MAFIA. COME FU INDIVIDUATO L’INFERMIERE DEL BOSS BERNARDO PROVENZANO

Fu la collaborazione tra carabinieri del Comando provinciale e polizia a consentire, nel 2008, l’individuazione del ”numero 60”, l’infermiere che andava a trovare Bernardo Provenzano nel suo rifugio segreto di Montagna dei Cavalli, a Corleone, in cui il capo di Cosa Nostra fu arrestato, l’11 aprile 2006. A raccontarlo, oggi, davanti alla V sezione del tribunale di Palermo, nel processo che vede imputato Gaetano Michele Arcangelo Lipari, è stato il dirigente del servizio centrale operativo della polizia Maurizio Ortolani, già stretto collaboratore di Giovanni Falcone durante le indagini che portarono al primo maxiprocesso.

Rispondendo alle domande dei pm Marzia Sabella e Nino Di Matteo, Ortolani ha detto che la polizia, sulla base delle lettere ritrovate nel covo di ”Binu”, aveva ricostruito l’identikit dell’uomo: ”Doveva essere necessariamente di Corleone – ha detto il teste – ma viveva tra Altavilla e Bagheria e poi era stato ammalato tra il 22 e il 25 marzo 2006, perchè così parlavano e scrivevano di lui gli altri complici di Provenzano”.

I carabinieri fecero quadrare il cerchio rileggendo alcune intercettazioni telefoniche e ambientali in cui emergeva che Lipari, nel 2006, si era dato da fare per procurare medicine particolari: una volta informati, gli agenti dello Sco e della Squadra mobile di Palermo fecero accertamenti mirati sull’infermiere dipendente dell’Asl 6, distretto di Bagheria, e ritennero di aver trovato i necessari riscontri per farlo incriminare. Il processo riprenderà lunedì

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