Capaci. Cresta sui buoni pasto, Procura chiede archiviazione dell’inchiesta

Si va verso la chiusura dell’indagine a carico di due dipendenti comunali di Capaci,  accusati di peculato e falso in concorso: una perché si sarebbe appropriata di 809 buoni pasto, l’altro perché l’avrebbe coperta. Indizi ritenuti insussistenti dal gip Giangiacomo Camerini tanto che aveva deciso di non sospendere i due dal servizio. La Procura –riporta oggi il Giornale di Sicilia- prende atto della decisione del giudice per le indagini preliminari e chiede l’archiviazione dell’inchiesta. Accolte dunque le tesi difensive dei legali dei due impiegati, gli avvocati Rosario Vento e Carlo Emma. Gli 809 buoni pasto residui dal valore di 4000 euro erano spariti dall’ufficio dell’economato, una denuncia anonima aveva spinto i carabinieri ad avviare un’indagine e i sospetti erano caduti sulla funzionaria che li aveva in custodia che a sua volta avrebbe chiesto aiuto al collega perché temeva di finire nei guai dato che in passato era stata sottoposta ad un’altra indagine. L’inchiesta non ha portato a nulla: i buoni pasto non sono stati trovati ma non sono stati nemmeno spesi. Il gip aveva ricostruito la vicenda ipotizzando una possibile ritorsione contro la funzionaria comunale. La donna non avrebbe ceduto alle avance di un collega che quindi avrebbe così deciso di vendicarsi. Un’ipotesi che avrebbe trovato dei riscontri. Il pm Enrico Bologna ha ritenuto fondate le osservazioni del gip -che aveva pure considerato insussistenti le accuse di peculato e di falso- e ha rinunciato a proseguire l’inchiesta

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