“Corleone capitale contadina”: lunedì si ricordano i 130 anni dei fasci siciliani

“Corleone capitale contadina” è il titolo di un convegno che si terrà lunedì 29 maggio alle ore 10 presso la Casa del Popolo di Corleone, in via Bernardino Verro.      L’iniziativa nasce per ricordare il 130° anniversario dei fasci siciliani e ripercorrere il contesto storico della costituzione del Fascio di Corleone, il primo della provincia di Palermo, fondato da Bernardino Verro il 9 settembre 1892 e inaugurato il 9 aprile 1893.     Verro e il gruppo dirigente del Fascio corleonese diedero un contributo fondamentale per l’elaborazione dei famosi “Patti di Corleone”, primo esempio di contratto sindacale scritto dell’Italia capitalistica, approvati durante il congresso provinciale del 30 luglio 1893, svoltosi proprio a Corleone, allora vera e propria “capitale contadina”.    Interverranno Dino Paternostro, del dipartimento Memoria storica Cgil Palermo, Pippo Cipriani, di Legacoop Sicilia e Michele Figurelli, dell’Istituto Gramsci siciliano. Conclusioni del segretario generale Cgil Palermo Mario Ridulfo. Porteranno i saluti il sindaco di Corleone Nicolò Nicolosi, la responsabile della Camera del Lavoro di Corleone Caterina Pollichino,  Claudio Di Palermo del Cidma  di Corleone, Salvatore Nicosia dell’Istituto Gramsci, Armando Sorrentino di Anpi Palermo, Fausto Melluso di Arci Sicilia, Francesco Petrotta, dell’associazione Portella della Ginestra e Dario Fazzese, segretario generale Flai Cgil Palermo.   “La lezione dei Fasci – dichiarano Dino Paternostro e Mario Ridulfo – conferma che l’antimafia sociale è il modo più e efficace per combattere questa forma di criminalità organizzata che condiziona fortemente la Sicilia e l’intero Paese. Rievocare le lotte sociali dei Fasci ci fa comprendere che, oggi più che mai, servono non gli astratti richiami alla legalità, ma la concreta pratica della giustizia sociale, la conquista del lavoro contrattualmente garantito, la rivendicazione della sicurezza nei luoghi di lavoro, il rispetto dei diritti delle persone”.     “Durante la breve ma straordinaria stagione dei Fasci, Bernardino Verro e i contadini di Corleone elaborarono anche un contratto per i braccianti agricoli. Probabilmente anche questo, come i Patti – dichiara Dario Fazzese –  rappresenta uno dei primi esempi di contratto sindacale scritto dell’Italia capitalistica. Ed è interessante notare che, oltre alle paghe giornaliere diversificate per tipologia di lavori, i braccianti agricoli rivendicavano il diritto ad una sorta di mensa aziendale ante litteram (o la sua monetizzazione), con precise richieste, come quella di avere, ad esempio,   vino buono”.          Qualche anno dopo l’esperienza dei Fasci, sciolti nel gennaio 1894 dal presidente del consiglio Francesco Crispi, la cooperativa “Unione agricola”, fondata dal Verro, ed altre cooperative nate in Sicilia nei primi del ‘900, con lo strumento delle “affittanze collettive” avevano trovato il modo di sottrarsi all’abbraccio mortale dei gabelloti mafiosi.     Ma dovettero subire la feroce reazione di quest’ultimi, che assassinarono alcuni esponenti del movimento contadino, Luciano Nicoletti, Andrea Orlando, lo stesso Verro a Corleone (assassinato il 3 novembre del 1915) e Lorenzo Panepinto a S. Stefano Quisquina.   Per l’occasione, è stato stampato dalla Cgil Palermo e dalla Flai Cgil Palermo un opuscolo che contiene, oltre a foto d’epoca, gli interventi di Francesco Renda e Giuseppe Casarrubea, storici del movimento contadino,  alla conferenza “I Fasci siciliani: Corleone capitale contadina” del 1979,  l’articolo di Marcello Cimino su L’Ora che racconta dei ragazzi di Corleone presenti a quella conferenza; il servizio speciale di Adolfo Rossi da Corleone, scritto per la Tribuna di Roma nel 1893, con un’intervista a Bernardino Verro. E ancora: il testo del contratto per i braccianti agricoli del 7 maggio 1893, con firma autografa di Verro. Il testo dei “Patti di Corleone” del 30 luglio 1893, il decreto di scioglimento del fascio di Corleone e dei Fasci del circondario, del 17 gennaio 1894 e l’appello per un nuovo monumento a Verro del 13 maggio 1992.

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