Anniversario Strage di Capaci, Primaradio dedica palinsesto a testimonianze dirette e ricordi ascoltatori

Falcone che fuma il suo sigaro cubano in auto e che viene “rimproverato” dall’agente di scorta, Falcone che segue lavorando con la coda dell’occhio dalle telecamere del suo bunker al Palazzo di Giustizia gli agenti in servizio mentre giocano a carte e poi esce per rimproverarli quando non fanno il gioco giusto. Queste testimonianze di protagonisti diretti e indiretti della strage di Capaci e i ricordi degli ascoltatori di quel terribile giorno del 1992 animeranno l’intero palinsesto di giovedì 23 maggio dell’emittente radiofonica Primaradio, che trasmette nella Sicilia Occidentale, e che vuole ricordare così il trentaduesimo anniversario della strage. Parlano poliziotti che hanno lavorato alla scorta del Giudice Falcone, l’ex autista Giuseppe Costanza, che si salvò perché seduto nel sedile posteriore dell’auto blindata avendo lasciato la guida al magistrato, i soccorritori, giornalisti e fotografi arrivati presto sul luogo della strage ma anche semplici cittadini che ricordano cosa stavano facendo quel giorno in concomitanza con la strage e cosa hanno provato e pensato.

Giuseppe Costanza, autista del giudice Giovanni Falcone, racconta gli ultimi 13 minuti prima dell’esplosione: “si disse che se io fossi stato alla guida il giudice Falcone stando seduto dietro si sarebbe salvato lui e sarei morto io. Ne sarei stato più che felice perché se Falcone fosse rimasto in vita l’Italia oggi sarebbe ben diversa, lui sapeva dove mettere le mani. Lo dico perché la settimana prima dell’attentato, arrivando a Palermo, salendo in macchina mi disse ‘è fatta, sarò il Procuratore nazionale Antimafia, ci organizzeremo come ufficio a Palermo e ci muoveremo con un piccolo elicottero’. La strage penso proprio sia dovuta a quella nomina. E successivamente – conclude Costanza – in via D’Amelio è stato ucciso il giudice Borsellino per la stessa motivazione perché sarebbe stato il successore di Falcone alla direzione nazionale antimafia”.

Diego Bonsignore, poliziotto in pensione ex autista di Giovanni Falcone per 4 anni ricorda ai microfoni di Primaradio quando il giudice stava fumando un grosso sigaro cubano, lui aprì il vetro e fece notare al magistrato che stavano soffocando: “pensavo che mi avrebbe sollevato dalla scorta invece il dottor Falcone ha saputo incassare”. A Bonsignore viene in mente anche quando giocavano con i colleghi a carte nel bunker del Palazzo di Giustizia di Palermo: “lui ci guardava dalle telecamere e quando vedeva che un collega giocava male usciva e gli diceva in dialetto non sai giocare, levaci mano”. 

Antonio Vassallo, allora giovane fotografo di Capaci, arrivò sul posto pochi minuti l’esplosione e vide estrarre dall’auto blindata Giovanni Falcone “a cui dondolava ancora la testa” e la giudice Francesca Morvillo sua compagna. A Vassallo sequestrarono il rullino della sua macchina fotografica che non è mai finito agli atti dell’inchiesta. O ancora chi arrivando sul posto mezz’ora dopo sentiva un forte odore di “carne bruciata” o vedeva gli investigatori raccogliere dentro secchi di plastica reperti anche umani.

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