Inchiesta all’Asp, i magistrati: “quadro allarmante per la salute pubblica”

E’ un ampio sistema di illegalità quello che emerge dall’inchiesta che è sfociata con l’avviso di conclusione delle indagini per 29 persone nel palermitano, coinvolte a vario titolo in una serie di irregolarità che sarebbero state commesse nella gestione del dipartimento veterinario dell’Azienda Sanitaria Provinciale, ovvero quello che dovrebbe controllare la qualità delle carni e dei latticini.

Le indagini sono partite dalla denuncia di un dipendente in servizio nello stesso dipartimento, dopo che aveva ritrovato nel suo ufficio una lettera minatoria con alcune croci disegnate. Numerosi i casi riscontrati dalla Digos che condotto le indagini.

Per l’accusa sarebbe stata autorizzata la vendita di carni di un allevamento di Cinisi nonostante alcuni animali fossero affetti da tubercolosi con grave rischio per la salute pubblica. Una vicenda venuta alla luce grazie alle intercettazioni e che coinvolge oltre all’allevatore Matteo Caruso, anche il veterinario dell’Asp di Carini Giacomo Lo Monaco e il suo superiore Paolo Giambruno. Una vendita bloccata grazie all’intervento della Polizia. Ed è proprio il dirigente Giambruno che deve rispondere della maggior parte degli episodi contestati.

Avrebbe chiuso un occhio con l’azienda Dolce Carollo annunciando in anticipo al titolare i controlli che sarebbero stati effettuati. Nel 2008 avrebbe inoltre falsamente certificato l’assenza di additivi chimici nei prodotti, senza aver fatto alcun controllo. Una dichiarazione che avrebbe consentito all’imprenditore Massimo Carollo di poter vendere i prodotti all’estero. Sempre Giambruno avrebbe permesso alla Ciros srl si proseguire nella sua attività senza averne i requisiti, facendo pressioni sul responsabile dell’Asp Pippo Giardina – anche lui indagato – che aveva disposto sanzioni contro la ditta. A Giardina sarebbero stati prospettati provvedimenti disciplinare nei suoi confronti se non avesse revocato le sanzioni.

Il capo dei veterinari, insieme ai colleghi Angelo Foresta, Patrizia Lucia e Carmelo Murania avrebbe esercitato pure pressioni nei confronti del titolare di un caseificio di Terrasini imponendo all’imprenditore di rendere dichiarazioni utili a colpire un dirigente (quello minacciato e che ha fatto scoprire il sistema) e per evitare così la chiusura dell’azienda. “Un vero e proprio sistema clientelare, uno scenario allarmante sulla gestione della sanità veterinaria. L’azione di Giambruno – scrivono i magistrati di Palermo – era caratterizzata da favoritismi e abusi, realizzati anche con l’aggravante di trovarsi in una posizione di conflitto di interesse e incompatibilità tra i suoi interessi privati e la sua funzione pubblica”

Ci sono poi gli affari immobiliari che Giambruno concludeva con Salvatore Cataldo, esponente della famiglia mafiosa di Carini, già condannato. Un legame che ha portato al sequestro di diverse società a Carini per diversi milioni di euro. Scoperti pure espidosi di assenteismo sempre a carico di Giambrunoche non si sarebbe presentato sul posto di lavoro senza motivo, eppure il badge a volte risultava timbrato. L’elenco degli indagati è lungo. Tutti devono rispondere a vario titolo di intestazione fittizia di beni aggravata dall’aver agevolato Cosa nostra, abuso d’ufficio, concussione, falso ideologico, truffa aggravata nei confronti dell’Asp e della Regione e commercio di sostanze alimentari nocive. Il direttore dell’azienda sanitaria Antonio Candela ha nominato un legale per adottare provvedimenti nei cofronti degli indagati, visto che, dichiara Candela, “l’azienda è parte offesa.”

 

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