Disabile costretta a prostituirsi, concessi domiciliari all’ex compagno

Concessi gli arresti domiciliari all’uomo accusato di avere ridotto in schiavitù e costretto a prostituirsi una giovane disabile. Ha ribadito infatti che non è stato lui a far prostituire la giovane di 28 anni e che non l’ha mai rinchiusa in casa.

L’uomo, le cui generalità non sono state diffuse per tutelare la disabile, dopo essere finito in carcere il 29 marzo, è stato sentito nei giorni scorsi dai giudici del tribunale del Riesame che hanno accolto in parte la tesi contenuta nella memoria difensiva dell’avvocata Elena Gallo.

I giudici hanno quindi ritenuto che l’accusato possa godere del beneficio degli arresti domiciliari perché sarebbe caduta l’accusa di riduzione in schiavitù. Il legale ha anche presentato una perizia psichiatrica che proverebbe che la donna non è capace di intendere e di volere.

Ad accusare il 51enne sarebbero stati pure i clienti che sentiti in Procura avrebbero riferito che ad organizzare gli incontri era proprio il compagno della ragazza che l’accompagnava pure nelle loro abitazioni fra Cinisi, Partinico e Terrasini. L’avrebbe venduta per 20 euro o per un po’ di cibo. 

La donna ha 28 anni ed è disabile psichica. Dopo sette anni di incubo, ha avuto il coraggio di denunciare tutto. “Mi teneva in una casa con porta e finestre sbarrate”,
ha detto la giovane ai carabinieri. Lui invece, davanti al giudice Roberto Riggio, subito dopo l’arresto ha detto: “Ci volevamo bene e non le ho fatto nulla di male”. Ha poi aggiunto poche parole: “Era lei che si prostituiva e l’ho lasciata”.

La donna è tornata a vivere a casa dei suoi genitori, che più volte avevano cercato di interrompere quella relazione.

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