Isola delle Femmine. Delitto Enea, confermata la condanna a 30 anni per il boss Bruno

Confermata la condanna a 30 anni per il boss ergastolano di Isola delle Femmine Francesco Bruno, ritenuto il killer di Vincenzo Enea.

Un delitto rimasto avvolto nel mistero per lunghi anni, un’inchiesta riaperta dal sostituto procuratore Francesco Del Bene, che è andato persino negli Stati Uniti per raccogliere le testimonianze di due figli di Vincenzo Enea.

Il costruttore fu assassinato l’8 giugno del 1982, vicino al cantiere dove stava realizzando degli alloggi.

La sentenza è stata emessa col rito abbreviato, che da diritto ad uno sconto di pena. In questo modo Bruno ha evitato l’ennesimo ergastolo. Il boss isolano è al carcere a vita, per altri due omicidi, quelli di Stefano Gallina e Benedetto D’Agostino; quest’ultimo delitto, peraltro, è collegato all’eliminazione di Vincenzo Enea.

Quando il costruttore venne ucciso stava realizzando degli alloggi ad Isola delle Femmine, nei pressi del residence Costa Corsara. Secondo la ricostruzione dell’accusa, il movente dell’assassinio, sarebbe stato legato allo sconfinamento nei suoi terreni della società Bbp, dei fratelli Bruno e del loro socio Pomiero. Assieme a Benedetto D’Agostino, che conosceva il boss di Partanna Mondello, Saro Riccobono, Enea cercò di ottenere un arretramento volontario dei suoi vicini. Ma nel giro di pochi giorni vennero uccisi sia il mediatore che l’imprenditore edile.

Il commando in entrambi i casi sarebbe stato formato da Riccobono, Francesco Bruno e dal boss di Tommaso Natale Salvatore Lo Piccolo. Riccobono è morto nell’82, per lo Piccolo non sono stati trovati riscontri sufficienti, e Francesco Bruno è rimasto l’unico colpevole del caso.

Ad incastrare il boss, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e il racconto del figlio di Vincenzo Enea, Pietro, che la mattina di quell’8 giugno vide Francesco Bruno a bordo dell’auto del padre.

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