Partinico, petizione per chiedere la liberazione di Emiliano Puleo

“Abbiamo sentito Emiliano, sta bene e tiene duro”. Ieri la prima telefonata di Emiliano Puleo, a familiari e amici. Dopo più di una settimana dall’arresto ad Amburgo, nelle scorse ore ci sono stati i primi contatti con l’attivista di Rifondazione Comunista fermato, apparentemente senza alcun motivo, al termine della manifestazione contro il G20 in Germania, mentre stava rientrando in albergo.
La polizia tedesca lo accuserebbe di aver partecipato agli scontri, ma chi era con lui smentisce questa ipotesi, sostenendo che Emiliano è stato fermato quando la manifestazione era già finita.
Intanto i compagni di partito si stanno mobilitando per ottenere il suo rilascio e quello degli altri italiani prigionieri. Sul sito change.org è stata avviata una raccolta firme da inviare al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Presidente del consiglio Paolo Gentiloni e al Ministro degli Esteri Angelino Alfano.

“A più di una settimana dai fatti di Amburgo – affermano da Rifondazione Comunista di Partinico – ancora oggi sei ragazzi italiani sono trattenuti nelle carceri tedesche come criminali, vessati dall’atteggiamento ostruzionistico delle autorità tedesche che provano ad ostacolare in tutti i modi il lavoro degli avvocati della difesa.

Temiamo che attraverso questa scelta repressiva, la Germania e tutta l’Unione Europea vogliano mandare un messaggio intimidatorio a quanti dissentono dalle sue politiche di austerità, dalle riforme strutturali imposte ai paesi membri che in questi anni hanno solo creato povertà, disoccupazione e precarietà.

Sottolineiamo – affermano ancora da Rifondazione – il colpevole silenzio dei media nazionali e l’insufficiente azione diplomatica del Governo italiano.

Non possiamo, non registrare la logica dei due pesi e due misure tenuta dal Governo e dagli organi di stampa nei confronti di vicende, come quelle dei Marò, che hanno occupato le pagine dei giornali e l’operato della diplomazia italiana in modo quasi parossistico per mesi interi.
Facciamo appello, pertanto, a tutte e a tutti affinché non cali l’attenzione su quanti stanno pagando sulla propria pelle il prezzo per aver portato in piazza quello che è anche il nostro dissenso; è necessario ribadire che anche chi non era presente fisicamente, era comunque al loro fianco per le strade di Amburgo, poiché la loro lotta è la lotta di tutti noi. Non ci sfugge, infatti, che chiunque di noi poteva essere al loro posto.”

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