Carini, l’Italtel è di nuovo in crisi: sindacati lanciano allarme

Una richiesta di incontro urgente su Italtel ai fini della salvaguardia delle attività produttive e dei livelli occupazionali.I segretari generali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil hanno inviato una nota al presidente della Regione Nello Musumeci, all’assessore alle Attività produttive Mimmo Turano e al sindaco di Palermo Roberto Lagalla per affrontare la situazione del comprensorio “Marisa Bellisario” dell’area industriale di Carini ed evidenziare lo stato di crisi in cui è venuta nuovamente a trovarsi l’azienda. 
   Quello che era un polo strategico, con 2mila dipendenti, negli ultimi trent’anni è andato sempre più ridimensionandosi con utilizzo massiccio di ammortizzatori sociali e con un organico che si è progressivamente ridotto, fino a contare 177 professionisti, in gran parte informatici. 
   Con l’acquisizione di Italtel da parte di un’azionariato formato dal Gruppo Psc (54 per cento), dal Fondo Clessidra (28 per cento) e da Tim (18 per cento), sembrava che le cose potessero cambiare. Ma invece, a valle della procedura di concordato di Italtel omologata dal Tribunale di Milano nel dicembre 2021, è giunta nei giorni scorsi la notizia che la Psc, dichiarando di versare in grave crisi finanziaria, ha a sua volta presentato istanza di ammissione in concordato presso il Tribunale di Lagonegro. 
  La Fiom denuncia una “condizione drammatica”.  “Con l’acquisizione da parte del nuovo gruppo ci aspettavamo una ripresa. Invece la situazione è perfino peggiorata – dichiarano per la Fiom Palermo il segretario generale Francesco Foti, il segretario provinciale Rosario Tomaselli e l’Rsu Italtel Filippo Lupo –   In un incontro che si è svolto il 23 giugno scorso al Mise, l’azienda ha comunicato di dover fare ricorso ancora agli ammortizzatori sociali, ovvero alla cassa integrazione per crisi, prevista dal governo per un minino di 8 mesi, e ha dichiarato 200 esuberi su scala nazionale, 50 in più di quelli prospettati dalla vecchia società. In questi anni di pensionamenti, nel sito di Palermo non è arrivata nessuna nuova assunzione di giovani”.  
All’interno del sito, di proprietà di Italtel, operano anche altre aziende come la Selicab, che realizza schede elettroniche, con 150 dipendenti, la Engi, Exprivia, e da poco Alpitel, una controllata delle telecomunicazioni di Psc con 20 lavoratori anch’essi preoccupati per il loro futuro. “Il nostro timore – aggiungono Foti, Tomaselli e Lupo – è che le azioni e le operazioni effettuate nell’ambito della procedura che interessa Psc possano impattare anche la partecipata Italtel, con il rischio di smantellamento dei suoi asset, in toto o in conseguenza a operazioni di dismissione di parti dell’azienda. In questo contesto, è assolutamente necessario valutare le possibili iniziative che le istituzioni a livello regionale e locale possono intraprendere a tutela e a sostegno della sopravvivenza e dello sviluppo del sito di Carini, con particolare attenzione alla salvaguardia dei livelli occupazionali”.  
Un primo passo, secondo la Fiom Cgil Palermo, potrebbe essere l’utilizzo di 750 mila euro stanziati dalla Regione siciliana (cofinanziamento accordo di innovazione: progetto Italtel) secondo quanto dichiarato all’incontro al Mise.

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