L’arcivescovo di Monreale vieta ai mafiosi di diventare padrini di battesimo o cresima

I mafiosi e quanti convivono con la mafia non possono essere padrini di battesimo o di cresima. Lo stabilisce, per la diocesi di Monreale, l’arcivescovo monsignor Michele Pennisi, con un decreto firmato ieri.
La decisione di Pennisi fa seguito alla vicenda di Giuseppe Salvatore Riina, figlio del boss di Cosa Nostra, pure lui condannato per mafia (a 8 anni e 10 mesi), tornato nei mesi scorsi a Corleone (con un permesso del Tribunale), dopo aver ricevuto a Padova il sacramento della cresima, per fare da padrino al battesimo della nipote Il «padrino mafioso» non può essere padrino di battesimo o di cresima.
Fuori dal gioco di parole, per la prima volta, un vescovo decide di mettere nero su bianco un divieto che farà storia all’interno della Chiesa cattolica, così come scrive il Sir, organo d’informazione della CEI.. Anche perché la dura presa di posizione arriva da un presule la cui diocesi abbraccia un vastissimo territorio storicamente ad alta densità mafiosa, da Cinisi a Corleone, da Partinico a San Giuseppe Jato.
«Non possono essere ammessi – scrive Pennisi – all’incarico di padrino di battesimo e di cresima coloro che si sono resi colpevoli di reati disonorevoli o che, con il loro comportamento, provocano scandalo; coloro che appartengono ad associazioni di stampo mafioso o ad associazioni più o meno segrete contrarie ai valori evangelici e hanno avuto sentenza di condanna per delitti non colposi passata in giudicato».
L’alto prelato ricorda come sia “usanza antichissima della Chiesa” dare al battezzando un padrino o una madrina per “assisterlo, se adulto, nell’iniziazione cristiana”, ovvero cooperare con i genitori, se bambino, “affinché conduca una vita cristiana conforme al battesimo”.
Allo stesso modo, anche per il cresimando è previsto il padrino, “il cui compito è provvedere che si comporti come vero testimone di Cristo e adempia fedelmente agli obblighi inerenti allo stesso sacramento”. Pennisi cita quindi il Codice di diritto canonico, laddove al canone 874 si prevede “che per essere ammesso all’incarico di padrino vi sia una condotta di vita conforme alla fede e all’incarico che si assume”.
Pertanto, “tutti coloro che, in qualsiasi modo deliberatamente, fanno parte della mafia o a essa aderiscono o pongono atti di convivenza con essa, debbono sapere di essere e di vivere in insanabile opposizione al Vangelo di Gesù Cristo e, per conseguenza, alla sua Chiesa”.

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