Partinico. Delocalizzazione Bertolino, Legambiente: «contrari ad altra cementificazione»

«Trent’anni di deturpamento del nostro territorio: centro, campagne, falde, fiumi, aria, mare, tutto distrutto a scapito della nostra salute!». E’ quanto scrive in una nota il circolo di Legambiente Partinico che interviene sulle ultime vicende legate alla distilleria Bertolino e non solo. «Ci siamo sempre battuti –si legge- affinché si riuscisse a debellare ogni forma di inquinamento, soprattutto culturale, che a nostro avviso è il peggiore. Ci siamo sempre battuti, e continueremo a farlo, affinché nessun insediamento produttivo insalubre, distilleria Bertolino in primis, rimanesse all’interno del centro abitato, ma venisse spostato nelle pertinenti aree destinate a ricevere insediamenti simili, previste dallo strumento urbanistico vigente. Per quanto riguarda la delocalizzazione della Bertolino –spiegano da Legambiente- abbiamo sempre sostenuto che dove si trova non può più stare, ma non siamo d’accordo al nuovo consumo di suolo:è impensabile consentire la trasformazione di suolo; è impensabile consentire altra cementificazione per la realizzazione di nuovi quartieri, quando, facendo un giro per il paese lo troviamo pieno di scheletri mai completati o di edifici fatiscenti, di case sfitte di recente costruzione, da cui si capisce la mancanza di necessità di nuovi insediamenti abitativi. Occorre restituire al paese la dignità di “cittadina” che negli ultimi decenni gli è stata negata. Si cominci –scrivono ancora da Legambiente- con la riappropriazione e la rivalorizzazione del centro storico, con la pulizia, la cura, il controllo, la corretta pianificazione e gestione territoriale». Infine dal circolo dedicato alla memoria del suo ex presidente Gino Scasso, ricordano un documento redatto proprio dal professore ambientalista che così interveniva sulla delocalizzazione della distilleria Bertolino: «ci vogliono far credere –aveva scritto Scasso- che ci fa un piacere andandosene ma le si stanno concedendo una serie di favori senza avere in cambio niente». Il riferimento era al cambiamento della destinazione urbanistica.

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