Riforma ex province, il governo Renzi bacchetta la Sicilia: va modificata

Si apre un nuovo fronte di scontro tra Roma e la Sicilia. Lo scenario è quello della legge regionale che manda in soffitta le Provnce regionali e istituisce le tre città metropolitane (Palermo, Messina e Catania) e i Liberi consorzi. Ieri, Palazzo Chigi ha consegnato al governo regionale un documento in cui si evidenziano tutti i punti critici della riforma: pilastri su cui ora il parlamento siciliano dovrà tornare a lavorare se il governo Crocetta vorrà evitare una sicura impugnativa da parte dal governo Renzi. Osservazioni formulate anche in maniera diretta all’assessore regionale alle Autonomie locali, Giovanni Pistorio, che ieri si trovava a Roma proprio per trovare una mediazione. Ma Crocetta tira dritto e annuncia che difenderà la legge regionale.

Tra i punti contestati dal governo nazionale c’è la modalità di elezione del presidente del nuovo ente: secondo le norme varate da Sala d’Ercole il voto espresso dal sindaco di un piccolo comune ha lo stesso peso di quello espresso dal sindaco del capoluogo, un meccanismo che non piace a Palazzo Chigi perchè non terrebbe conto del criterio di rappresentanza. Roma boccia anche il compenso previsto dalla legge regionale per i presidenti dei Liberi consorzi e per chi sarà a capo della città metropolitana: quei soldi sarebbero in contrasto con la legge nazionale, che ha disposto invece l’eliminazione delle indennità. Secondo il governo Renzi dunque l’eliminazione delle province in Sicilia, così come è stata fatta, non comporta la dimunuzione dei costi della politica e della macchina burocratica. Insomma un bel pasticcio. A questo punto sembra essere a rischio la data già fissata da Crocetta per le elezioni nei liberi consorzi, che sono previste per il 29 novembre.

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