Montelepre. Omicidio Licari, si continua ad indagare su muratore

“Non vi è alcun dubbio sulla circostanza che colui il quale prese il caffè con Baldassare Licari è lo stesso che ebbe ad ucciderlo”. E’ una delle considerazioni del gip Lorenzo Matassa – affidate alle pagine del Giornale di Sicilia – che ieri ha convalidato il fermo per l’omicidio dell’ex cantoniere di Montelepre, emesso a carico di Antonio Muratore, 76 anni. Il giudice considerato il pericolo di fuga ma anche quello di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato, ha disposto per l’anziano la custodia cautelare in carcere. L’indagato infatti, dopo il prelievo di saliva necessario per gli esami scientifici, sarebbe andato prima a Roma e poi in Spagna, luoghi in cui ha alcuni parenti. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Claudio Corselli e dai sostituti Dario Scaletta e Cladio De Lazzero, è tutt’altro che conclusa: molti i punti da chiarire e sopratutto, restano da individuare eventuali complici che avrebbero partecipato al delitto: i colpi di pistola che a novembre uccisero Licari sarebbero stati sparati infatti da due armi diverse. Muratore, difeso dall’avvocato Vincenzo Lo Re, ha negato sia davanti ai pm, che davanti al gip di essere stato a casa di Licari il giorno dell’omicidio, mettendo in discussione dunque la prova della Dna, ovvero la saliva trovata su una delle tazze di caffè all’interno della casa del pensionato nelle campagne di Borgetto. Il movente sarebbe legato all’installazione di un recipiente su una palazzina di Montelepre, dove la vittima e uno dei familiari di Muratore avevano degli appartamenti. Al vaglio degli investigatori ci sono pure alcune intercettazioni telefoniche . In una di queste, Muratore avrebbe parlato al telefono della vittima, fingendo di non conoscerla per allontanare i sospetti.

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