Una bravata o un attentato dietro l’incendio al casolare dell’area attrezzata della Diga Jato?

Potrebbe esserci la bravata di un gruppo di giovani scalmanati dietro l’incendio divampato, ieri pomeriggio, nell’area attrezzata della Diga Jato, ma l’ipotesi dell’attentato incendiario non è ancora escluso.

Ad andare in fumo, il tetto di una struttura di proprietà dell’Esa, ma utilizzata come deposito dalla fallita Aps e d’estate, anche dagli operai forestali.

L’allarme ai vigili del fuoco del distaccamento di Partinico è scattato intorno alle 18. L’sos è stato lanciato da alcune persone che, come molte altre, ieri hanno trascorso la giornata di Pasquetta all’interno del polmone verde.

Sulla matrice dolosa non vi sono dubbi. I pompieri hanno dovuto faticare parecchio, prima di riuscire a domare l’incendio alimentato, soprattutto, da svariate balle di paglia accatastate all’interno dell’edificio, la cui presenza, peraltro, lascia perplessi gli investigatori.

Le fiamme sprigionate dal rogo, hanno divorato la copertura dell’edificio e danneggiato inevitabilmente ciò che all’interno vi era custodito.

Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della compagnia di Partinico che stanno indagando sull’accaduto e gli uomini del Corpo Forestale dello Stato.

I militari, dopo gli accertamenti di rito, hanno raccolto le testimonianze dei presenti e, secondo alcune indiscrezioni, la loro attenzione sarebbe rivolta al tentativo di individuare una decina di ragazzi che, pochi minuti prima del misfatto, sarebbero stati notati scorazzare, a bordo delle proprie moto, attorno al casolare andato in fiamme.

Da qui, l’ipotesi investigativa della fanfaronata messa in atto da giovani in preda all’euforia della giornata festiva. Le indagini ruotano comunque a 360 gradi.

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