Ingrassia: sospensione dal dipartimento di prevenzione veterinario “illegittima”

Ribadisce la propria estraneità ai fatti ed esprime grande amarezza, Paolo Ingrassia, vertice del sindacato veterinari italiani, per il provvedimento emesso nei suoi confronti e di altri 14 colleghi, dalla direzione aziendale dell’Asp 6 che, ha deciso di sospendere dal lavoro gli indagati, azzerando di fatto dirigenti e tecnici del dipartimento di prevenzione veterinario, già travolto in un inchiesta giudiziaria con ben 29 indagati.

“Evidentemente – scrive Ingrassia in una nota – il manager dell’Asp, Antonio Candela, non ha tenuto conto della relazione che gli ho trasmesso, con allegati tutti gli atti comprovanti la correttezza del mio operato e l’insussistenza di quanto mi viene contestato. Sono preoccupato per il danno arrecato all’immagine del dipartimento e per le possibili ripercussioni che il provvedimento di sospensione, notificato senza alcun preavviso e senza alcuna interlocuzione con l’azienda e – aggiunge – a mio avviso in violazione di qualsiasi tutela dei lavoratori provocherà, a causa della paralisi delle attività finora svolte a salvaguardia della salute della collettività. Attendo di essere ascoltato da un magistrato – conclude Paolo Ingrassia – per poter far valere le mie ragioni”.

Le lettere di sospensione firmate da Antonio Candela riguardano anche Paolo Giambruno, direttore del Dipartimento di prevenzione veterinario dell’Asp di Palermo, nonché presidente dell’Ordine dei medici veterinari della Provincia, considerato personaggio chiave dell’inchiesta sfociata l’8 aprile scorso su presunte irregolarità nei controlli effettuati sulle qualità delle carni e destinatario di due diversi sequestri preventivi di beni, l’ultimo notificatogli ieri. Giambruno, infatti, è indagato i reati di concussione, tentata e consumata, abuso d’ufficio, falso e truffa aggravata, commessi nell’esercizio delle sue funzioni, ma anche per interposizione fittizia di beni aggravato dall’avere agevolato esponenti di Cosa nostra.

A rischiare il posto di lavoro all’Asp 6 ci sono anche Carlo Milletarì (dirigente dell’unità di Igiene urbana e lotta al randagismo), Nicasio Lodato (responsabile delle unità di Cefalù e Termini Imerese), Rosario Filippo Pistoia (responsabile dell’unità Coordinamento e servizi ispettivi), i veterinari Pippo Giardina, Patrizia Lucia, Carmelo Murania, Giacomo Lo Monaco, Paolo Ingrassia, Carlo Josè Dispenza, Nicolò Di Bartolo e i tecnico della prevenzione Angelo Foresta, Pietro Fazio, Rosario Aliotta, Vittorio Macaluso e Lorenzo Quartararo, indagati a vario titolo per abuso d’ufficio, concussione, falso ideologico, truffa aggravata e commercio di sostanze alimentari nocive.

Le sorti del servizio veterinario sarebbero adesso state affidate al dirigente Antonio Lo Grasso, l’unico a non essere stato toccato dalle indagini, avviate nel 2010, grazie alla denuncia di un medico veterinario del servizio sanitario pubblico che puntò il dito contro presunte illegalità commesse nella gestione del Dipartimento dell’Azienda sanitaria provinciale.

Per il manager dell’Asp 6 Antonio Candela, i provvedimenti assunti sono un atto doveroso nei confronti dei professionisti dell’Azienda sanitaria palermitana oggetto di inchiesta giudiziaria per gravi fatti lesivi dell’immagine della pubblica amministrazione e in particolare del servizio sanitario.

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