Carini Iod, premiato studio su “mausoleo gaginiano celato nella cripta della Chiesa Madre” (Video)
“Il mausoleo gaginiano di Pietro III La Grua e la cripta gentilizia di famiglia nella chiesa Maggiore di Carini”. È il titolo di un’importante studio portato avanti da Aurelio Grasso e Vito Badalamenti nell’ambito del progetto “Alla ricerca di Laura” mirato a ricostruire la vera storia della Baronessa di Carini; studio che è stato premiato con un riconoscimento speciale dall’associazione del Nord America Carini Iod nel corso dell’ultima edizione del Gala Dinner annuale. Il sodalizio da anni sostiene il lavoro certosino avviato da Vito Badamenti attraverso opere letterarie, studi e pubblicazioni sulla storia della baronessa di Carini Laura Lanza di Trabia e ad altri argomenti di notevole interesse riconducibili alla nobildonna uccisa dal padre per ragioni d’onore. Lo studio premiato da Carini Iod ha fatto emergere la presenza di un’opera gaginiana di pregevolissima fattura, fatta per il figlio di Laura Lanza Baronessa di Carini che, non soltanto venne ultimata come da contratto, ma assemblata all’interno della Chiesa Maggiore di Carini, nella cripta gentilizia della famiglia La Grua, dedicata alla Madonna del Riso, voluta come da testamento da Pietro I La Grua. Secondo Aurelio Grasso e Vito Badalamenti l’opera è ancora oggi celata nella cripta del duomo cittadino insieme ad altri pregevolissimi manufatti marmorei. E a confermarlo sarebbero dei documenti che i due studiosi hanno rinvenuto grazie alla collaborazione dell’archivista presso il MuMe (Museo Interdisciplinare) di Messina Rina Stracuzzi e dal frate cappuccino Fiorenzo Fiore. Tra questi un disegno dell’opera che avrebbe realizzato Vincenzo II la Grua, vidimato dal notaio Vincenzo Lo Vecchio e consegnato al Gagini per realizzarla in marmo bianco di carrara.
Vincenzo II La Grua, per il sarcofago del figlio Pietro III, si era ispirato alle tombe Reali esistenti nella Cattedrale di Palermo. Lungo due metri, alto più di tre, nel sarcofago andava scolpita anche la figura di don Pietro III La Grua, suo figlio, come riportato minuziosamente anche dalla descrizione. Una scoperta che sta suscitando molto interesse. Anche il Console Generale d’Italia a Philadelphia Cristina Mele, presente al gala dinner di Carini Iod, nel congratularsi con gli autori dello studio ne ha richiesto una copia a Vito Badalamenti che alla serata ha ritirato il premio. Sia l’ex presidente del sodalizio Maurizio Randazzo che il neo vertice Natale Amato auspicano che la ricerca continui per contribuire alla valorizzazione della storia di Carini. “Crediamo molto nel lavoro svolto – evidenziano gli autori dello studio – la speranza adesso è che le Autorità competenti possano riportare alla luce le ricchezze storiche e monumentali custodite nella cripta della Chiesa Madre di Carini; cripta che nel 1861 venne sigillata per rifare la pavimentazione al luogo di culto”.
Infine preannunciano ulteriori novità grazie a nuovi documenti rinvenuti negli ultimi mesi.
Di Loredana Badalamenti