TOTO’ CUFFARO CONDANNATO IN APPELLO A 7 ANNI CON L’AGGRAVANTE DI AVER FAVORITO COSA NOSTRA

I giudici della terza sezione della Corte di Appello di Palermo, presieduta da Giancarlo Trizzino, hanno condannato a 7 anni l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro, ora senatore dell’Udc. La sentenza e’ arrivata dopo un giorno di camera di consiglio. Nella sentenza contro l’ex governatore, che in primo grado era stato condannato a 5 anni, e’ stata riconosciuta la sussistenza dell’aggravante del favoreggiamento a Cosa nostra. Cuffaro è stato un elemento importante del sistema che smistava le informazioni sulle indagini che la procura effettuava, facendole giungere a chi era indagato. Il capomafia di Brancaccio, il medico Giuseppe Guttadauro, così ha smesso di parlare nel salotto di casa sua, come Michele Aiello, Giorgio Riolo e Giuseppe Ciuro hanno cambiato numeri di telefono per creare una “rete” protetta dalle intercettazioni. Questo è quello che dice la sentenza. L’impianto accusatorio, sostenuto dai pg Daniela Giglio ed Enza Sabatino, è stato accolto in pieno. I legali di Cuffaro – Nino Mormino e Nino Caleca – hanno già annunciato ricorso in Cassazione. Tutto ormai si gioca proprio sull’articolo 7. I reati contestati all’ex presidente della Regione siciliana, senza l’aggravante, già il prossimo anno saranno prescritti. E un interrogativo resta dopo le sentenze dei primi due gradi di giudizio. Se è vero che Cuffaro ha rivelato ad Aiello le indagini che investivano le due “talpe” in procura, chi è il personaggio “romano” che ha informato l’ex governatore? Per quanto riguarda gli altri imputati, Giorgio Riolo e’ stato condannato a 8 anni e Michele Aiello a 15 anni e 6 mesi. Cuffaro, questa mattina, è arrivato puntuale in aula, nell’aula bunker del carcere pagliarelli di Palermo, per la lettura della sentenza del processo d’appello. Ad attendere Cuffaro, accompagnato dal fratello Silvio, una schiera di fotografi. Lasciando subito dopo l’aula bunker del carcere Pagliarelli, Cuffaro annuncia ai cronisti di lasciare ogni incarico nel partito. “So di non aver mai voluto favorire la mafia – dice Cuffaro – e di essere culturalmente avverso a questa piaga, come la sentenza di primo grado aveva riconosciuto. Prendo atto però della sentenza della corte di appello. In conseguenza di ciò lascio ogni incarico di partito. Mi dedicherò, con la serenità che la Madonna mi aiuterà ad avere, alla mia famiglia e a difendermi nel processo, fiducioso in un esito di giustizia”.

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