Omicidio Tocco, i pm: “la figlia non parli in aula”

Il racconto in aula del sequestro e dell’uccisione del padre, Giampiero Tocco, rapito a Terrasini e poi strangolato e sciolto nell’acido il 26 ottobre del 2000, potrebbe esserle risparmiato. Il pm della dda di Palermo Roberto Tartaglia ha chiesto alla corte d’assise, che per l’omicidio Tocco processa Vincenzo e Giovanbattista Pipitone, Salvatore Cataldo e Antonino Di Maggio, l’acquisizione dei verbali di deposizione della figlia della vittima che all’epoca dei fatti aveva solo 7 anni.

La bambina, ora 24enne, era in auto quando il padre, ritenuto responsabile dalla mafia dell’omicidio di Peppone Di Maggio, uomo dei boss Lo Piccolo, venne sequestrato da un commando di killer travestiti da poliziotti.

La piccola assistette alla scena e avvertì la madre con una drammatica telefonata. Il racconto a cui seguì anche un disegno della scena del rapimento, è stato essenziale per gli investigatori per la ricostruzione del fatto.

Per non far rivivere l’episodio alla ragazza, che si è costituita parte civile al processo, la Procura ha chiesto dunque di acquisire le vecchie deposizioni rese dalla teste in presenza di una psicologa. I legali degli imputati hanno presentato il consenso riservandosi di citarla qualora emergessero circostanze da approfondire.

Oltre all’omicidio Tocco, il processo riguarda i delitti Antonino Failla, Francesco Giambanco e Giuseppe Mazzamuto. A raccontare i particolari di quanto accaduto è stato recentemente il pentito di Carini Antonino Pipitone. 

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