Partinico. Operato ad un polmone per un cancro, ma l’organo era sano. 62enne chiede giustizia

Non è ancora il partito il processo per chiarire le cause di un presunto errore medico che avrebbe provocato parecchia sofferenza ad un ex dipendente regionale, il partinicese Vincenzo La Fata, di 62 anni.

L’uomo ha denunciato di essere stato sottoposto ad una serie di esami che poi hanno portato il personale sanitario alla drastica decisione di asportare mezzo polmone.

La Fata, fumatore accanito, operato all’Ismett di Palermo, reduce di un tumore alla prostata nel settembre 2014 si sottopone a una Tac di controllo che evidenzia una lesione al polmone destro, probabile esito di una tubercolosi che il paziente ha contratto da bambino. Il medico curante – come si legge in un articolo di Repubblica– gli consiglia un controllo con i medici dell’Ismett, che a loro volta gli consigliano una Pet (un esame specifico per individuare eventuali cellule tumorali). Anche in questo caso l’esito è rassicurante.

I camici bianchi, però, non sono convinti e a dicembre fissano una broncoscopia: l’esito è di nuovo negativo. Ad aprile del 2015 il paziente si sottopone a un’altra Tac e a settembre ripete la Pet. L’esito è lo stesso. Eppure a novembre i medici decidono di eseguire una biopsia per capire la natura della lesione. Ed ecco che, per la prima volta, compare la diagnosi di “adenocarcinoma polmonare”. Il chirurgo, in base al referto istologico, decide di intervenire e il primo dicembre La Fata viene sottoposto a un intervento di “resezione del lobo polmonare superiore destro”. Gli viene asportata una porzione di organo poi inviata ai laboratori per l’esame istologico. Un mese e mezzo dopo la “sorpresa”, messa nero su bianco nel referto: non c’è nessun tumore. E anche l’esito della biopsia giudicata “positiva” viene ribaltato. Da quanto emerso sarebbero solo le tracce di una tubercolosi infantile.

Una ipotesi suffragata dai due consulenti di parte interpellati della famiglia che leggendo la cartella clinica hanno affermato che si è trattato di un intervento inutile.

Oggi però per la La Fata, che chiede che sia fatta luce sulla vicenda, la vita è cambiata: “Mi trovo con mezzo polmone in meno, mi affatico a salire le scale e ho dovuto cominciare ad assumere psicofarmaci.” Il calvario non è finito perchè dopo aver presentato la denuncia, il processo per accertare giudiziariamente quanto sia successo non è ancora partito dopo due rinvii dell’udienza. Dall’Ismett al momento nessuna dichiarazione, “per via dell’inchiesta giudiziaria in corso”.

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