Partinico, violentò la sorellina di 8 anni, confermata in appello condanna a 9 anni

Confermata in appello la condanna a 9 anni di reclusione, inflitta in primo grado al giovane partinicese che il 18 giugno del 2016 venne arrestato dalla polizia con l’accusa di avere abusato della sorellastra minore, di appena 8 anni. Secondo i giudici della terza sezione della Corte d’Appello presieduta da Antonio Napoli, Joseph C. di 25 anni, nato a Milano ma residente a Partinico, sarebbe un ragazzo problematico con un certo disagio psichico, tant’è che usufruisce di una piccola pensione per invalidità al 100%, ma questo non avrebbe alterato la sua capacità di intendere e di volere quando approfittò della piccola, mostrandole pure materiale pedopornografico che teneva con se. Il legale della difesa, l’avvocato Cinzia Pecoraro che ha annunciato ricorso in Cassazione, aveva rappresentato in aula una serie di contraddizioni da parte della vittima che – a suo dire – potrebbe avere sovrapposto realtà e fantasia; ma gli esperti nominati dalla Procura hanno giudicato pienamente attendibile la testimonianza della bambina. I fatti risalgono ad un paio di anni fa, quando Joseph C., frutto di una precedente e già terminata relazione del padre, lasciato solo dalla madre con la quale aveva convissuto nel nord Italia, venne a Partinico e il genitore che, nel frattempo viveva con una nuova compagna e la loro figlioletta, decise di prenderlo in casa. Nessuno dei due figli dell’uomo, però, portano il cognome del padre. Il ragazzo, durante la convivenza nella famiglia allargata, avrebbe mostrato un interesse morboso nei confronti della sorellastra in tenera età, a cui, rimasto solo in caso con lei, avrebbe mostrato un video pedopornografico sul cellulare per spingerla a ripetere con lui ciò che mostravano le immagini. La piccola, però avrebbe raccontato tutto alla mamma e da lì sarebbe partita la denuncia e i dovuti controlli sanitari sulla minore. Da un primo controllo all’ospedale dei bambini son sarebbero emerse lacerazioni o ferite, anche se i medici raccomandarono di effettuare dei controlli più approfonditi che vennero fatti qualche giorno dopo e che rivelarono le violenze subite. Una falla su cui si sarebbe aggrappata la difesa, così come sulle versioni “parzialmente difformi” rese dalla piccola prima agli esperti nominati dal Pm e poi in incidente probatorio davanti al gip. Ma i pm hanno stabilito che il trauma subito dalla piccola e il tentativo inconscio di rimuoverlo, l’avrebbero spinta a rifugiarsi nella fantasia.

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