Giardinello, le motivazioni dello scioglimento del Consiglio Comunale

E’ di 40 pagine la relazione stilata dai funzionari inviati dalla Prefettura di Palermo al Comune di Giardinello per l’accesso ispettivo che ha sancito lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, deciso dal Consiglio dei Ministri, degli organi elettivi dell’ente locale. Documenti che racchiudono le motivazioni, notificati all’ex giunta di Giovanni Geloso e a tutti i rappresentanti dell’assemblea civica decaduta. Nella sintesi si legge che i lavori svolti dalla commissione d’indagine hanno preso in esame, oltre all’intero andamento gestionale del Comunune, anche i contesto in cui lo stesso si colloca, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le cosche locali, evidenziando come, l’uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o imprese collegate direttamente o indirettamente a gruppi criminali. Grazie all’operazione antimafia Nuovo Mandamento che lo scorso anno ha portato, in tre diversi blitz, all’arresto di 52 persone, sono emersi collegamenti sospetti tra chi nel tempo ha amministrato e la cosca locale. La commissione d’indagine ha posto l’accento sulle vicende che hanno caratterizzato la fase preelettorale, culminate con la vittoria Giovanni Geloso, di cui il boss locale Giuseppe Abbate, si sarebbe vantato nel corso di una conversazione telefonica con l’amante, riferendole di avere pure piazzato propri candidati in ruoli strategici della pubblica amministrazione. Secondo gli ispettori, Abbate avrebbe contribuito anche all’elezione del vicesindaco Andrea Caruso, cugino dell’amante, e dell’assessore ai servizi sociali Giusy Abbate, cugina del presunto boss. Quest’ultima, subito dopo l’arresto del parente, prese le distanze dal congiunto, ragion per cui Geloso la mantenne in Giunta, così come rimase in carica Caruso, che, a suo dire, da almeno un decennio, per litigi familiari, non avrebbe avuto alcun tipo di rapporto con la donna di Abbate. Il presunto capomafia avrebbe avuto anche rapporti con gli esponenti di tutte e tre le liste elettorali che aspiravano a vincere le amministrative del maggio 2012 e le intercettazioni telefoniche contenute nella relazione lo dimostrerebbero. Gli organi di governo comunali – si legge nella relazione – eletti il 6 e 7 maggio, si pongono in una linea di continuità con la precedente amministrazione. L’ex sindaco Geloso era consigliere della compagine elettiva del 2007 e aveva rivestito la carica di presidente del consiglio comunale nel 2002. Il vicesindaco della precedente amministrazione ha conservato entrambe le cariche nell’attuale consiliatura. Ben 5 degli attuali amministratori erano presenti nella compagine eletta nel 2007, della quale facevano parte originariamente anche altri due consiglieri, poi dimissionari, coinvolti nell’operazione Nuovo Mandamento. In particolare, uno di questi due sarebbe dapprima tratto in arresto e poi rinviato a giudizio per i reati di rapina ed estorsione. Inoltre ci sarebbe un consigliere comunale che ha ricoperto, negli anni, diverse cariche all’interno di una società le cui quote di maggioranza sono detenute da due imprese confiscate, in quanto riconducibili alla criminalità organizzata. Anche la struttura burocratica comunale – prosegue nella relazione la commissione d’indagine – è caratterizzata da una sostanziale continuità gestionale, atteso che gran parte delle figure apicali dei diversi settori dell’ente sono le stesse della precedente consiliatura. Molti dipendenti, così come alcuni amministri, sono collegati a vincoli parentali o annoverano frequentazioni con soggetti controllati. Le intercettazioni telefoniche – si legge nella relazione – attestano gli stretti legami tra le forze politiche locali, il mondo imprenditoriale e la criminalità organizzata, stabili nel tempo, indicativi dell’esistenza di solidi rapporti. I documenti citano, un cena a cui l’ex sindaco Geloso ed altri due amministratori avrebbero preso parte nel 2008, assieme ad altri colleghi del comune di Montelepre, con esponenti di spicco della criminalità organizzata. Nello stesso ambito si colloca la vicenda che ha coinvolto in un episodio estorsivo ai danni del titolare di un esercizio pubblico, i due consiglieri, poi dimissionari, entrambi considerati uomini cerniera tra l’amministrazione comunale e la consorteria mafiosa. La commissione d’indagine ha analizzato la documentazione relativa alle gare ad evidenza pubblica aggiudicate dall’ente nel biennio 2012-2014, riscontrando diverse anomalie ed irregolarità procedurali che, in spregio dei principi di imparzialità si sono tradotte in un vantaggio per ditte sostenute dalla criminalità organizzata. Gli ispettori scrivono di inerzia dell’amministrazione nell’adottare ogni opportuna cautela per evitare infiltrazioni mafiose nel settore degli appalti, in merito all’albo delle ditte di fiducia, istituito nel 2004 e mai aggiornato. Anche gli incarichi professionali sono finiti nel mirino della commissione d’indagine, rilevando la presenza di un esperto di fiducia in carica dal 2006, nell’ambito dei lavori pubblici, con frequentazioni e parentele discutibili, in antitesi con quanto previsto dal regolamento comunale. Screeneng anche su alcune concessioni edilizie rilasciate in favore di soggetti riconducibili alla criminalità organizzata di stampo mafioso. I funzionari della Prefettura hanno ricostruito la storia della cosca locale, partendo dagli anni 90, quando non era ancora dotata di autonomia, fino a quando a raggiunto l’indipendenza per poi prevalere rispetto al sodalizio criminoso di Montelepre a cui originariamente apparteneva. La relazione riporta intercettazioni telefoniche ed ambientali, evidenzia vincoli parentali e frequentazioni anomali, riferisce specifici episodi; particolari che pubblicheremo integralmente non appena saranno disponibili sulla gazzetta ufficiale. L’ex sindaco Giovanni Geloso continua a ribadire di stare pagando un conto che non gli appartiene. L’INTERVISTA NEL TG

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