Mafia, interessi su droga, turismo e caffè, 32 arresti a Palermo (Video)

Ennesimo blitz dei carabinieri nel popolare quartiere palermitano di Porta Nuova . Su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per trentadue persone. Il blitz di oggi è la prosecuzione dell’inchiesta che nei mesi scorsi ha stravolto i piani della nuova cupola di Cosa Nostra. Il procuratore Francesco Lo Voi, l’aggiunto Salvatore De Luca, e i sostituti Amelia Luise e Maurizio Agnello contestano agli indagati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, favoreggiamento reale aggravato, trasferimento fraudolento di valori, sleale concorrenza aggravata dalle finalità mafiose, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illecita di armi. Le indagini confermano che il mandamento è nelle mani dei fratelli Di Giovanni e che, ad essi sono legati gli affari della droga, ma anche imprese dedite al turismo e alla distribuzione del caffè. La complessa attività investigativa ha rivelato che all’atto della sua scarcerazione, nel 2015, Gregorio Di Giovanni aveva immediatamente affiancato il reggente del mandamento Paolo Calcagno, prendendone poi il posto nel momento in cui questi veniva tratto in arresto nel corso dell’operazione “Panta Rei”, eseguita nel dicembre dello stesso anno. È emerso inoltre come il mandamento mafioso di Porta Nuova avesse organizzato le piazze di spaccio di sostanze stupefacenti, che continua a costituire la principale fonte di reddito di cosa nostra (seguita subito dopo dalle estorsioni), diretta conseguenza della domanda che non accenna a decrescere, anzi sembra in continua crescita; sono state registrate, nel corso delle indagini, numerose richieste di acquisto di droga per uso personale anche da parte di una nutrita schiera di acquirenti costituita da imprenditori e liberi professionisti della città. Nell’elenco degli acquirenti di cocaina, hashish e marijuana ci sono una settantina di nomi di avvocati, medici, liberi professionisti e imprenditori della ristorazione. Due aziende, una imprenditoriale, l’altra commerciale, riconducibili ad esponenti di vertice di cosa nostra, ma intestate a prestanomi, sono state sequestrate. In tema di attività commerciali è stato contestato il reato di illecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso per avere imposto la fornitura di caffè a bar del territorio. Infine, sono stati individuati gli autori di 5 estorsioni consumate o tentate nei confronti di imprenditori e commercianti costretti al versamento a cosa nostra di ingenti somme di denaro.

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