MAFIA. CATTURA RACCUGLIA: C’È L’OMBRA DI UNA TALPA ISTITUZIONALE

C’è l’ombra di una talpa nella latitanza di Domenico Raccuglia, il boss arrestato domenica scorsa in un’abitazione a Calatafimi dagli agenti della squadra catturandi della polizia di Palermo. Mentre gli investigatori tenevano sotto controllo la casa, a poche ore dal blitz nella notte tra sabato e domenica scorsi è stata intercettata una telefonata sull’utenza dei coniugi Benedetto Calamusa e Antonia Soresi, ritenuti i vivandieri del mafioso. In pochi minuti gli agenti hanno scoperto che quella telefonata era partita da un cellulare aziendale dell’Arma dei carabinieri. Il telefono dei coniugi, poi arrestati per favoreggiamento, squillò a vuoto, nessuno rispose. A quel punto i dirigenti della squadra mobile, come ricostruisce l’edizione locale del quotidiano La Repubblica, chiesero una riunione con il procuratore aggiunto Antonino Ingroia. Così all’alba di domenica magistrati e poliziotti decisero di dare una svolta all’indagine organizzando il blitz per il pomeriggio e ponendo fine alla latitanza di Raccuglia. Resta il mistero della telefonata su cui sono in corso le indagini, ma altri colpi di scena potrebbero essere dietro l’angolo. Gli investigatori, intanto hanno riesaminato i filmati di domenica mattina. I coniugi Calamusa sembravano tranquilli. Dalla loro casa di campagna si erano spostati nel covo del latitante per portare dei sacchetti. Erano usciti pochi istanti dopo. Impossibile sapere se Raccuglia avesse ricevuto una soffiata e se preparasse una precipitosa fuga durante la notte. Alle 17,30 di domenica 15 novembre è scattato il blitz nel covo di Calatafimi e la catturandi ha messo fine alla latitanza di Mimmo Raccuglia.

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