Carini, altra condanna per l’imprenditore “mafioso” Salvatore Cataldo

Nessuno sconto di pena per l’imprenditore carinese Salvatore Cataldo, finito sotto scacco nell’ambito dell’operazione antimafia Addio Pizzo 5. Nel processo di rinvio dalla Cassazione, così come scrive il Giornale di Sicilia, la terza sezione della Corte d’Appello ha riconfermato nei suoi confronti la condanna ad 8 anni e 4 mesi ; una sentenza che arriva nonostante la Suprema Corte avesse chiesto ai nuovi giudici di verificare se alcune rivelazioni fatte dai pentiti nei suoi riguardi fossero state sufficientemente riscontrate. Cataldo è accusato dell’occultamento del cadavere di Giovanni Bonanno, figlio del superkiller Armando. L’imprenditore venne sorpreso dalla polizia mentre scavava con un bobcat nel fondo Faillla Pottino di Villagrazia di Carini, perche stava tentando di sotterrare i resti di Bonnano. Contro di lui vennero mosse delle accuse anche dai pentiti Gaspare Pulizzi e Antonino Pipitone; il primo catturato insieme ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo nel novembre del 2007, l’altro divenuto collaboratore di giustizia da circa 3 anni. Processato assieme ad altri in abbreviato, Cataldo era stato l’unico ad ottenere l’annullamento con il rinvio della sentenza della seconda sezione della Corte d’appello. Nel frattempo era partito un altro processo che vedeva l’imprenditore accusato insieme a Giovan Battista Pipitone e ad Antonino Di Maggio per altri 4 casi di lupara bianca, quelle di Giampiero Tocco, Antonino Failla, Giuseppe Mazzamuto e Francesco Giambanco, scoMparsi tra il 99 e il 2000. Secondo l’accusa Cataldo avrebbe messo a disposizione la villa in cui Failla vennero prima interrogati dalla mafia e poi torturati ed uccisi, prima di essere sepolti a bordo in una fiat uno in un terreno che non è stato ancora possibile individuare. Risentiti i pentiti che, hanno ribadito ogni accusa, la Corte d’Appello ha cosi deciso di confermare la condanna a 8 anni e 4 mesi nei confronti di Salvatore Cataldo. I suoi legali, potranno comunque ricorrere in Cassazione contro questa ennesima sentenza di colpevolezza.

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