Chiesto rinvio a giudizio di presunti mafiosi e imprenditori omertosi

La procura distrettuale antimafia ha chiesto il rinvio a giudizio per 45 persone. Un nuovo procedimento che vedrà sulla sbarra degli imputati, sia boss del pizzo, ma anche alcuni imprenditori che non hanno denunciato i taglieggiamenti e continuano a negare di avere subito estorsioni.

Tra questi il nuovo vertice del mandamento di Porta Nuova, composto da Paolo Calcagno e Teresa Marino e gli imprenditori Massimo Monti e Maria Rosa Butera; il primo è il gestore della Sala Bingo di via Emerico Amari a Palermo, l’altra è la titolare del Lido Battaglia di Isola delle Femmine.

Secondo le indagini del nucleo Investigativo dei carabinieri, gli imprenditori non si sarebbero limitati a restare in silenzio. Monti avrebbe addirittura avvertito i boss dopo la convocazione in caserma: anche per questa ragione, il prefetto di Palermo Antonella De Miro ha fatto scattare un’interdittiva antimafia che ha comportato la chiusura della sala Bingo. La titolare del lido di Isola delle femmine, invece, secondo l’accusa, si sarebbe rivolta ad un boss del clan Porta Nuova per ottenere uno sconto sul pizzo sollecitato dai boss di Partanna Mondello.

La richiesta di rinvio a giudizio è stata firmata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco, secondo cui, i due imprenditori adesso indagati avrebbero scelto la strada del silenzio nonostante le intercettazioni rivelino altro.

Ad avvalorare l’ipotesi dell’accusa, ci sarebbero anche le dichiarazioni di alcuni pentiti, tra cui Giuseppe Tantillo, fratello di Mimmo Tantillo, reggente del popolare quartiere palermitano Borgo Vecchio.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, la contabilità del racket gestito dai boss del centro città conterebbe di 27 estorsioni: 18 consumate e 9 tentate. Tre sono state denunciate da piccoli imprenditori edili che stavano facendo lavori di ristrutturazione al Capo e che si sono rifiutati di pagare. Tutti gli altri ricatti imposti dai boss del mandamento di Porta Nuova sono stati scoperti dai carabinieri attraverso intercettazioni e pedinamenti. A dicembre, erano finite in manette una quarantina di persone, fra capimafia ed estorsori, poi la procura ha disposto l’audizione delle vittime, di cui 22 hanno ammesso di avere pagato il pizzo.

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