Pronto alla Regione un disegno di legge per ripristinare le vecchie Province

Il parlamento siciliano si prepara a tornare indietro sulle province e a cancellare quindi la riforma annunciata come epocale dal governo Crocetta. Una legge approvata, che non ha mai funzionato e che si è trasformata in uno dei simboli del fallimento dell’amministrazione regionale.

Infatti da quando è in vigore, ha solo prodotto il risultato di risparmiare le indennità di presidenti e consiglieri che sono stati aboliti e sostituti da commissari straordinari.

Sulla carta le province erano state cancellate da Crocetta, ma in realtà sono rimaste sempre lì, sotto la nuova denominazione di “liberi consorzi”, tenute in vita in condizioni drammatiche dal punto di vista finanziario e difficilmente capaci di intervenire sui settori di competenze, come le scuole e le strade.

Viste le evidenti difficoltà, una maggioranza trasversale di deputati all’Ars, alla quale sembra non aderire il M5S, sta cercando di tornare indietro e ripristinare sia le elezioni dei presidenti e dei consiglieri, sia le competenze delle province. Insomma, far tornare tutto come prima.

Una ipotesi che ovviamente il presidente Crocetta vorrebbe scongiurare. E così, al governatore non è rimasto che aggrapparsi alla riforma Delrio che la Regione, dopo aver lavorato a tre-quattro disegni di legge propri, si è limitata ad applicare: “La legge parla chiaro – ha detto il presidente della Regione – in fase di prima applicazione l’elezione è di secondo grado”.

Una ricostruzione che non convince le opposizioni: “Non c’è alcun vincolo disposto dalla legge nazionale – ha detto a LiveSicilia il deputato di Forza Italia Vincenzo Figuccia – per impedire l’elezione diretta dei presidenti dei Liberi consorzi e dei sindaci metropolitani, nonché dei consiglieri di questi enti. Crocetta poteva risparmiarsi questa uscita sulla legge Delrio perché appare davvero fuori luogo. La potestà normativa – ha aggiunto Figuccia – in materia elettorale in Sicilia è esclusiva, il presidente della regione dovrebbe saperlo”.

Il vero dato politico, però, è che al di là delle forze di opposizione, sembra ormai che l’intero parlamento si sia convinto a tornare al passato, se si esclude, come detto, il gruppo dei grillini. Apertamente a favore dell’elezione diretta si è espresso, ad esempio, l’intergruppo Sicilia Futura-Psi che ha letto nello schiacciante “no” al referendum costituzionale anche un “no” anche all’abolizione delle Province.

Ma non solo. Anche il Partito democratico, lo stesso partito che rivendicò, esultando, l’abolizione delle Province pochi anni fa, si è espresso per il ritorno al passato in maniera palese. Lo ha fatto addirittura in Aula, due giorni fa, il vicepresidente del gruppo parlamentare, Giovanni Panepinto.

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