Montelepre, delitto Licari: muore l’imputato, chiuso il processo

La Corte d’Assise d’Appello di Palermo ha dichiarato il “non doversi procedere” nei confronti di Antonino Muratore, deceduto lo scorso 23 aprile, accusato dell’omicidio di Baldassare Licari, capo cantoniere in pensione di 64 anni di Montelepre, ucciso il 4 novembre del 2013. Condannato in primo grado, nel luglio del 2016, all’ergastolo, è morto all’età di 80 anni a seguito di una grave malattia, per cui i giudici che ieri avrebbero dovuto emettere la nuova sentenza, non hanno potuto fare altro che chiudere il procedimento giudiziario in corso. La Corte d’Assise d’Appello ha revocato le statuizioni civili, facendo venire meno le provvisionali da 100 mila euro che erano state concesse alla moglie della vittima, Angela Cucinella e ai figli Rosario, Antonella e Rosalia Licari.
Baldassare Licari venne freddato a colpi di pistola nel novembre del 2013, nel suo casolare nelle campagne tra Montelepre e Partinico. Il cadavere venne ritrovato a poca distanza, a bordo di una Seicento, intestata alla figlia. Ad incastrare l’imputato fu il dna lasciato su una tazzina di caffè: prima dell’omicidio, infatti, Licari avrebbe preparato il caffè per tre persone. Alla base del delitto vi furono screzi legati in particolare all’installazione di un recipiente per l’acqua in una casa della figlia dell’omicida che, confinava con una proprietà di Licari. In base alla ricostruzione degli inquirenti, dopo una lite, Licari sarebbe stato ferito prima con delle forbici e poi colpi d’arma da fuoco; la vittima avrebbe tentato una disperata quanto inutile fuga. A sparare sarebbero state due armi diverse. Muratore inizialmente negò di conoscere la vittima, mentre in aula, davanti alla Corte d’Assise, ha sostenuto che erano amici, respingendo l’accusa di averlo ucciso. Ma ciò non gli risparmio’ la condanna all’ergastolo di primo grado.
Adesso, sulla morte dell’imputato è in corso un’altra inchiesta. Secondo i suoi difensori, Antonino Muratore in carcere non avrebbe ricevuto le cure adeguate. Ciò avrebbe comportato ritardi nella diagnosi, un tumore da cui si scoprì fosse affetto, riuscendo così ad ottenere gli arresti domiciliari.

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