Operazione Igea, falsi invalidi, si scava nei conti di Randazzo: “troppi soldi”

Avrebbe intascato dai falsi invalidi a cui faceva ottenere la pensione, un totale di circa un milione di euro, negli anni, il terrasinese Antonino Randazzo, finito in manette martedì scorso insieme a Filippo Accardo, nell’ambito dell’operazione Igea condotta dalle Fiamme Gialle. Così come scrive oggi il Giornale di Sicilia, lo stesso li avrebbe investiti in polizze vita, fondi di investimento,  conti correnti e buoni postali. Troppi soldi a fronte dei redditi modesti dichiarati per una famiglia composta da sei persone, tantè che il  procuratore aggiunto Sergio Demontis ed il sostituto Francesca Mazzocco gli avevano contestato pure il reato di auto riciclaggio.  Secondo gli accertamenti  della Guardia di Finanza, dal 2009 allo scorso anno, Randazzo che è pensionato e riceve pure un sussidio dell’Inail, avrebbe dichiarato complessivamente poco più di 139 mila euro, ma i risparmi accantonati dal 2012 ad oggi supererebbero i 617 mila euro, oltre ai 200 mila euro che gli sono stati trovati nei vari conti correnti. Solo per polizze assicurative, intestate a se stesso, alla moglie Maria Cucchiara e ai suoi 4 figli, avrebbe versato in 7 anni più di 364 mila euro. Per gli investigatori  che hanno fatto una ricerca certosina sui suoi conti, si tratta di proventi ricavati dalle truffe commesse ai danni dell’Inps, ma il Gip Piergiorgio Morosini ha respinto la richiesta di sequestro perché gli imbrogli su cui è stata fatta luce e che vengono contestati  all’indagato risalgono al 2017 e quindi ad un periodo successivo, disponendo pertanto nei suoi confronti solo il sequestro di 100 mila euro. Dall’inchiesta emergono altri dettagli, come un video che ha filmato,  il 10 dicembre del 2018, l’indagata Francesca Maniaci, considerata una mediatrice,   mentre consegnava ad Antonino Randazzo una busta che, per la Guardia di Finanza, sarebbe una delle mazzette incassate dall’indagato per una pratica di pensione di invalidità, la cui destinataria, però, non è stata identificata.  L’inchiesta sembra comunque destinata ad allargarsi. I presunti procacciatori, i medici di famiglia e specialisti, nonché i componenti delle commissioni Asp compiacenti finiti nel mirino della magistratura, saranno tutti interrogati e, non è escluso che qualcuno di loro decida di collaborare, fornendo ulteriori elementi investigativi.

 

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