MAFIA.INFLITTI 400 ANNI DI CARCERE A 49 DEI 50 IMPUTATI AL PROCESSO “ADDIOPIZZO”. IL CLAN CARINESE DEI LO PICCOLO SOTTO ACCUSA PER ESTORSIONI AD IMPRENDITORI E COMMERCIANTI. RISARCIMENTI PER OLTRE 2 MILIONI DI EURO ALLE PARTI CIVILI.

Il giudice per le udienze preliminari di Palermo, Vittorio Anania, ha inflitto quasi 400 anni di carcere a 49 dei 50 imputati accusati di estorsioni a imprenditori e commercianti. Alcuni dei titolari di attività commerciali sono stati condannati per favoreggiamento. Una sola assoluzione: si tratta del commerciante Vincenzo Cintura. Il processo si svolgeva con il rito abbreviato. La condanna più alta è stata di 20 anni di carcere ed è stata inflitta a Nino Mancuso. L’accusa era sostenuta dai pm della Dda Marcello Viola e Francesco Del Bene. Risarcite anche le parti civili, fra cui le associazioni antiracket Addiopizzo e Fai. Commercianti e imprenditori erano imputati per non aver ammesso ai pm di avere pagato il pizzo e sono stati condannati a sei mesi di reclusione per favoreggiamento alla mafia. Erano in sei e si aggiungevano ai 44 estorsori del racket, ai capi, picciotti o mandanti, tutti condannati. Il processo, in abbreviato, era denominato “Addio pizzo”. Gli imprenditori condannati a sei mesi sono Salvatore Genovese, Carlo Alberto Adile, Salvatore Ariolo, Giampiero Specchiarello. Mentre Gaspare Messina, titolare del locale notturno “Scalea club” ha avuto un anno e quattro mesi per falsa testimonianza. L’unico assolto il commerciante Vincenzo Cintura. Il risultato processuale conduce ad un fatto storico per le inchieste sulle estorsioni. Pesanti condanne sono state inflitte dal gup a coloro che, nell’indagine Addiopizzo, sono accusati di avere partecipato al maggiore numero di estorsioni o che hanno coordinato l’associazione criminale: Antonino Mancuso (20 anni di carcere), sarebbe stato esattore nei confronti di numerosissimi commercianti, così come Domenico Serio, al quale sono stati inflitti 16 anni, mentre ad Andrea Gioé, 12 anni, a Michele Catalano, 20 anni e Domenico Ciaramitaro, 18 anni. A Calogero Lo Piccolo, figlio del boss Salvatore e fratello del mafioso e sicario Sandro, subentrato ai prossimi congiunti dopo il loro arresto, sono stati inflitti 10 anni di carcere, in continuazione con un’altra condanna. 9 anni a Ferdinando “Freddy” Gallina, Antonino Lo Brano, Piero Alamia, Pietro Cinà, Giovanni Botta e Antonio Cumbo; 8 anni a Salvatore Davì e Francesco Paolo Di Blasi. Salvatore Liga e Tommaso Macchairella sono stati assolti dall’accusa di associazione mafiosa ma condannati per estorsione rispettivamente a 6 e 5 anni; Fabio Macalizzi, l’uomo delle scommesse, e Salvatore Mario Lo Piccolo, detto il Presidente sono stati condannati a 7 anni; 6 anni sono andati a Salvatore Castiglione, Sebastiano Vinciguerra (in continuazione con un’altra pena), Calogero Pillitteri, l boss di Brancaccio Andrea Adamo e al pentito Nino Nuccio. Che come glia altri ha avuto l’attenuante della collaborazione. Tra i condannati anche tre incensurati: Vito Palazzolo (6 anni e sei mesi), Vincenzo Giuseppe Di Bella (4 anni) e Filippo Piffero (4 anni) tutti arrestati il giorno del blitz a Giardinello e tutti accusati di favoreggiamento. Il primo ha portato all’appuntamento con Salvatore e Sandro Lo Piccolo il boss di Brancaccio Andrea Adamo, Piffero è il proprietario della villetta di Giardinello, mentre Di Bella si sarebbe occupato della “bonifiche” e del servizio di “vedetta”.

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