Blitz antimafia dei carabinieri nel rione palermitano di Borgo Vecchio, 17 arresti

Diciassette persone sono finite in manette all’alba di oggi nel popolare quartiere palermitano di Borgo Vecchio. Sono vecchi e nuovi boss, nonché i gregari della locale famiglia mafiosa. Il provvedimento firmato dal gip Filippo Serio riguarda : Fabio Bonanno, Domenico Canfarotta, Cristian Cinà, Domenico Consiglio, Salvatore e Marcello D’Amico, Giuseppe la Malfa, Nunzio La Torre, Gianluca Lo Coco, Luigi Miceli, Salvatore e Francesco Russo, Antonino Siragusa, Massimiliano Tabbita, Mimmo Tantillo e Domenico Tarallo. Tutti sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, rapina, illecita detenzione di armi e munizioni e fittizia intestazione di beni.
L’attività d’indagine rappresenta la prosecuzione di pregresse operazioni condotte nei confronti degli affiliati al mandamento mafioso di Porta Nuova, ed ha permesso la disarticolazione dell’attuale organigramma della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, individuandone gli assetti e le relative dinamiche attraverso le numerose attività di intercettazioni audio/video ed il contributo di due collaboratori di giustizia, ex esponenti apicali del predetto sodalizio criminoso.
Nel 2015, certi di essere arrestati a causa della collaborazione con la giustizia di Francesco Chiarello, i fratelli Domenico e Giuseppe Tantillo, allora reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, prendevano le dovute precauzioni ottenendo il consenso dai vertici del mandamento mafioso di Porta Nuova affinché il loro successore fosse già individuato in Elio Ganci, scarcerato nel novembre di quell’anno dopo aver scontato una condanna per il reato di estorsione.
Ganci si avvaleva di Fabio Bonanno, Salvatore D’Amico, Luigi Miceli e Domenico Canfarotta, delegati a curare, mediante l’ausilio degli altri arrestati, il sostentamento economico ai familiari dei detenuti, le attività estorsive ed il controllo della piazza di spaccio nel territorio di competenza mafiosa.
Le nuove indagini del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Palermo, coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Salvatore De Luca, e dai sostituti Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco, hanno fatto luce su diversi episodi di racket. A Borgo Vecchio, a quanto pare il pizzo lo pagavano tutti, 500 euro a Pasqua e a Natale. I commercianti i soldi li consegnavano a Giuseppe Tantillo, nel frattempo diventato collaboratore di giustizia. Chi ha negato l’evidenza, adesso è stato incriminato per favoreggiamento.

In particolare, è emerso che l’attività estorsiva continua ad essere una forma di sostentamento primario per il sodalizio. Gli investigatori hanno rinvenuto il cosiddetto “libro mastro” e raccolto numerosi elementi probatori attraverso la ricostruzione di 14 vicende estorsive in danno di imprenditori e di commercianti della zona, costretti al versamentodi danaro per evitare ritorsioni che, in qualche circostanza, sono state puntualmente documentate.
“Nel corso degli anni cosa nostra ha mutato pelle e diversificato i propri affari”, afferma in una nota il colonnello Antonio Di Stasio, comandante provinciale dei carabinieri. “Continua ad essere colpita duramente con l’attività repressiva delle forze dell’ordine e della magistratura – prosegue – e oggi appare indebolita, ma sempre viva e impegnata, anche attraverso il ‘pizzo’, nella ricerca quotidiana e ossessiva di denaro. Da un’analisi storica del fenomeno estorsivo emerge come, in un territorio sottoposto ad un clima di intimidazione diffusa (dove la vittima, anche solo dietro una minaccia verbale, percependo rischi e conseguenze per sé e per propri i familiari, si sente costretta a cedere), la criminalità organizzata riesca nel tempo ad imporre il ‘pizzo’. A noi tutti cittadini di questa stupenda terra, ai commercianti e agli imprenditori esprimo la mia gratitudine per essersi affidati allo Stato, continuando a denunciare gli estortori”.

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