I Ros mettono le manette ai polsi di altri tre fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro

Tre insospettabili fiancheggiatori del defunto boss Matteo Messina Denaro sono finiti nel mirino degli investigatori. I carabinieri del Ros hanno arrestato per associazione mafiosa l’architetto Massimo Gentile e il tecnico radiologo dell’ospedale di Mazara del Vallo Cosimo Leone e per concorso esterno in associazione mafiosa Leonardo Gulotta.

L’inchiesta è stata coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Gianluca De Leo e Piero Padova. Dalla cattura del boss, avvenuta il 16 gennaio del 2023, sono finite in manette 14 persone accusate di aver aiutato il capomafia ricercato. Quattro sono già state condannate. 

Secondo quanto accertato dai militari, Gentile, l’architetto arrestato dai Carabinieri, avrebbe ceduto al boss Messina Denaro la propria identità al “fine di fargli acquistare un’autovettura e un motociclo, sottoscrivere le relative polizze assicurative, compiere operazioni bancarie ed eludere i controlli delle forze dell’ordine” assicurandogli in questo modo “la possibilità di muoversi in stato di latitanza sul territorio e di contribuire a dirigere il sodalizio”.

A novembre 2014, Matteo Messina Denaro sarebbe andato personalmente prima da un concessionario auto di Palermo per acquistare una Fiat 500 e poi in banca a ritirare l’assegno da consegnare al rivenditore.

Il boss avrebbe usato una falsa carta di identità intestata all’architetto Massimo Gentile e indicando come numero telefonico di riferimento per eventuali comunicazioni quello di Leonardo Gulotta. 

L’input all’inchiesta deriva da un appunto con scritto “10mila + 500 per Margot” trovato in casa del boss dopo la cattura. Margot era lo pseudonimo che Messina Denaro usava per indicare le sue auto nei pizzini o nei documenti. La caccia al veicolo avrebbe portato i carabinieri a una concessionaria di Palermo dove è stata trovata la pratica dell’acquisto dell’autovettura con i documenti consegnati dall’acquirente, tra i quali la fotocopia della carta d’identità intestata a Gentile su cui era stata incollata la foto di Messina Denaro, prova che il boss sarebbe andato di persona ad acquistare la Fiat.

Il documento, che portava la firma dal padrino, conteneva alcuni dati corrispondenti a quelli di Gentile ed altri falsi: come l’indirizzo di residenza indicato in “via Bono”, non corrispondente a quello reale dell’architetto, e la data di scadenza. Per l’acquisito il capomafia ha versato 1.000 euro in contanti e 9.000 attraverso un assegno circolare emesso dalla filiale di Palermo dell’Unicredit di Corso Calatafimi.

Allo sportello, per ottenere l’assegno, ha esibito il falso documento, versato  9.000 euro dichiarando che fossero frutto della propria attività di commercio di vestiti. Come recapito telefonico per le comunicazioni ancora una volta il boss avrebbe lasciato il cellulare di Gulotta “una persona fidatissima e perfettamente informata di ciò che stava accadendo, poiché altrimenti chiunque altro ignaro della compravendita avrebbe, al primo contatto telefonico, allarmato la concessionaria e probabilmente messo a serio rischio la identificazione del latitante”, scrivono i pm.

L’auto, per tutto il periodo di utilizzo – tre anni – è stata assicurata a nome di Gentile e in almeno un anno le polizze, come hanno mostrato le comparazioni grafiche, hanno portato la firma di Messina Denaro. Dalle indagini è emerso anche che nel 2007 l’architetto ha acquistato per conto del boss una moto Bmw che lo stesso Gentile avrebbe portato alla demolizione in una officina a cui si fa riferimento in un pizzino nascosto in una sedia, trovato a casa della sorella di Messina Denaro, Rosalia, dopo l’arresto del padrino.

Il veicolo, secondo i pm, sarebbe stato usato dal padrino dal 2007 al 2015, e revisionato e assicurato a nome di Gentile. I bolli di moto e auto, infine, nel 2016 sono stati pagati l’uno a 40 secondi dall’altro in una tabaccheria di Campobello di Mazara dove, sette anni dopo, pochi giorni prima della cattura, il capomafia latitante sarebbe andato a fare acquisti.

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