Castellammare del Golfo, in cenere 350 ettari di bosco e macchia mediterranea: si pensa al dolo

 «Il fronte di fuoco dopo l’area del Belvedere ha interessato zona Costa Larga-RomitaSul posto sono arrivati ma non sono intervenuti i canadair a causa del forte vento. Squadre del servizio antincendio boschivo della forestale, vigili del fuoco e protezione civile al lavoro ininterrottamente per tutta la notte nel tentativo di arginare il gravissimo incendio che ancora una volta ha gravemente ferito il nostro territorio».

Lo afferma il sindaco di Castellammare del Golfo Giuseppe Fausto poiché intorno alle 19,40 di sabato 9 marzo un fronte di fuoco partito dalla zona Madonna di Fatima ha poi lambito l’area del Belvedere, spostandosi in zona “Craparello” da dove si è diviso raggiungendo pizzo Teleffio, nella parte alta della montagna e l’altro fronte in zona costa larga-romita. L’incendio si è allargato sempre più a causa del forte vento e dell’impossibilità a raggiungere i luoghi nelle ore serali. Monte Inici, la montagna che sovrasta Castellammare del Golfo, tragicamente illuminata dalle alte fiamme per tutta la notte con più fronti di fuoco, all’alba parzialmente circoscritti, che dunque lasciano pensare a roghi di natura dolosa.  

Presto per fare un bilancio dei gravi danni ma secondo una prima sommaria stima sarebbero già oltre 350 gli ettari di bosco e macchia mediterranea ridotti in cenere.  Circa il 30% gli alberi bruciati nel percorso dell’incendio perché è andato a fuoco il sottobosco, in particolare l’ampelodesma.

Il sindaco Giuseppe Fausto è rimasto sui luoghi fino a stamattina ma al momento lo stato di allerta è rientrato e rimangono gli operatori a presidiare le aree che stanno per essere bonificate. «Grazie alle squadre che hanno operato ininterrottamente per domare il vasto incendio che ha interessato per tutta la notte il nostro territorio propagandosi a causa del forte vento di scirocco. Un inferno di fuoco e ancora ferite insanabili e –dice amareggiato il sindaco Giuseppe Fausto- incalcolabili danni ambientali ed economici ad un territorio martoriato da una piaga gravissima che danneggia l’intera comunità. Grazie a quanti hanno messo e stanno mettendo in sicurezza le aree anche a rischio della loro incolumità».

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