie del mandamento di San Lorenzo nel settore dei lavori edili e delle imprese commerciali. Tra questi c’era anche l’imprenditore Lorenzo Altadonna, ritenuto vicino alla famiglia mafiosa di Carini. Il 5 marzo del 2007 Altadonna fu scarcerato poiché il Tribunale del Riesame dichiarò nulla l’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa nei suoi confronti due mesi prima. Ieri, a seguito della condanna inflittagli in primo grado, per l’imprenditore di Carini si sono riaperti i cancelli del carcere.

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Arrestato stamani, anche l’imprenditore Giovanni Borruso, di Carini, per intestazione fittizia di beni. L’uomo, proprietario di una catena di negozi di ottica a Palermo, è accusato di essere il prestanome di un boss mafioso. Il provvedimento cautelare è del gip del tribunale di Palermo, su richiesta del pm Roberto Scarpinato ed eseguito dalla Dia. Il giudice ha anche ordinato il sequestro di un’azienda. Giovanni Borruso è parente di Pietro Senapa, esponente di primo piano della famiglia mafiosa di Corso dei Mille di Palermo e cognato del latitante mafioso Antonino Lauricella detto “Scintilluni”. Borruso, dicono gli investigatori, anche se non indicato come “uomo d’onore” è ritenuto “orbitare nell’area delle persone vicine o contigue a Cosa nostra, in quanto socio-prestanome di Mario Martello, 59 anni, detenuto ergastolano, mafioso della famiglia di San Giuseppe Jato, con precedenti per associazione mafiosa, omicidio, rapina, detenzione di armi e sequestro di persona a scopo di estorsione”. Martello è stato arrestato nel 1993 per l’omicidio di Francesco Baio avvenuto a San Giuseppe Jato il 10.03.1984, in concorso con  Bernardo Brusca, Baldassare Di Maggio, Mario Santo Di Matteo e Gioacchino La Barbera.

Secondo l’accusa Borruso avrebbe gestito il denaro di Martello. Gli investigatori hanno sequestrato ed esaminato la corrispondenza tra i due, in cui il detenuto rimproverava al socio prestanome di avere accresciuto il passivo e minimizzato l’attivo del negozio. Con il provvedimento cautelare è stato sequestrato il complesso aziendale della ditta individuale “Occhialeria di Borruso Giovanni”, per un valore di circa quattrocentomila euro. L’operazione scaturisce dall’ inchiesta della direzione investigativa antimafia nei confronti della famiglia mafiosa di Altofonte (Palermo) che ha già portato all’arresto di Giovanni Francesco Vassallo, 58 anni, e Nicola Alessio Pitti, 36 anni, per mafia e al sequestro di beni per quattro milioni di euro, nel febbraio 2008.

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